All’interno delle patologie dell’età evolutiva esiste un particolare tipo di sofferenza, quella degli adolescenti che tendono ad avere un marcato ritiro sociale, unitamente allo sviluppo di un pensiero di tipo onnipotente ed un’accentuata intellettualizzazione. Adolescenti che trascorrono gran parte del tempo diurno e notturno all’interno della loro camera, appiccicati al loro computer, che escono dalla loro tana solo per andare in bagno, talvolta neanche per pranzare o cenare perché queste cose le fanno anche lì. Intellettualizzano, ovvero cercano di dare una spiegazione altamente razionale a tutto ciò che li attraversa, sviluppando un pensiero onnipotente che dà loro la serenità di sentirsi pienamente nel giusto, magari sminuendo tutto il mondo fuori da quella camera. Non servono più a nulla i richiami o la disperazione dei genitori, non serve la forza né le parole; diventa tutto vano.
Il regno della sopravvivenza e del benessere finisce per racchiudersi all’interno di quattro pareti, il cui spazio è attrezzato con un letto, una tv, un pc. Tali situazioni cliniche rappresentano il versante psicopatologico di uno spettro più ampio di comportamenti individuali, sempre più diffusi nella società contemporanea, tesi al celarsi, al sottrarsi, al nascondere le emozioni, le fantasie, i propri moti spontanei. Tutto questo evidenzia un forte evitamento delle relazioni ed una notevole paura dell’incontro con l’altro, paura che per essere più tollerabile viene inconsciamente trasformata nel suo contrario: il pensiero onnipotente. Perché tutto ciò? Questo tipo di disagio non nasce all’improvviso nell’adolescente, bensì spesso è il frutto di numerosi fallimenti interiori e relazionali che il giovane ha vissuto nel corso del suo sviluppo. L’adolescenza pone il giovane di fronte all’acquisizione di una miriade di nuove competenze: sociali, relazionali, emotive, intellettive, affettive, ecc., veri e propri punti di svolta (turning points). Non sempre l’adolescente giunge psicologicamente attrezzato a tale messa alla prova. La conseguenza può essere il suo ritiro dalla scena in un regno protetto. Come si possono prevenire tali disturbi? Certamente la presenza affettiva e concreta dei genitori durante l’intero periodo dello sviluppo è di fondamentale importanza, ma non solo. I genitori dovrebbero cercare di valutare se il proprio figlio, specialmente durante la preadolescenza, tende a manifestare degli eccessivi segni di scarsa autostima, scarsa autonomia, tendenza al silenzio ed all’isolamento. È fondamentale garantire il sostegno familiare e l’ascolto di tutte quelle difficoltà nelle quali il giovane si sente attanagliato, riattivare le emozioni ed il contatto tra genitori e figli, sostenerli nel periodo più complesso della loro vita. Nei casi conclamati, la cura diventa alquanto complessa, ma non impossibile. Questa comporta sia un intervento psicoterapico con la famiglia (laddove possibile) e delle visite domiciliari da parte di un operatore esperto nel trattamento dell’adolescenza, che pian piano cercherà di varcare la soglia di quella porta sempre chiusa.
Fabio Settipani Psicologo – Psicoterapeuta