L’importanza dell’editoria e della sensibilizzazione dei giovani alla lettura
ALCAMO. Il 24 Novembre presso la Libreria Pipitone in Viale Europa Della Passarelli, direttore editoriale di Sinnos, presenterà “Cattive Ragazze” un graphic novel associato ad un ampio progetto che intende indagare e mettere in scena stereotipi e pregiudizi dei giovani italiani sul tema di genere. Un libro, quello che verrà presentato, che racconta la storia di 15 donne che hanno lasciato un segno nella storia della umanità e della cultura attraverso i loro atti, le loro scoperte o le loro rivolte.
Un testo che vuole sensibilizzare alla questione di genere ma anche alla lettura in generale al punto che la Passarelli fa del proprio un impegno una vera e propria lotta per l’editoria, in un’ epoca in cui l’acquisto di libri è messo fortemente alla prova da numerosi strumenti alternativi.
Di Della Passerelli abbiamo deciso di pubblicare una riflessione proprio sull’importanza di puntare sui lavori innovativi, originali come è stato per Cattive Ragazze, di Assia Petricelli e Sergio Riccardi.
“Il massimo del tempo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei. Ne sono contento, perché l’editoria è una cosa importante nell’Italia in cui viviamo”- Lo scriveva Italo Calvino, che – nell’occuparsi dei libri degli altri – aveva messo tutto il suo impegno sociale e politico e la sua intelligenza di scrittore e lettore. In questi giorni, quasi per gioco, insieme ad alcune colleghe editrici, sollecitate dalle richieste sempre più “di routine” di libri omaggio per progetti, nascita di biblioteche o associazioni, abbiamo scritto un breve manifesto, che speriamo possa spiegare cosa sia il nostro mestiere, per raccontare a più persone possibili il nostro lavoro. Perché altri editori, autori, illustratori, librai, bibliotecari, insegnanti, lettori possano condividerlo e se ne possa discutere insieme.
“L’editore è il mio mestiere, che mi piace e faccio con passione, forse perché in qualche modo rende concreto il mio desiderio di stare al mondo “partecipando”, di non chiudermi nel mio “particolare”. È un desiderio che coltivo da tempo. E sono stata fortunata nell’aver trovato una strada che mi faccia sentire parte di una collettività. Illusione? Delirio di onnipotenza? Tant’è: siamo umani.
Il mio mestiere è quello di investire testa e denaro, intelligenza e risorse nel fare libri. Significa ricevere proposte, leggerle, selezionarle. Per un progetto editoriale preciso, nel mio caso rivolto ai ragazzi: una scelta che ha molto a che fare con quanto scritto sopra, ovvero di partecipare offrendo quello che penso possa essere il meglio ai più piccoli, perché crescano con menti aperte, responsabili, capaci di immaginare, progettare, comprendere se stessi e il mondo che li circonda. Siamo in tanti, editori, a cercare e pubblicare libri che possano “aggiungere senso” come diceva Calvino.Tra gli editori per ragazzi, poi, scusate l’essere di parte, ci sono proposte straordinarie. Che non dovremmo lasciarci sfuggire.” Questo il pensiero di Della Passarelli in merito all’importanza di promuovere libri che sono qualcosa di più di semplie carta stampata e qualcosa di diverso dal consueto.
“Scegliere e selezionare, dicevo e poi iniziare il lavoro concreto: lo scambio con l’autore, che è complesso e fatto di diversi aspetti; la redazione, che non è sostituirsi all’autore, ma tirar fuori dalla sua scrittura il meglio, accompagnarlo e sostenerlo. A volte è un lavoro più intenso, altre volte meno, ma è un bellissimo impegno. Senza gli scrittori e gli illustratori, è certo, noi non avremmo possibilità di fare libri. Per questo vanno curati e seguiti al meglio. E con loro si instaurano rapporti che vanno al di là della “semplice” amicizia. Si diventa “soci”, direbbe un mio autore. E sicuramente compagni di un bel cammino. Mentre va avanti il lavoro “creativo”, che comprende quello della grafica nello studio della copertina, dell’impaginato e – quando si tratta di un albo illustrato o a fumetti – quello della “redazione” con l’illustratore, si avvia parallelamente quello commerciale. Si decide quale sia il momento migliore per l’uscita del libro, compatibilmente ai tempi della distribuzione, si valutano i costi del libro, si costruisce il “prezzo di copertina”.
I libri sono cari, sento dire ogni tanto. Sono cari come lo sono le scarpe o l’abbigliamento di buona qualità, curato nei minimi dettagli. Sono cari perché prezioso e realizzato da tante professionalità diverse il lavoro che c’è dietro a un libro. Ci sono libri più costosi, sicuramente. Il rapporto sulla lettura Istat 2013 dichiara che un prezzo medio di un libro per adulti è di 19,72 euro, mentre quello di un libro per ragazzi è di 10,00 euro. Sono davvero così cari?
Quando si fanno i conti di un prezzo di copertina solitamente un editore segna il punto morto: da quando cioè tutte le spese sostenute saranno coperte. E inizia il guadagno. Che di solito oscilla, a fine tiratura, tra il 7% e il 5%. I costi da sostenere? Le persone: redattore, grafico, commerciale, ufficio stampa. I diritti agli autori. E ancora: il magazzino, la tipografia, le spedizioni; i costi di distribuzione e lo sconto riservato ai librai (che attraverso questo sostengono il proprio lavoro); affitto, luce, telefono, le tasse. Insomma, i costi di un’impresa qualsiasi.
Quando finalmente il libro arriva in casa editrice dalla tipografia inizia il lavoro di promozione, diffusione. Perché quel libro arrivi nelle mani dei lettori. Ultimo anello della filiera. Senza lettori, così come ho detto prima a proposito degli autori, il nostro lavoro non avrebbe senso. Le storie, le informazioni, le conoscenze, le immagini dei libri senza i lettori non avrebbero vita, resterebbero sterili e senza significato. Spero di essere riuscita a far comprendere la complessità del mio mestiere. Che è bello, ma il fatto che sia bello non vuol dire che non richieda impegno, costanza, cura, attenzione. E che non costi fatica e preoccupazioni.
Non è un periodo facile per chi lavora con i libri. Insieme agli altri editori sostengo e difendo il lavoro dei librai, dei bibliotecari, degli insegnanti che sanno fare scuola usando tanti libri diversi.
Queste persone sono per noi fondamentali. Perché se non possiamo vendere i nostri libri, non possiamo più lavorare, e ci saranno sempre meno libri. Pazienza, direte voi. Cosa cambia avere in libreria un libro in più o in meno? Alla lunga credo cambi, ho già scritto nel mio post precedente che il rischio è avere solo libri che sono prodotti commerciali (nulla di male, ma provate un libro che vi lasci un segno nell’anima! Sarete capaci lo stesso di divertirvi a leggere storie che scivolino via, non temete..) e di morire di noia. Come dire, provate a vivere senza innamorarvi più, senza emozionarvi di nuovo, senza godere di un gelato al pistacchio di Bronte. Per noi lettori i libri sono un piacere straordinario. Peccato per chi non lo può o non lo sa apprezzare. Perché c’è chi non lo può apprezzare: zone del nostro paese sono prive di biblioteche e librerie. L’ho già detto tante volte.
Il motivo per cui vi ho voluto raccontare di questo mestiere è perché, al contrario di altri prodotti, tipo le scarpe di qualità prima citate, il libro sembra si possa avere facilmente gratis o super scontato. Le richieste di omaggi che arrivano nelle nostre case editrici sono numerosissime. Cultura e denaro sembra non vadano d’accordo. Ma non è così. Perché noi editori possiamo continuare a proporre le nostre scelte, libere da qualsiasi vincolo, soltanto se i libri che facciamo possono essere acquistati. Unico motivo valido per cui un libro non può essere acquistato è perché quel libro non piace. E allora non ci sono discussioni.
Per il resto dovrebbero esserci più librerie, più biblioteche pubbliche e finalmente biblioteche nelle scuole. E fondi per comperare libri”.