Si avvicinano le festività natalizie e, con esse, i tradizionali incontri in famiglia o tra le famiglie e tra amici. Spesso si esce di più, approfittando del clima di festa, si sta più insieme ai propri cari, ci si veste bene: é festa. I cellulari cominciano a segnalarci SMS di auguri ricordandoci che qualcuno, vicino o lontano, ha un pensiero rivolto a noi. Quando qualcuno ci fa un regalo, tendiamo a provare una piacevole emozione, dovuta al fatto che quell’oggetto, di qualsivoglia valore, rappresenta il simbolo dell’affetto di chi ci sta facendo quel dono. Al di là del significato religioso, la tradizione del Natale è importante in quanto rappresenta un periodo dell’anno in cui l’uomo si ferma a pensare agli altri uomini. In ogni paese in cui il Natale viene festeggiato, passeggiando per le strade incontriamo continuamente dei simboli (luci colorate, addobbi, alberi illuminati, …) che consentono di creare un senso di appartenenza tra le persone accomunate, appunto, dalla condivisione della festa degli uomini: “auguri” è, infatti, il proposito che auspichiamo per gli altri e che riceviamo dagli altri. Auguri per un rinnovo dell’anima, per una rinascita personale che si riconferma ogni anno. Avete mai notato che chi conosce tante persone tendenzialmente riceve tanti auguri, mentre chi ne conosce poche riceve pochi auguri? Questa interrogazione può sembrare una banalità, ma purtroppo non lo è nella misura in cui chi non possiede una buona rete di rapporti umani attorno a sé, proprio a Natale tende a soffrire più che in un altro periodo dell’anno. Infatti, se per una persona mediamente integrata nella società, gli auguri che riceve confermano i suoi buoni rapporti, per una persona sola il non ricevere gli auguri rimarca ad essa la consapevolezza della sua solitudine. Tale stato di disagio si acuisce ulteriormente quando una persona che soffre la solitudine, uscendo per le strade in festa e vedendo le persone in festa, tende a pensare che questa è una festa per gli altri non per lei. Il tono dell’umore tende ad abbassarsi, si entra in una zona a rischio di crisi psicopatologiche. Questa situazione si verifica a Natale quanto a Ferragosto, altra festa della felicità. Allora, chi soffre di disturbi psicopatologici tende a stare peggio in pieno inverno e in piena estate non soltanto per il “cambiamento di tempo”, che determinerebbe un’alterazione della produzione di taluni neurotrasmettitori, ma anche (e io direi soprattutto) perché all’enfasi del benessere degli altri, corrisponde in chi soffre, una sensazione di malessere, solitudine, fallimento socio-relazionale. Non lasciamo ancor più sole le persone sole. Approfittiamo del Natale per fare rinascere anche loro insieme a noi. Auguri.
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta