Il Tribunale accoglie le tesi dell’accusa contro il manager Catalano e il direttore amministrativo Gargano. Tra gli assunti la figlia del presidente del Consiglio comunale di Trapani
Sono arrivate le condanne per le “assunzioni facili” all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. Un fatto che risale al 2007, ma che è stato definito giudiziariamente solo adesso davanti al Tribunale di Trapani, presidente giudice Pellino e a latere i giudici Brignone e Visco. Una indagine coordinata dal sostituto procuratore Rosanna Penna che nelle proprie conclusioni ha ribadito la circostanza di essersi trovati dinanzi ad una gestione oltremodo privatistica delle faccende ospedaliere: “l’ospedale – ha scritto il pm Penna – era gestito come se fosse una domus privata”. Sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi l’allora direttore generale dell’ospedale Guido Catalano, e il direttore amministrativo Rodolfo Gargano, i due hanno avuto dichiarato prescritto il reato di abuso d’ufficio. Condannata a 3 anni e 2 mesi per falso il capo servizio del personale Maria Rosaria Puccio che a sua volta ha avuto dichiarato prescritto il reato di violenza privata. Totalmente assolta da ogni accusa Palma Magaddino ex capo del personale ospedaliero.
Tra i favoriti al sistema delle assunzioni facili la figlia dell’attuale presidente del Consiglio comunale di Trapani, Giuseppe Bianco, peraltro anche lui dipendente ospedaliero. Sostanzialmente le assunzioni di 4 soggetti collocati nella graduatoria di un concorso non potevano essere fatte per il divieto a fare nuove assunzioni nel frattempo entrato in vigore nel 2007 a seguito delle previsioni di legge contenute nella finanziaria della Regione. Ma come ha sostenuto il pm, è bastato truccare il protocollo informatico per far risultare antecedente alla circolare regionale la procedura di assunzione. In un battibaleno i “prescelti” vennero così assunti. Le assunzioni potevano essere fatte chiedendo una deroga alla Regione ma anche questo passaggio fu saltato dai vertici amministrativi dell’ospedale. Alcuni testi sentiti, dipendenti ospedalieri, hanno ricostruito ogni passaggio della vicenda e hanno fatto riferimento a ritorsioni e minacce che sarebbero state poste in essere nei confronti di chi non volle partecipare alle procedure truccate. Una vicenda che a sentite i testimoni non sarebbe che lo spaccato di un sistema di potere imperante per tempo dentro l’ospedale Sant’Antonio Abate, condito anche , ha sottolineato il pm Penna, “da un diffuso senso di impunità”. Carte mischiate, graduatorie di concorso approvati tre anni dopo la loro conclusione, assunzioni che ne scavalcavano altre, al di là dei divieti che le impedivano. Per fare queste assunzioni poi la burocrazia ospedaliera fu oltremodo veloce, in 22 giorni è stata definita e approvata la graduatoria e i “fortunati” in un battibaleno presero servizio.