Vanno al lavoro ma nessuno paga loro gli stipendi da oltre cinque anni. Sono in dodici ai quali l’unica risposta che viene data alla loro domanda, del perché debbano lavorare senza essere pagati, è sempre la stessa: “Si vedrà”
Cinque anni e più senza stipendio, sessanta mesi di emolumenti arretrati. Non è una vicenda che riguarda una impresa, un’attività industriale, ma un ente pubblico, l’ex Ipab Opera Pia Istituto Regina Elena e Vittorio Emanuele II di Castellammare del Golfo. Ufficialmente non dovrebbe più esistere e invece resiste.
Oggi si occupa di immigrati dopo essersi occupato nel tempo di ragazze madri, di soggetti indigenti. Ad oggi ci sono 12 dipendenti, sette donne e 2 uomini assunti a tempo indeterminato, e tre articoliste, personale cioè assunto con contratto a tempo determinato. Tutti insieme dicono “non sappiamo che fine faremo”. Le più arrabbiate sono le donne: Vincenza, Rosa, Liboria, Agata, Santina, Angela, Daniela, patrizia e Francesca, che da cinque anni, quando sono libere dal lavoro, fanno il giro di tutti gli uffici per sapere, raccontano, “di che morte dobbiamo morire”. E nessuno dà loro risposte.
Sul tavolo sindacale c’è un accordo che prevede il transito per qualcuno al Comune per altri ad una cooperativa. Ma nessuno scioglie l’ente definitivamente – c’è in tal senso una delibera commissariale dell’8 maggio 2013 ma non ha avuto concreto seguito perché l’Ipab resta attivo, dovrebbe esserci un decreto del presidente della Regione che però non arriva – , nessuno sa dire se devono scattare o meno i licenziamenti, se deve essere applicata la mobilità. Pochi giorni addietro, vigilia di Natale, le “solite donne”sono andate all’assessorato regionale alla Famiglia, dal quale le Ipab dipendono. Cercavano l’assessore, Bruno Caruso hanno trovato solo il capo di gabinetto, Salvatore Lanzetta. La risposta ricevuta non è diversa dalle altre fornite da altri dirigenti e funzionari della Regione Sicilia, “fatemi vedere e vi dirò”. “Sappiamo già che non ci verrà detto nulla” dicono le interessate che intanto ogni giorno vanno al lavoro.
L’Ipab oggi è uno dei tanti centri di accoglienza per gli immigrati. L’Ipab con il “solito commissario di turno” nominato dalla Regione, ha concesso gratuitamente sedi e lavoratori alla cooperativa Letizia. Quello che la cooperativa paga all’Ipab, anche per far fronte agli stipendi, finisce direttamente nelle casse della banca che cura la tesoreria, le somme versate vengono usate per andare a coprire i debiti pregressi. Nel 2012 (unico dato disponibile) il disavanzo dell’amministrazione era di 1.225.360,16 euro. Gli stipendi venivano pagati con il contributo regionale, nel 1995 la Regione interveniva fino al 93,57% della spesa; nel 2006, l’intervento si è ridotto al 30,05%. Dal 2012 nessun trasferimento di somme per pagare gli stipendi. Ma quel che è peggio hanno anche scoperto che le loro posizioni contributive ai fini della pensione sono scoperte o addirittura risultano mai aperte. Insomma niente stipendi e niente nemmeno pensioni da riscuotere se e quando saranno poste in pensione. Oggi il loro ex consulente del lavoro, pagato dall’Ipab, è l’attuale sindaco di Castellammare del Golfo Nicolò Coppola che da sindaco dovrebbe gestire quel tavolo tecnico formato nell’aprile scorso, per decidere il futuro di questi 12 lavoratori.
Intanto è arrivata la cooperativa Letizia che fa riferimento all’ex deputato regionale Norino Fratello, politico travolto da una vicenda giudiziaria che lo ha portato a patteggiare una condanna a 18 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. E così l’Ipab deve occuparsi adesso di extracomunitari.
“Noi attendiamo ma l’attesa è vana – dicono ancora le lavoratrici – pensiamo che tutto questo accade perché per tempo abbiamo denunciato comportamenti fuorilegge dei commissari mandati dalla Regione”. Hanno puntato il dito per esempio sulla vendita di un immobile per 300 mila euro, qualche anno fa, durante una delle tante fasi commissariali. Hanno messo sotto accusa progetti ed iniziative come alcune ristrutturazioni, che a loro dire non sono servite a nulla. Hanno contestato consulenze ed incarichi formalizzati durante le varie gestioni dell’ente. In attesa di risposta è anche l’on. Valentina Palmeri, deputato regionale del movimento 5 Stelle che ha presentato una interpellanza a Governo regionale. Insomma: risposte cercasi. E si cercano anche gli stipendi.