Sabato prossimo 17 gennaio l’Anm promuove “Tribunale Aperto” contro i rischi di delegittimazione e di isolamento
La sottosezione di Trapani dell’Anm ha presentato oggi alla stampa il programma previsto per il prossimo 17 gennaio, allorquando il Tribunale dalle 10 in poi, per l’intera giornata, sarà aperto alla cittadinanza come forma per fare conoscere e riflettere su cos’è oggi la Giustizia in Italia e su cosa diventerà nel caso venisse approvata la riforma.
Il danno previsto è serio: “rischio paralisi…La riforma della normativa della responsabilità civile dei magistrati potrebbe generale un vero e proprio caos….La proposta di legge opera delle profonde modifiche – dice Samuele Corso, presidente della sottosezione di Trapani – se dovesse passare verrebbe integralmente eliminato il filtro di ammissibilità dell’azione di responsabilità e scatterebbe l’obbligatorietà dell’azione di rivalsa da parte dello Stato nei confronti del magistrato. Ciò rischia di generare un vero caos e la paralisi del settore. Si creerebbero incompatibilità a cascata con inevitabili effetti di arretramento dell’azione giudiziaria.
Desideriamo fare controinformazione, vogliamo dire come stanno effettivamente le cose e sfatare alcuni luoghi comuni come quello riguardante i nostri stipendi. Si dice che i magistrati guadagnino quanto un parlamentare. E’ falso, i nostri stipendi sono al di sotto della media europea”. Aspetto non secondario è quello dell’organico. Oggi la giustizia civile a Trapani vive con cinque giudici: “Basta che qualcuno si ammali o una semplice gravidanza per rallentare l’attività degli uffici – dice Fiammetta Lo Bianco, segretario della sottosezione di Trapani dell’Anm. La magistratura associata denuncia il diffondersi di un dibattito pubblico superficiale, intriso di propaganda, di pregiudizi e di luoghi comuni. Il malcelato fastidio per il controllo di legalità si esprime fino al punto di considerare la giurisdizione come un ostacolo da rimuovere e di rivolgere ai magistrati accuse infondate e ingiuriose di inefficienza e irresponsabilità.
Partendo dal dato inconfutabile dell’eccessiva durata dei processi in Italia rispetto agli altri paesi, prima velatamente, ora in modo aperto, si sostiene che ciò dipende dalla “scarsa voglia dei magistrati di lavorare”, dall’assenza di controlli sul loro operato, dalla preferenza accordata alla trattazione di processi politici per acquisire notorietà. In più, per aumentare l’atteggiamento di diffidenza e astio verso la categoria, si sostiene che i magistrati guadagnano troppo, che l’attività disciplinare del C.S.M. è solo una farsa e che la magistratura contrasta le riforme solo per mantenere i propri privilegi di casta. Simili falsità colpiscono il senso ed il valore della giurisdizione e sono smentite dalle statistiche indipendenti elaborate dalla Commission Européenne pour l’Efficacité de la Justice (CEPEJ) del Consiglio d’Europa, che collocano la magistratura italiana ai livelli massimi di produttività e attestano la severità del sistema disciplinare. I magistrati trapanesi, con la proiezione di slide e filmati e con la recita di pièce teatrali, si soffermeranno sulle attuali condizioni di lavoro e affronteranno nello specifico i seguenti temi:
- La spada di Damocle della responsabilità civile
- Organici non aggiornati
- Geografia giudiziaria inadeguata alle reali richieste di Giustizia
- Carichi di lavoro insostenibili
- Responsabilità disciplinare
- Mancanza di personale amministrativo
- Mancanza di strumenti informatici adeguati alle riforme del processo telematico
- Riforme farraginose e disorganiche
- Riforme blande
- Frustrazione per il lavoro svolto
- Mancate riforme e proposte dell’ANM
- Condizioni precarie di sicurezza
- Luoghi comuni su retribuzioni e ferie
Questi sono solo alcuni dei temi generali attinenti alle condizioni di lavoro dei magistrati, molte altre questioni si aprono se si scende nel dettaglio delle norme civili o penali, processuali o di ordinamento giudiziario.