“La favola” delle Regie Trazzere di Sicilia. Capitolo Primo – Parte I: La Sicilia primitiva ed antica

Di Antonino Messana

Le notizie sulla Sicilia primitiva sono esclusivamente basate su testi scritti da antichi autori, greci e romani; successivamente, su scavi archeologici e di conseguenza sui ritrovamenti. Su questi indizi anche gli studiosi di archeologia hanno dimostrato che la Sicilia è stata abitata da Siculi, Sicani, Elimi, Greci, Fenici, Ausoni e  fin dagli albori della colonizzazione del continente europeo. Ciò è stato dimostrato (1) con i ritrovamenti in alcune zone dell’isola delle abitazioni dell’antica età della pietra ricavate in grotte e ripiani rocciosi. Inoltre,  nell’isola di Levanzo (Trapani) e sul monte Pellegrino (Palermo) esistono graffiti murali.

Le notizie scritte si hanno dopo l’occupazione greca, in particolare dagli scritti di Tucidide; comunque è stato scritto prima da Tucidide e successivamente da altri autori  che al tempo dell’occupazione greca, la Sicilia era abitata da  distinte popolazioni: i Siculi nella parte orientale, i Sicani in quella centro occidentale, gli Elimi, in una stretta fascia nord-occidentale (Erice, Segesta, Entella).

Sicilia_arcaica

Fonte: Storia della Sicilia preellenica,  sito Wikidepia, enciclopedia libera

A questi popoli vanno aggiunti i Fenici, popolo semita proveniente dall’odierno Libano. Inizialmente  si insediarono  su tutte le coste della Sicilia, ma con l’arrivo dei greci si dovettero ritirare nella costa nord-occidentale con gli alleati Elimi. Fondarono Mozia, Panormo, Solunto e Lilibeo. I Fenici  diffusero in tutto il bacino del mediterraneo prodotti e mercanzie del mondo greco, sfruttando la supremazia marittima.

Tesoriere afferma che i coloni greci furono così  massicci nell’insediamento dell’isola tanto da ritenerlo un vero e proprio trasferimento di comunità allo scopo di trovare nuovi spazi attraverso la fondazione di centri che, pur conservando  i propri usi e le proprie  tradizioni, rimanevano indipendenti dalle città di provenienza.

Grecia EllenicaLa prima colonia greca, che nella seconda metà dell’ottavo secolo a.C. si stabilì in Sicilia, fu costituita  da un gruppo di abitanti di Calcide, nell’Eubea nell’Eubea (Aristotele nel 323 a. C., durante i tumulti scoppiati ad Atene, trova rifugio a Calcide, perché ritenuto Macedone e l’anno successivo muore); venne così fondata Naxos sulla costa ionica nel 737 a. C. e successivamente Katane (Catania), Leontini (Lentini), Zancle (Messina). Nello stesso periodo i Corinzi fondarono Siracusa nel 733 a. C. ed i Megaresi  la vicina Megara Iblea.

Nel 688  a. C. la  prima fase  della colonizzazione  greca venne completata con la fondazione di Gela da parte di un gruppo misto proveniente dalle isole di Rodi e Creta.

Già nella prima metà del VII secolo a. C. Siracusa aveva assunto la sua preminenza sulle altre colonie  ed avviato una energica  azione espansionistica verso l’interno.

All’incirca nel 580 a. C. i gelesi, uniti ad un gruppo provenienti da Rodi, fondarono Akragas (Agrigento).

colonie_sicilia

Mappa pubblicata da internet:  immagini su Colonie greche in Sicilia

La cartina evidenzia che la parte centrale è completamente spopolata. Di conseguenza, le vie interne necessariamente dovevano essere scarse. Nel proseguo di questo lavoro, verrà evidenziato che, le strade interne  che attraversavano tutta l’area centrale da Cesarò, Calascibetta, Enna, Corleone per finire nel trapanese erano le trazzere delle vacche che si congiungevano a Prizzi con le trazzere dei Jenchi. I greci  costruirono  la Palermo-Catania e la Palermo-Agrigento.

Con l’insediamento dei Fenici e dei Greci a partire dall’ 800 a.C. l’assetto viario venne meglio definito. Alcuni itinerari si riconoscono ancora nei collegamenti tra le città dell’epoca come Erice, Marsala-Mozia e Palermo di fondazione fenicia e quelle di fondazione greca, Naxos-Taormina, Catania, Siracusa, Messina, Gela, Agrigento, Selinunte e Lentini.

Al VI secolo la trasmigrazione greca in Sicilia si era consolidata e le colonie insediate nei principali centri, situati lungo la costa sud orientale ed in parte anche su quella meridionale, esercitavano una indiscussa influenza su tutta l’isola, avendo sottomesso la popolazione indigena.

Fra le varie colonie si manifestarono, presto, concorrenze e lotte per raggiungere il predominio politico ed economico; con esse si inserirono anche i Cartaginesi che dall’Africa, con la loro potenza navale, imponevano incontrastata supremazia nel bacino centrale del Mediterraneo. Memorabile è lo scontro avvenuto ad Imera nell’anno 480 a. C. risoltosi con la vittoria di Siracusa. I conflitti tra Cartaginesi e Siracusani  si rinnovarono nel tempo con alterni risultati, fino al trattato di pace del 306 a. C. ove fu pattuito che la provincia cartaginese si estendeva sul lato occidentale del fiume Halykos (Platani) e quella siracusana nel lato orientale dello stesso fiume. In altre parole, il fiume Platani divideva i due territori: a nord-ovest quello cartaginese; a sud-ovest quello siracusano.

Già,  in quell’epoca,  la potenza romana si rafforzava in tutta la penisola italiana, e non restava insensibile sui fatti che avvenivano in Sicilia.

Nel 264 a. C., come risaputo, avvenne il primo scontro fra Roma e Cartagine. Questa guerra, nota come prima guerra punica, fu molto cruenta e determinò notevoli danni alle campagne  e alla produzione agricola.

Il ventennio successivo del trattato di pace del 241 a. C.  permise ai conquistatori romani di programmare la costruzione delle prime opere viarie per rendere più agevoli i rapporti con i nuovi territori posti sotto il loro dominio, ma soprattutto in considerazione della possibilità di una ripresa delle operazioni militari.

Gli storici, affermano e dimostrano che la strada Messana-Drepanum fu  costruita appunto nel 241, dopo la guerra punica dal Console Marco Valerio denominata la Via Valeria.

Dopo la prima guerra ne seguì una seconda con inizio dal 219 a.C. per terminare al 201 a. C. che determinò la disfatta di Zama e, poi, una terza decisiva che determinò l’annientamento e la distruzione di Cartagine.

La Sicilia nel 227 a. C. venne dichiarata provincia romana sotto la diretta dipendenza di un magistrato di Roma. Conservò le sue tradizioni e la lingua greca che veniva usata dalla maggior parte degli aborigeni.

In questo paragrafo sono emersi fatti squisitamente storici provati da documenti scritti, come già sottolineato, solo nell’epoca greca e romana, ma anche fatti mitologici ricavati o da credenze religiose o da studi archeologici, perché gli abitatori non conoscevano la scrittura. Un racconto ricavato dalla  mitologia è lo sbarco degli Elimi in Sicilia che secondo gli storici   successe dopo la sconfitta di Troia.           Nei banchi di scuola , credo senza azzardare, c’era entusiasmo per una maggioranza generalizzata di studenti verso la mitologia; Iliade,  Odissea, Eneide, studi danteschi, ect.. Ancora ricordo a memoria il “Cantami o diva del pelide Achille l’ira funesta che infine addusse lutti agli Achei…”. Invece per la Storia, il risorgimento italiano. Anche il cinema di allora stimolava questa passione. Le sale  erano piene quando si proiettavano i film di Ulisse, Ercole, ect. .  Così pure i film storici risorgimentali.            Un ricordo particolar è il film tratto dal  libro Cuore di De Amicis, che ci ha fatto, pure, piangere. Per queste  ragioni mi sembra  gradevole  spolverare il viaggio di Enea in Sicilia raccontato da Virgilio nel libro III dell’Eneide.  Enea lascia Butrotto in Epiro (dove aveva costruito una città del tutto simile a Troia) arriva in Sicilia a Peloro e prosegue per la terra dei Ciclopi dove 17fd2ed1cd3d=Marcello Contentoz costa orientale fino ad arrivare a Drepano.  …Quinci partito allor che da vicino scorgerà la Sicilia, e di Peloro ti si discovrerà l’angusta foce gira tutta l’isola e da destra fuggi la terra e e l’onde… La mappa sotto riportata esprime fedelmente il percorso via mare di Enea con inizio Peloro, terra dei Ciclopi, Gela…fino ad Erice. Qui muore Anchise ed ebbe onorata sepoltura ad Erice accompagnata da una grandiosa festa durata sette giorni e celebrata nel mare trapanese.

mappa Enea

Mappa elaborata da Vera Messana Architetto in Milano

Le città indicate nella mappa, come sopra detto,  in epoca greca erano, già, collegate con strade (ripeto: Naxos-Taormina, Catania, Siracusa, Messina, Gela, Agrigento, Selinunte e Lentini) ed in epoca romana costruite integralmente.

                                                                                              Di Antonino Messana

La prossima parte del primo capitolo verrà pubblicata Sabato 30 Maggio 2015…

Bibliografia

TUCIDIDE. Storico greco, nato ad Atene nel 460 a. C. e morto nel 399 (date approssimative), di nobile e ricca famiglia proprietaria di terre e di miniere d’oro in Tracia, figlio di Oloro imparentato con Milziade. Ebbe un’ottima educazione dal filosofo Anassagora e dall’oratore Antifonte. Nel 430 si ammalò di peste e fu tra i pochi che sopravvissero. Nel 424 fu eletto stratego e fu incaricato di garantire il settore settentrionale dell’impero marittimo ateniese. Si trovava con sette navi a Taso, quando il comandate spartano Brasida, dopo una ardita marcia attraverso tutta la Grecia, pose l’assedio ad Anfipoli. Tucidide, o perché chiamato in ritardo o per sua colpa giunse ad Anfipoli quando la città aveva deciso di arrendersi agli Spartani. L’insuccesso  gli provocò una condanna all’esilio. L’assenza da Atene durò 20 anni: nel 404, poco prima della fine della guerra, il governo di Atene emanò un amnistia, della quale anche Tucidide beneficiò. Sulla data e luogo di morte vi sono notizie contrastanti. La data di morte è ritenuta verosimile nel 399 a. C.; mentre l’esistenza di un monumento funebre intitolato a lui in Atene faceva presumere già in età antica che Tucidide fosse morto in patria; altri invece sostenevano che il monumento era un cenotafio (tomba vuota e più comunemente, monumento sepolcrale, innalzato innalzato in onore di qualche illustre defunto, senza che il suo cadavere vi sia effettivamente sepolto). L’opera di Tucidide è ripartita in otto libri. Essa copre il periodo 431-411. Una premessa definisce la guerra del Peloponneso come l’avvenimento politico più importante tra tutti quelli che l’hanno proceduto. Tale affermazione viene provata dalla cosiddetta archeologia, o storia della Grecia dalle origini (fino al V secolo), dove Tucidide, esponendo gli accadimenti più rilevanti tra quelli anteriori alla guerra peloponnesiaca mostra che, come la storia dei Greci è stata caratterizzata da un continuo pregresso di potenza e civiltà, così, nel V secolo, quando questa potenza e questa civiltà avevano raggiunto un livello altissimo, le contese assunsero dimensioni  fino a quel tempo non sperimentate. Viene posto quindi il problema della formazione della potenza politica, che trova la sua base nella potenza militare; questa, a sua volta, rimanda alla supremazia marittima, elemento che caratterizza i conflitti che hanno luogo nel mediterraneo, fin dall’età della talassocrazia (potere politico basato principalmente sul dominio del mare) cretese. Vengono poi esposti lo scopo ed il metodo della ricerca. La Sicilia compare nei libri VI e VII dedicati alla narrazione della spedizione di Sparta contro Siracusa. Fonte: GRANDE DIZIONARIO ENCICLOPEDICO UTET fondato da Pietro Fedele – Terza edizione 1972.

Storia della Sicilia Preellenica. Wikipedia. L’Enciclopedia libera

Tesoriere Giuseppe, Viabilità antica in Sicilia, dalla colonizzazione Greca all’unificazione (1860), Zedi Italia, 1993. Custodito dalla Biblioteca dell’Istituto di Costruzioni Stradali (collocazione 422.P2.26), Facoltà d’Ingegneria -Università di Palermo.

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Marcello Contento nasce a Palermo nel 1982, vive la sua vita tra la Sicilia e la Toscana. Giornalista, insegnante di economia aziendale e lettore incallito di Tex e Alan Ford.