L’ex capo della Mobile Giuseppe Linares era “pericoloso”. Il pg Gozzo chiede che le intercettazioni all’interno di un rapporto del 2006 su un presunto appalto pilotato, quello sulla videosorveglianza, entrino nel processo di appello contro il senatore D’Alì. Il senatore replica: “Sono indagini che non mi riguardano”
Il comunicato stampa di precisazione è giunto ieri nel tardo pomeriggio qualche ora dopo che gli organi di informazione avevano dato notizia dell’udienza svoltasi in mattinata a Palermo. Il senatore Antonio D’Alì, processato per concorso esterno in associazione mafiosa, accuse per le quali in primo grado, col rito abbreviato, il gup Gianni Francolini ha pronunciato una sentenza di prescrizione (per i fatti risalenti al 1994) e assoluzione (per il successivo periodo), ha voluto far sentire la sua voce per alcune precisazioni. Nella sostanza lui, ha sostenuto nella nota stampa, che non c’entra nulla con ciò che è stato scritto, a proposito dell’udienza, e dell’ingresso di nuovi atti di accusa. Nel corso del procedimento, che va avanti da diversi anni, non senza colpi di scena, il parlamentare trapanese solo di rado ha fatto sentire la sua voce. E quindi le sue parole di ieri hanno rappresentato un fatto eccezionale. Il pg Nico Gozzo ha chiesto alla Corte di Appello (presidente Spina) di far entrare nel dibattimento alcuni nuovi atti.
Gli stessi riguardano in particolare le “pressioni” che sarebbero state fatte all’allora capo della Polizia, prefetto Gianni De Gennaro, per far trasferire da Trapani l’allora capo della Mobile Giuseppe Linares (due anni addietro promosso e nominato direttore della Dia a Napoli). “Influenze” che il senatore D’Alì avrebbe cercato di attuare, anche indirettamente, quando era sottosegretario all’Interno, tra il 2001 e il 2006. Le “pressioni” per il trasferimento di Linares non sono notizie nuove. Già durante il processo di primo grado la vicenda era entrate nel dibattimento con la testimonianza resa a ridosso della conclusione del dibattimento (settembre 2013) resa al pm Andrea Tarondo (pm nel dibattimento di primo grado) dal sacerdote Ninni Treppiedi, per diverso tempo vicinissimo al senatore tanto da frequentarlo personalmente e da avere contatti diretti con il suo entourage. Gli atti che il pg Gozzo ha chiesto alla Corte di fare entrare riguardano proprio questa storia: oltre a verbali di dichiarazioni rese da don Treppiedi, dal dottor Vincenzo Basiricò, vicino al sacerdote, lavorando in Curia, una sorta di suo “factotum” e componente del cda dell’emittente televisiva Telesud, dallo stesso dottor Giuseppe Linares, anche un rapporto inerente una indagine sull’appalto per la video sorveglianza della città di Trapani, che contiene delle intercettazioni. Gli investigatori sentirono parlare l’allora capo di gabinetto del senatore D’Alì, il prefetto Valerio Valenti che definiva “pericoloso” Linares e discutendo con altro collaboratore del senatore, il poliziotto Emiliano Carena, “tratteggiava” ciò che veniva fatto per indurre il prefetto De Gennaro a decidere il trasferimento. Sulla stessa storia addirittura don Ninni Treppiedi ha chiamato in causa la moglie del senatore D’Alì, l’avv. Antonia Postorivo come partecipe a quello che per come emerge dagli atti giudiziari può essere bene definito “un complotto”.
Il sen. D’Alì, per bocca della moglie che avrebbe raccontato i particolari a don Treppiedi, pare si ritenesse “perseguitato”. Sono dichiarazioni che hanno suscitato grande clamore quelle di don Treppiedi. Proprio sul capitolo delle “pressioni”: mosse ufficialmente verso i vertici del Viminale (oltre che del trasferimento di Linares, nei verbali di don Treppiedi si parla della vicenda del prefetto Sodano, trasferito dal Governo Berlusconi improvvisamente da Trapani nel 2003, e del trasferimento del capo di gabinetto del prefetto Sodano, il dottor Vincenzo Pasqua), insieme ai tentativi di “mascariare” le persone…usando pare anche degli “sgherri” perché questi potessero scoprire scheletri e malefatte negli armadi, a proposito di Linares. Don Treppiedi ha riferito di tentativi che il parlamentare trapanese avrebbe cercato di attuare per trovare implicazioni personali che potessero sostenere la sua ragione a trasferire da Trapani il dottor Linares, la moglie dell’ex sottosegretario, l’avv. Antonia Postorivo, ha riferito ancora don Treppiedi al pm Tarondo, avrebbe lamentato il fatto che in modo inusuale il Viminale manteneva da anni in servizio a Trapani il dottor Linares. Ma all’interno dello stesso rapporto investigativo sull’appalto per la video sorveglianza a Trapani, si è fatto anche riferimento ad una sorta di tangentopoli, tradotta anche in benefit garantiti da alcuni imprenditori, del gruppo Finmeccanica, a componenti dell’entourage del senatore.
Il senatore D’Alì ha però respinto ogni sorta di addebito per condotte non regolari. “Con riferimento alle notizie contenute nelle Vostre pubblicazioni che stranamente trattano di atti non ancora acquisiti al procedimento, mi preme precisare che non mi risulta di essere mai stato interessato da indagini relative ad un remoto episodio del 2006 in ordine a presunte mazzette su una fornitura di un servizio di videosorveglianza fra il Comune di Trapani e Finmeccanica che, per quanto di mia conoscenza, non è mai stata espletata. Né tantomeno mi risulta che siano mai stati celebrati processi a carico di chicchessia, relativamente allo stesso argomento. D’altronde, se vi fossero state evidenze rilevanti nei miei confronti sarebbero certamente già state utilizzate nel lungo processo di primo grado a mio carico (pur se celebrato su mia richiesta con rito abbreviato) che si è concluso nel settembre del 2013 con la mia assoluzione. Non essendo stato interpellato sulla veridicità delle notizie da Voi pubblicate, ritengo dunque di avere il diritto di precisare quanto detto”. Il prossimo 30 settembre la Corte di Appello deciderà se accogliere nel fascicolo del dibattimento i nuovi atti, si tratta complessivamente di circa 3 mila pagine di documenti. Il senatore D’Alì ancora nella sua nota stampa ha tenuto a precisare che non ci sarà alcun tentativo, utilizzando le proprie prerogative di parlamentare, per allungare nel tempo lo svolgimento del processo: “Confido – ha dichiarato – in una rapida definizione del procedimento di appello per ottenere la quale, nonostante gli altrui tentativi di differimento per l’evidente assenza di valide prove a mio carico, non ho mai utilizzato (e non utilizzerò) le opportunità di rinvio legate alla mia carica parlamentare”.
In relazione all’articolo “Furono fatte pressioni per far trasferire il poliziotto” pubblicato lo scorso 28 maggio, il prefetto dott. Valerio Valenti, che era citato nello stesso articolo, tiene a precisare:
“Non ho mai rivolto a nessuno, tantomeno al dr. De Gennaro, premure o pressioni o richieste riguardanti il dr. Linares; non ho mai “tratteggiato” alcuna manovra messa in atto dal sen. d’Alì o da chiunque altro diretta ad ottenere il trasferimento del dr. Linares e non sono mai stato a conoscenza di attività di qualunque genere volte in tal senso”.
L’episodio è riportato nel rapporto investigativo inviato alla magistratura nel marzo del 2006 dalla Squadra Mobile di Trapani. Il dott. Valenti ha ragione nel sostenere che “non ha mai rivolto a nessuno, tantomeno al prefetto De Gennaro” (allora capo della Polizia) pressioni per il trasferimento dell’allora capo della Squadra Mobile di Trapani Giuseppe Linares. Il dialogo che la Squadra Mobile sostiene di avere intercettato avveniva tra lo stesso dottor Valenti, allora capo di gabinetto del sottosegretario all’Interno sen. D’Alì, e un agente dello stesso ufficio, Emiliano Carena e secondo il rapporto della Mobile il dottor Valenti si limitava a dire quali suìggerimenti avrebbe dato al sen. D’Alì al fine di approcciarsi questi al prefetto De Gennaro.
Si ricorda che il pg Gozzo, che rappresenta l’accusa nel processo di appello contro l’ex sottosegretario D’Alì, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, ha chiesto alla Corte di volere inserire nel fascicolo dibattimentale questo rapporto della Mobile del 2006, a prova delle pressioni che il sen. D’Alì, e non altri, avrebbe fatto per ottenere il trasferimento da Trapani dellallora capo della Mobile Linares, oggi, da due anni, direttore della Dia a Napoli. Il pg Gozzo ha anche chiesto l’ammissione di altri verbali anche quello di un sacerdote, don Ninni Treppiedi, frequentatore personale del parlamentare trapanese D’Alì, che ha anche riferito di risentimenti nutriti dalla moglie del senatore, avv. Antonia Postorivo, proprio nei confronti dell’oggi prefetto Valenti, tacciato dalla donna di “ingratitudine”.