Di Antonino Messana
I Romani, popolo conquistatore e battagliero, furono i primi a costruire una rete stradale così vasta che agevolarono ulteriormente sia i commerci che gli spostamenti degli eserciti; l’impero fu più efficiente e organizzato grazie a ciò. Essi posero ogni cura in tre cose soprattutto, che dai Greci furono trascurate, cioè nell’aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le fognature.
Per i Romani le strade erano regie, militari, consolari, pretorie e vicinali. Le prime quattro categorie erano strade pubbliche, che prendevano il nome degli autori; quelle vicinali erano site nei borghi e ai borghi conducevano; se non erano fatte con denaro privato si consideravano come pubbliche. Da evidenziare che le attuali mappe catastali del 1938 adottano questo termine “ strada vicinale”.
Con l’avvento dei Romani, più che probabilmente furono rivisti i percorsi fondamentali che collegavano i più importanti centri dell’isola, ma ben difficilmente furono costruite delle vie ex novo. Certamente quelle costiere che si dipartono da Messina e fanno periplo dell’isola furono totalmente rifatte costruendovi una notevole serie di ponti per permettere la percorrenza in ogni stagione. Molte strade dell’epoca sono ancora rintracciabili poiché diverse strade statali attuali ricalcano quasi perfettamente la vie descritte nell’itinerario di Antonino e nella tavola Peutingeriana che collegavano i più grossi centri dell’epoca come Lilibeo (Marsala), Trapani, Palermo, Agrigento, Messina e Siracusa.
Le strade romane presentavano requisiti tecnici ben precisi e opere d’arte che assicuravano la stabilità del corpo stradale, nonché sovrastrutture con caratteristiche funzionali idonee al transito dei mezzi di trasporto dell’epoca. La funzione principalmente assolta dalle infrastrutture era di tipo bellico. In Sicilia, già dal 241 a.c. furono individuati e costruiti dai Romani alcuni itinerari atti a favorire il rapido spostamento degli eserciti nelle zone in cui erano prevedibili attacchi da parte dei Cartaginesi e segnatamente la strada Palermo-Agrigento e la Messina-Palermo, che tagliavano lungo i versanti nord-sud ed est-ovest dell’isola. Seguirono a questi ulteriori interventi atti a sviluppare una rete in grado di fornire i necessari collegamenti per imbarcare prodotti della pastorizia e dell’agricoltura.
La larghezza di una strada romana variava dai 4 ai 6 metri e i marciapiedi avevano un diametro di circa metri 3 ambo i lati. La maggior parte delle strade venivano costruite nelle pianure a causa dell’elevata difficoltà di costruzione nei pendii (la pendenza non superiore al 20%). Venivano imposte delle dogane per i viaggiatori e alcune leggi prevedevano il divieto di circolazione dei carri nelle ore notturne. Durante la percorrenza di una strada si poteva incontrare ogni mille passi (1,5 Km.) un grosso cippo che riportava i miglia percorsi dall’inizio della strada ed il nome del magistrato che l’aveva fatta costruire; era la pietra miliare. Nel 1954 è stato scoperto un miliario in località Zuccarone (Corleone). Le strade e le vie romane furono catalogate nell’itinerarium Antonini.
Le principali fonti bibliografiche in grado di fornire un quadro esaustivo della viabilità dell’epoca sono l’itinerarium di Antonini e il pictum, ossia la Tabula Peutingeriana. L’ “itinerarium” è una raccolta di itinerari romani del mondo allora conosciuto con le località toccate da ciascuno di essi ed indica le distanze, in miglia, fra le successive stazioni. Fu tradotto durante il regno di Caracalla (188-217 a.c.) e aggiornato fino ai tempi di Diocleziano (214-311 d.c.). La Tabula Peutingeriana, secondo le fonti più accreditate, sarebbe stata elaborata da un monaco di Colmar (Comune francese della regione Alsazia, già Columbarium appartenente al Sacro Romano Impero) nel secolo XII e XIII d.c., indica i nomi delle località che ciascun itinerario congiungeva e l’estensione dello stesso, espresso in miglia ( un miglio romano corrispondevano a mille passi , cioè 1480 m., poiché un passo era m. 1,48). La carta si conserva nella Biblioteca Nazionale di Vienna, ed ha assunto il nome di Tabula Peutingeriana” dal Senatore Konrad Peutinger. E’ una rappresentazione schematica e deformata dell’ecumene (in geografia antropica assume il significato della parte della Terra dove l’uomo trova condizioni ambientali che gli consentono di fissare permanentemente la sua dimora e di svolgere normalmente le sue attività), che offre un quadro assai semplificato degli itinerari, ma con l’indicazione delle stazioni e delle distanze alla stregua dell’Antonini. La tabula è usata, pure, come una parziale convalida dell’Itinerarium Antonini.
Nella cartina, sotto riportata, che riproduce la Sicilia osservando l’angolo in alto da destra verso sinistra si leggono: Messana, Tindareo, Agatinno… Thermis, Solunto e Panormo, Segesta, Drepanum, Lilybeo. Al centro la Catania-Termini che passa per Enna. Infine, la Siracusa-Agrigento che attraversa Hibla. I numeri romani indicano le distanze. Le mie capacità interpretative della Carta si fermano qui.
Giovanni Uggeri Professore ordinario del Dipartimento scienze storiche, Archeologiche e Antropologiche dell’antichità, della facoltà di Lettere, dell’Università di Roma, autore accreditato di numerose opere, tra le quali, “la Sicilia nella Tabula Peutingeriana”, ha riportato le strade romane della Sicilia ricavate dalla Tabula.
GIOVANNI UGGERI
LA VIABILITA’ DELLA SICILIA IN ETA’ ROMANA, GALATINA 2004
Giuseppe Tesoriere ha unificato in un unica cartina i percorsi dell’Itinerarium e della Tabula. Il lettore ne può prendere visione per una immediata conoscenza, dato che, mi soffermerò con maggiori dettagli per ciascuna strada che in tutto sono di numero 8.
Giuseppe Tesoriere Professore ordinario del Dipartimento Costruzioni stradali, ferroviari ed aeroporti della Facoltà Ingegneria dell’Università di Palermo. E’ annoverato tra i padri dell’ingegneria stradale in Italia.
Per Tesoriere, le strade siciliane dell’Itinerarium Antonini risultano più complete delle altre fonti ed egli individua otto itinerari:
1°) MESSANA-CATINA con prolungamento a SYRACUSIS:
2°) CATINA-AGRIGENTUM (1° tracciato);
3°) LILYBEO-AGRIGENTUM-SYRACUSIS (via interna);
4°)DREPANIS-MESSANA;
5°) CATINA-THERMIS;
6°) CATINA-AGRIGENTUM (2° tracciato);
7°) AGRIGENTUM-SYRACUSIS (litoranea);
8°) AGRIGENTUM-PANORMO-LILYBEO.
Il testo del Tesoriere riporta fedelmente le stazioni (mutationes) e le distanze fra due successive in miglia (in numeri romani), che io non riporto per brevità. Fa osservare ancora che il 2°) ed il 6° itinerario portano, entrambi, da Catina (Catania) ad Agrigentum, toccando sempre e solo latifondi, riferibili ad epoca tarda imperiale, per cui deve ritenersi che tali vie, che si discostano relativamente poco tra di loro, siano state realizzate nel IV secolo d. C., particolarmente per rispondere ad esigenze di carattere agricolo; la loro importanza, del resto, si ridusse presto, tanto da non essere riportate nella Tabula Peutingeriana. Inoltre, i due itinerari Agrigento-Lilybeo ed Agrigentum-Syracusis (3°) rappresentano, nel complesso, la cosiddetta Via Selinuntina. Da chiarire ancora, che l’itinerario DREPANIS-MESSANA era completato dal collegamento tra Drepanis-Lilybeo (Marsala) e da un ramo secondario che allacciava direttamente Panormo con Lilybeo attraverso le stazioni di Hiccara (Carini), Longaricum (forse tra Calatafimi e Alcamo) e Oliva (Vita).
A chiarimento delle due vie, la mappa del Villabianca ci aiuta a individuare i percorsi che sono stati indicati con cerchi rossi il ramo Hiccata-Lilybeum attraversando Olivam e forse Entella; e. con cerchi bianchi, Panormus-Lilybeum. In mappa sono indicate, come già detto, Entella ed Olivam, ma non esiste Longaricum.
FRANCESCO MARIA EMANUELE GAETANI – DIARI PALERMITANI 1788
Mi sembra opportuno, visto che abbiamo incontrato nell’itinerario la città di Longarico, riportare un piccolo stralcio di mappa, redatta dall’Ufficio Trazzere, della R.T. 486 Chiesa SS Salvatore, Madonna dell’Alto, ove è indicato a chiare lettere “Longarico” sul Monte Bonifato, del territorio di Alcamo. Da sottolineare che nessuno storico antico e moderno ha saputo localizzare con certezza il sito di Alcamo o Longarico, sia in epoca greca che successiva. Le notizie scritte risalgono ad Idrisi, geografo arabo chiamato in Corte da Ruggero, che visita la Cittadella, che non sta sul Monte, ma nell’attuale Via Rossotti. Addirittura, Tesoriere indica Longarico come altro sito ubicato tra Alcamo e Calatafimi. Allora, è possibile che il Monte Bonifato è stato indicato per altri scopi? Per esempio, inventare un’altra trazzera, come la Via Monte Bonifato, che arriva alla cima della montagna? L’argomento verrà approfondito nel capitolo dedicato ad un breve storia di Alcamo.
Mappa tratta dalla R.T. 486 Spiazzo Madonna delle Grazie- Chiesa S.S. Salvatore -Chiesa Madonna dell’Alto(Alcamo), con biforcazione Spiazzo Balatelle-Bivio Palazzello.
Alla luce di queste considerazioni, l’Itinerarium individua tre strade costiere: la tirrenica da Messana a Lilybeo con una variante parziale fra Carini e Lilybeo, la ionica da Messana a Syracusis e la cosidetta meridionale da Syracusis a Lilybeo (antica via selinuntina) con un ampia variante parziale che aggira la cuspide iblea (antica via Elorina) e tre strade interne: La Catina-Thermis, la Catina-Agrigentum con due tracciati a servizio esclusivo dei latifondi, e la Agrigentum-Panormo, forse la più antica delle strade romane siciliane.
La Tabula Peutingeriana, sotto riportata, invece, si limita a rappresentare le seguenti strade:
I) Portus Tragecyhus-Messana-Panormo-Lilybeo;
II) Lilybeo-Agris-Syracusis (per aquas Labodes)-Catina-Messana;
III) Thermis-Catina.
La seconda corrisponde alla Agrigentum-Catina o Via Selinuntina ed alla Messana-Syracusiso Via Pompea.
Nella Tabula sono trascurate le mutationes secondarie, cosicché alcune tratte risultano abbastanza lunghe (talvolta superano le cinquanta miglia), per cui si sarebbero potuto compiere in due giorni di cammino.
La prossima parte del primo capitolo verrà pubblicata Sabato 25 Luglio 2015…
Bibliografia:
Tesoriere Giuseppe – Viabilità antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all’unificazione (1860), Zedi Italia, Palermo 1993. Custodito dalla Biblioteca dell’istituto Costruzioni Stradali, coll. 422.P2.26 – Università di Palermo.
Tesoriere Giuseppe –Le strade e le ferrovie in Sicilia– Le tappe del loro sviluppo dopo l’unificazione, Zedi Palermo 1995. Custodito dalla Biblioteca dell’istituto Costruzioni Stradali, coll. 334.P2.25a – Università di Palermo.
Allotta Gaetano – Trazzere di Sicilia-Agrigento:Edizione d’arte T. Sarcuto. 200. Custodito dalla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma. Collocazione ZA B 343.
Guerrieri Marco, Roberta Marino, Alessandro Crisafulli – La pianificazione stradale prima dell’Unità d’Italia. Storia dell’Ingegneria – Atti del secondo Convegno Nazionale – Napoli, 7-8-9 aprile 2008.
Uggeri Giovanni – La viabilità della Sicilia in età romana. Galatina: M. Congedo 2004.Custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana. Collocazione 3.46.9.15.
Uggeri Giovanni – Il sistema viario in Sicilia e le sopravvivenze medievali, 1939. Custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana. Collocazione PAL 0260516.
Gaetani Francesco Maria Emanuele, Marchese di Villabianca – Manoscritto- Diari Palermitani 1788. Custodito dalla Biblioteca Comunale di Palermo, Casa Professa. Collocazione QqE 90-97; QqD 10700339-340-341-342 (cartina)-342;