Cresta sulle buste paga

lavoro neroCinque indagati, due finiti ai domiciliari, per una indagine coordinata dalla Procura di Trapani e condotta dai finanzieri della sezione di pg. Sotto inchiesta titolare della “Trapani Multiservice”

Due arrestati, sottoposti agli arresti domiciliari, due indagati a piede libero per una indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, dott. Andrea Norzi, e condotta dai finanzieri della sezione di pg della Procura diretta dal maresciallo Francesco Bertolino.

Nonostante numerose sono state le inchieste e i processi, finiti tutti con condanne, il mondo del lavoro, e in particolare quello delle imprese, resta soggetto ad una profonda anomalia la cui attuazione viene praticata con veri e propri sistemi criminali. La storia non è nuova, dipendenti di un’azienda costretti a restituire al datore di lavoro parte di quello che spetta loro, con tanto di busta paga. Messi in regola ma alle condizioni non del contratto ma secondo i voleri dell'”imprenditore” di turno.

Sorpreso con le cosidette mani nella marmellata è stato il titolare di una impresa di pulizie trapanese, la “Trapani multiservice sas”, Massimo Tempesta, 44 anni. E’ da alcuni giorni agli arresti domiciliari, stessa misura applicata alla segretaria dell’azienda, Maria Antonietta Barraco, 55 anni. L’accusa quella di estorsione. Lo stesso reato contestato ad altre due persone per le quali il gip Cavasino, che ha emesso l’ordinanza cautelare, ha deciso di non applicare alcuna misura, e cioè Pietro Di Bella, 37 anni, capo del personale della “Trapani Multiservice”, e Giacomo Barraco, 60 anni, consulente del lavoro e fratello della donna finita ai domiciliari.

La denuncia di una operaia che ha raccontato delle pressioni, minacciose, che ha detto di avere subito per costringerla a restituire al Tempesta parte del Tfr maturato, ha dato il via alle indagini. Una inchiesta che è andata avanti in modo veloce, tanto che le prove raccolte dalla Procura sono stati così fondate che i due principali indagati, Massimo Tempesta e Maria Antonietta Barraco hanno deciso di ammettere già dal primo interrogatorio precisa confessione. Addirittura la Barraco ha raccontato che anche lei non sfuggiva alle regole imposte dal “padrone”.

“Io – ha detto a pm e investigatori della Finanza – ero come quella pistola che nelle rapine viene usata dai malfattori, voi chi condannate il rapinatore o la pistola?”. Una “pistola” in mano a Tempesta che decideva in che modo bisognava intervenire per recuperare quei soldi legittimamente percepiti dai dipendenti, e lei, la Barraco, perciò eseguiva le disposizioni. E in alcuni casi a esercitare pressioni sarebbe stato anche il capo del personale Di Bella. Anche Tempesta ha confessato , fornendo a quanto pare la solita mafrina delle spese da sostenere, che con quei soldi si manteneva operante l’impresa, giustificazioni che non hanno fatto venire meno la portata delle accuse. E così per recuperare danari, Tempesta , secondo le indagini delle Fiamme Gialle, procedeva al licenziamento dei dipendenti, liquidava il Tfr maturato e pretendeva indietro parte della somma, e poi tutto ripartiva con le assunzioni…con la certezza che il dipendente “era consenziente”. Tant’è che alcuni dipendenti sentiti durante le indagini hanno escluso una qualsiasi forma di estorsione, salvo poi fare marcia indietro dinanzi ad un possibile contestato favoreggiamento.

Nella scena della vicenda è entrato anche il consulente del lavoro Barraco, che informato dalla sorella delle difficoltà che c’erano a convincere alcune dipendenti, avrebbe suggerito di ovviare al licenziamento, e procedendo semmai a trattenere sulla busta paga 1 euro per ogni ora lavorata. Nonostante la confessione dei principali indagati, l’inchiesta prosegue.

Intanto è ovvio che un chiaro messaggio arriva alle tante imprese, sopratutto quelle per lavori artiginale e a quelle di piccole dimensioni, chi intende procedere recuperando le somme contrattualmente pagate facendosi restituire parte del denaro è avvertito che presto o tardi si viene sempre scoperti, e questa condotta è criminale tanto da essere definita “estorsione”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.