L’ultima raccolta di racconti di Stefano Benni si intitola “Cari mostri” ed è l’insieme di 25 storie a tratti raccapriccianti e inquietanti. L’horror sembra essere il filo conduttore dell’ultima fatica dello scrittore bolognese ma a ben leggere i racconti una verità più terrificante sembra emergere dall’opera, il vero oscuro, il lato più terribile altro non è che l’altra faccia della medaglia di noi stessi. Vite quotidiane, apparenti equilibri urbani e domestici che celano una profonda quanto terribile sensazione di vuoto e angoscia quando non sono altro che la superficie più apparente.
Non mancano le solite venature grottesche e comiche dello scrittore ma anche queste ben si prestano a raccontare una realtà fatta di corse sfrenate verso il bisogno di possedere cose, di essere potenti, di mettere se stessi al di sopra di tutto e tutti. Un narcisismo e un egoismo tanto sfrenati quanto capaci di fare da trampolino a crimini indicibili.
Il libro è ricco di rimandi alla letteratura e alle classiche storie dell’orrore per cui non mancano riferimenti all’immenso Edgar Allan Poe o alla storia di Lochness. Non mancano esempi più recenti, come la storia davvero particolare che racconta da un altro punto di vista quella che potrebbe essere stata la vita del re del pop Micheal Jackson, personaggio non meno oscuro di tanti protagonisti di storie fantastiche.