Quella montagna che brucia…dal 2007 – Il rogo di Monte Bonifato, adesso l’opera di distruzione è completata. Indagini della Procura

11777484_963845897013863_1220507191_oLa cronaca delle ultime 24 ore sull’incendio che ha incenerito buona parte della montagna di monte Bonifato è drammatica. Quando sembrava che l’azione delle squadre intervenute per spegnere le fiamme – Vigili del Fuoco, protezione civile, volontari, uomini della sezione di pg della Forestale – avesse sortito gli effetti sperati, nella notte, come abbiamo scritto in un precedente articolo, il fuoco si è nuovamente acceso e stavolta ha interessato zone davvero inaccessibili per le squadre antincendio. Ieri e oggi sulla montagna hanno volato un paio di canadair per gettare dall’alto l’acqua per fermare il propagarsi delle fiamme. La devastazione però c’è stata ugualmente. Su tutti i fronti monte Bonifato è un cumulo di cenere. Drammaticamente è finita colorata interamente di neo la riserva che è sotto la gestione della Provincia o Libero consorzio di Comuni come si chiama adesso. Su una cosa però bisogna essere chiari. Monte Bonifato non brucia dalle ultime 24 ore, ma brucia dal 2007, ha continuato a bruciare nel 2012, nel 2014 e adesso nel 2015. Una linea di fuoco che di fatto non si è mai fermata, come se esistesse un progetto diabolico e criminale per distruggere ciò che doveva essere protetto, tutelato. Incendi di matrice dolosa, dal primo all’ultimo. C’è una indagine della Procura che va avanti dal 2007, un fascicolo che ad ogni incendio si è riempito di nuovi atti. I vigili del fuoco sono arrivati dai distaccamenti di Alcamo e Salemi, poi sono arrivati i rinforzi da altri distaccamenti, si è attivata e messa in opera la sezione del distaccamento della Forestale di Castellammare, la protezione civile locale, gli agenti della sezione di pg della Forestale arrivati sul posto oltre che occuparsi della raccolta di elementi utili alle indagini si sono anche loro sbracciati e si sono messi a contrastare le fiamme che inesorabilmente hanno avanzato sempre di più, sino ad accerchiare l’intera montagna. Indubbiamente ci sono interessi precisi dietro questo disastro provocato da uomini perfidi e criminali. E qualcosa la Procura di Trapani ha già raccolto. Probabilmente a giorni si conosceranno importanti svolte nelle indagini. Ci auguriamo che davvero possa essere così. Inquirenti e investigatori da questo punto di vista non mollano la presa, anzi nell’ultimo incendio, quelle di queste ore, qualche “impronta” – non meramente dattiloscopica – pare sia stata trovata. Alcamo oggi dovrebbe essere a lutto, ma tante dichiarazioni di indignazione e rabbia purtroppo non se ne contano. Ma a lutto dovrebbe essere l’intera provincia trapanese e forse anche la Regione, ma sappiamo bene che oggi le grane del Governo Crocetta sono ben altre. Quella che una volta veniva indicata come la Provincia naturale delle riserve, oggi dovrebbe essere chiamata il Libero consorzio degli incendi liberi. Monte Bonifato oggi, ieri Erice, e poi in giro per la provincia di questi strani incendi dolosi se ne contano diversi. Torniamo a sottolineare il forte e spesso gratuito impegno di chi si è ritrovato a fronteggiare le fiamme. Ma dobbiamo anche dire che di uomini a disposizione il corpo Forestale sul campo non ne ha poi parecchi, e invece dovrebbero essere in tanti. Visto che in questi giorni si sta facendo l’elenco delle incompiute governative, che ovviamente non sono solo di oggi, ma si perpetuano da anni, governo dopo governo della Regione, inseriamo in questo dolente elenco anche le carenze al corpo forestale. Corpo forestale che nelle ultime settimane è finito anche lui sotto la lente delle riforme. Riforme che fanno storcere il naso, come quella che vorrebbe sia ricondotta al controllo dell’assessore al territorio il nucleo operativo della Forestale. La politica che vuole controllare il lavoro di chi indaga. Stiamo parlando di quel gruppo che negli anni ha messo a segno importanti colpi contro criminali e malaffare attorno e dentro allo stesso compartimento della Forestale. Non vorremmo che il fine di questa proposta sia quello di dire a chi indaga…”che bisogna indagare ma fino ad un certo punto”. Quando invece c’è da indagare senza guardare in faccia a nessuno, come, va detto, gli investigatori della Forestale, a cominciare dai trapanesi, hanno dimostrato che soprattutto dinanzi a certi scempi non ci sono sguardi che tengano.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.