“I falsi scoop non possono decidere le sorti di un Governo”

crocettaIn corso all’Assemblea Regionale Siciliana l’intervento del Governatore Crocetta, escluse le dimissioni

Determinato e forte, nessun segno di debolezza, anzi tutt’altro. Il governatore Rosario Crocetta sta parlando al Parlamento Regionale, rendendo le comunicazioni dopo lo “scoop” del settimanale L’Espresso sulla frase che il medico Tutino avrebbe detto parlando al telefono con Crocetta, un violento attacco all’allora assessore alla Salute Lucia Borsellino. L’intervento già in apertura ha sgombrato dal campo l’ipotesi delle dimissioni. “Quell’articolo – ha detto Crocetta – è un attacco alle istituzioni…alla storia questi momenti non potranno che passare come una storia infame…i falsi scoop non possono decidere le sorti di un governo”. Questa la premessa del governatore che non ha taciuto sui difficili momenti vissuti all’indomani della diffusione attraverso la stampa della intercettazione. “Dobbiamo decidere in questo nostro Paese se la bufala deve essere una verità o se verità non deve essere ciò che viene detto dalla magistratura” (diverse Procure a cominciare da quella di Palermo hanno negato l’esistenza della famigerata intercettazione ndr).

Crocetta ha voluto leggere al Parlamento una famosa poesia di Brecht: Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare. Indubbiamente chiaro il senso di questa citazione. A seguire il Governatore Crocetta è entrato nel vivo delle questioni “Sanità”, nomina di manager ed altro. E a questo punto l’assemblea parlamentare si è surriscaldata, perché Crocetta prendendo spunto da quanto scritto contro di lui in questi giorni, ossia l’esistenza di “un cerchio magico”, ha ricordato il “cerchio magico” che a suo tempo si disse esistere attorno all’allora governatore Cuffaro, “cerchio dove sedeva la mafia che con i privati decideva i costi di tariffe e convenzioni” ha ricordato ancora Corcetta che ha proseguito ricordando come eguale e forte indignazione, come a suo dire, e non a torto, avrebbe dovuto esserci, non ci fu. C’è voluto a questo punto l’intervento del presidente del Parlamento Ardizzone per far tacere il forte brusio e le proteste di alcuni parlamentari che al nome Cuffaro hanno alzato la loro voce a difesa. L’intervento del Governatore sta proseguendo, sta citando una per una le denunce prodotte dal Governo, i tagli agli sprechi, la riduzione di spese, anche il famoso taglio che ha cancellato l’ufficio stampa del Governo, “taglio che – ha detto – ha sicuramente prodotto rancori e risentimenti”. Ancora una volta, stavolta indirettamente, Crocetta ha chiamato in causa l’autore dell’articolo su L’Espresso, Piero Messina, perché anche lui faceva parte di quell’ufficio stampa. Per noi resta questo un attacco gratuito. L’intervento di Crocetta sta proseguendo, la voce del governatore non è quella affranta dei giorni dello “scoop”, ma la voce di un presidente che intende continuare il proprio operato, ma che non pensa certamente “a carriere politiche future”. E’ seguita poi la lettura di un verbale di un collaboratore di giustizia reso alla Procura di Firenze, “la condanna a morte sentenziata dalla mafia gelese contro di me per il licenziamento della moglie di un mafioso e per la morte dello stesso boss durante un conflitto a fuoco della Polizia. Si disse – ha continuato Crocetta – che quella morte del boss aveva me come mandante”.. “Io ho sempre combattuto la mafia – ha continuato – e mi viene da dire che per la mia azione la mafia avrebbe dovuto denunciarmi per mobbing”. Ha chiesto scusa Crocetta, “per errori che posso avere commesso in buona fede, errori perché è stata utilizzata in buona fede la mia ingenuità”. Per Crocetta oggi la Regione dovrebbe avviare una azione risarcitoria per il danno causato alla Sicilia. “Non è il momento di fuggire, è il momento della ribellione contro chi continua a coltivare l’idea di una Sicilia terribile”. Ed ancora: “Non possono essere diktat romani a decidere la sorte del Governo, deve essere questo Parlamento a decidere se questa esperienza deve essere conclusa. Un uomo delle istituzioni – ha continuato – ha il dovere di combattere fino in fondo, il Parlamento se toglie adesso la spina sarà complice di una azione di sciacallaggio che è stata smentita, una azione che ha ragioni oscure che spero presta possa essere svelata”. E infine, l’uomo Crocetta. “E’ mio diritto riconquistare la libertà di uomo, dinanzi ad un gioco infame”. E ha concluso con la poesia “inno alla vita” (Lou Andreas Salomé,)che oggi ha utilizzato per se dopo, ha detto, averla mandata ai miei amici nei momenti difficili della loro vita. “ Certo, così un amico ama l’amico come io amo te, vita misteriosa,

sia che in te io abbia esultato, pianto sia che tu mi abbia dato felicità, o dolore. Io t’amo con tutte le tue afflizioni: e se tu mi devi sopraffare, mi strapperò dal tuo braccio come ci si strappa dal petto di un amico. Con tutte le mie forze ti stringo a me! Lascia che le tue fiamme mi assalgano, lascia che nelle vampe della lotta io possa sondare il baratro del tuo mistero. Essere, pensare per millenni! Prendimi fra le tue braccia: non hai più gioia da donarmi ebbene… donami il tuo dolore”. Adesso all’Ars è cominciato il dibattito parlamentare.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.