“Cubatoday” la mostra di Fulvio Eterno ad Alcart

Foto: Fulvio Eterno - "Cubatoday"
Foto: Fulvio Eterno – “Cubatoday”

“E’ nato come un viaggio, ma avevo con me la mia inseparabile macchina fotografica, senza la quale mi sentirei incompleto e, una volta a Cuba, non potevo che lasciarmi conquistare dalla sua storia”. Con queste parole Fulvio Eterno, fotografo alcamese, inizia a raccontare la propria mostra fotografica “Cubatoday”, che si terrà il 17, 18 e 19 agosto al Parco Suburbano di Alcamo, all’interno della manifestazione Alcart 2015.

Una mostra fotografica intensa, ricca di scatti che mostrano la vita quotidiana di un popolo che vive lontano dal tempo, che racchiude in ogni scatto una storia [che io ho avuto il piacere di ascoltare] e che racconta attraverso i volti di uomini, donne e bambini una Cuba (forse) destinata a sparire.

Quale è stata la tua prima impressione appena arrivato a L’Avana?

L’Avana, così come tutta Cuba, è un luogo in cui il tempo si è fermato. Le auto che si trovano a circolare per le città sono quelle commercializzate prima del blocco economico contro Cuba scattato ufficialmente nel 1962. E’ stata la prima cosa che ho notato uscito dall’aeroporto.

E quando hai cominciato a prendere confidenza con il posto, hai avuto confermata la tua prima impressione? 

Assolutamente si! Una volta lì ti sembra di rivivere i nostri anni ’40 in cui si andava a lavoro con il carretto, il contadino sta ancora tutto il giorno nei campi ad usare la zappa e se sei in condizioni economiche svantaggiate puoi andare in centri in cui ti forniscono le derrate alimentari di prima necessità (tra cui anche il rum).

Foto: Fulvio Eterno - "Cubatoday"
Foto: Fulvio Eterno – “Cubatoday”

Nelle tue foto ci sono molti scatti che ritraggono persone e volti, cosa hai capito del popolo cubano?

Entrare in confidenza con qualcuno di loro mi ha permesso di capire molte cose in più. Intanto è un popolo che non conosce la parola stress. La maggior parte di loro vive in una condizione di semi povertà ma è uno stato che non gli pesa: questo non genera ambizioni e la certezza che il regime comunque non li lascerà morire di fame rende tutto più semplice. E proprio la presenza del regime è qualcosa che esiste e si vede dappertutto, anche nel fatto che solo il 5% della popolazione ha accesso ad internet, ma di fatto non se ne fa parola.

Quanto è stato importante per te  realizzare “Cubatoday”?

Oltre da un punto di vista professionale e oltre ad avere avuto la possibilità di svolgere un lavoro autoriale, senza compromessi commerciali, “Cubatoday” ha iniziato ad avere per me un profondo significato documentaristico. Credo di aver avuto occasione di scattare le ultime foto di una Cuba costretta a stare chiusa in se stessa a causa dell’embargo. Le vicende che si stanno sviluppando in questi giorni con l’apertura degli Stati Uniti nei confronti dell’isola caraibica fanno presupporre che tutto quello che ho raccontato attraverso questa mostra scomparirà o sarà destinato a diventare solamente una cosa per turisti.

Cosa speri di suscitare nel pubblico che visiterà la mostra?

Come in tutti i lavori che faccio tendo a far emergere, anche grazie al linguaggio fotografico che ho avuto modo di studiare, la parte artistica delle foto e in quanto arte deve necessariamente suscitare qualcosa. Le mie foto vogliono quindi informare e a volte anche provocare, per arrivare poi all’intento ultimo che è indubbiamente quello di comunicare. Di fatto sarà poi il pubblico che deciderà, anche perchè per avere un riscontro bisogna storicizzare un pò l’arte per vedere se dura nel tempo e se ha trasmesso effettivamente qualcosa. Questa mostra è già stata esposta ad Alcamo nell’ottobre del 2014 ma per motivi legati alle esigenze comunali molta gente non ha avuto modo di poterla vedere. Ora sono molto contento di avere la possibilità di poterla esporre nuovamente ad Alcamo in un contesto così interessante come quello di Alcart.

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Eva Calvaruso, classe 1984, vive ad Alcamo, spirito da ventenne e laurea in Economia. Animo hippie e fan sfegatata di Guccini. Curiosità, passione e una continua ricerca della verità l’hanno spinta a diventare una giornalista.