“Quell’attestato è solo concesso per benemerenza”

Il sindaco di Castelvetrano Felice Errante replica al nostro articolo e difende il proprio operato, “squallido quello che si è scritto”. La nostra risposta: “Reazione già vista, la nostra colpa è solo quella di raccontare e far domande”

PhotoGrid_1439986418375Nei giorni scorsi abbiamo raccontanto l’ennesimo retroscena dell’operazione antimafia Ermes, il blitz che ha sgominato capi mafia e pizzinari del boss latitante Matteo Messina Denaro. L’aspetto raccontato ha riguardato il noto Giuseppe Fontana, soprannominato Rocky. Tornato libero dopo avere scontato una lunga condanna, “Rocky” secondo le indagini nel 2013 avrebbe ricevuto pizzini dal capo mafia e avrebbe contattato il quartiere generale della mafia di Salemi per potere rispondere al boss con il quale è notoriamente legato da profonda amicizia e…devozione. Intanto l’anno scorso a novembre Fontana è stato riarrestato per avere fatto picchiare un ladruncolo da lui ritenuto autore di un furto commesso nella casa dei suoi genitori da dove alcuni gioielli portati via sarebbero appartenuti alla famiglia Messina Denaro, un doppio sgarro da punire severamente. Raccontando di Fontana ci siamo imbattuti in un fatto accertato con tanto di foto: un attestato di benemerenza conferito dal sindaco di Castelvetrano Felice Errante a Ignazio Fontana, genitore di Giuseppe, quale gestore con i figli di un noto ristorante selinuntino che come si può leggere nell’attestato è benemerito per il contributo dato al turismo locale. In quell’articolo abbiamo raccontato che quel risotorante è benemerito anche per Cosa nostra perchè in quel locale Giuseppe Fontana incontrava i boss, si parlava di affari. Nel procedimento per l’applicazione delle misura di prevenzione Giuseppe Fontana ha subito anche la confisca delle quote possedute nella società che gestisce il ristorante, quote che i soci di maggioranza, il padre e i fratelli, hanno poi riacquistato. Non abbiamo poi potuto non notare la data di consegna dell’attestato a Ignazio Fontana, 26 aprile 2015, casualmente data del 53° compleanno del boss latitante Matteo Messina Denaro. Il sindaco Errante ha ritenuto di dover rispondere all’articolo, inviando una nota dopo però averla pubblicata sulla sua pagina di Facebook con una premessa che attribuisce a noi una volontà precisa, quella di attaccarlo. Rispondiamo: reazione già vista, la nostra colpa è solo quella di raccontare e far domande. Noi abbiamo solo fatto il nostro dovere: “Cane da guardia della democrazia. Questo è il ruolo che la stampa deve poter svolgere in una società democratica. Il buon cane da guardia gira libero attorno a casa, orecchie tese e naso al vento. E abbaia, anche più forte del necessario e qualche volta deve mordere. Così è la stampa”. Questa la lettera inviataci dal sindaco di Castelvetrano Felice Errante.

Egregio Signor Rino Giacalone,

che io non Le stia simpatico è noto. Che Ella non abbia stima nei miei confronti, è anche questa circostanza nota. Tuttavia me ne farò una ragione.

Per tali motivi non ho più letto Suoi articoli anche per evitarmi inutili gastriti, già procuratemi dagli innumerevoli problemi che aggrediscono la mia comunità. Ritengo però che oggi abbia superato il segno. Sotto l’ala protettrice del giornalismo di inchiesta e incasellato in una antimafia “radical chic”, per aderire alla quale occorre avere patenti speciali, non perde occasione per criticare aspramente fino a giungere ai limiti della diffamazione, con il trucchetto “del dire e non dire”, le azioni portate avanti da questo Sindaco, reo, a parer suo, di essere stato indifferente ad alcune sue istanze giornalistiche, di non avere prestato la giusta attenzione alle Sue sollecitazioni, peggio, di non avere risposto ad alcune Sue domande.

Nel tempo, omettendo scientemente di dare risalto ad azioni antimafiose concrete portate avanti dalla mia amministrazione, facilmente ricavabili peraltro da una semplice lettura senza preconcetti di atti deliberativi e provvedimenti amministrativi, ha ritenuto di dover faziosamente scrivere su fatti e/o eventi che poco hanno a che fare con la A.C.. Liberissimo di farlo per carità! Non vorrei apparirLe arrogante ma il Suo modo di scrivere, non certamente la Sua persona, si avvicino molto a coloro che ritengono di potere apoditticamente stare su un piedistallo a dispensare giudizi, ad attribuire patenti in quanto detentori di verità.

Non ho mai replicato, sin qui alle Sue libere intepretazioni, oggi, contro il parere di tutti invece lo faccio, consapevole di poter cadere nella trappola mediatica che certamente verrà scatenata ad arte. Ad onor del vero una volta ebbi a richiederLe una rettifica per un articolo da Lei collazionato e pubblicato per il mensile “S” i primi giorni del mio mandato nel quale aveva dato erroneamente per certa la mia presenza in un luogo (si trattava di un funerale celebratosi presso la Cattedrale di Mazara del Vallo) dove io non ero.

Dal mio insediamento abbiamo avviato una serie di iniziative tendenti a premiare, con dei semplici attestati, cittadini o imprenditori che si sono distinti per il loro operato. Consegnare un attestato di benemerenza al signor Ignazio Fontana che da settanta anni gestisce, per quello che mi è dato sapere onestamente, il ristorante Baffo’s a Marinella di Selinunte (prima in una struttura precaria sul mare nei pressi di Calanninno, oggi sulla strada statale che conduce a Selinunte) non ritenevo potesse far arrivare qualcuno a scrivere quello che è stato pubblicato oggi sul sito Alqamah.

In quel ristorante hanno mangiato tutti i castelvetranesi, e non solo. Intere generazioni, la mia compresa, nei sabati agostani lì mangiavano la pizza. Ancora oggi il signor Ignazio Fontana cucina e, se necessario, serve ai tavoli. Questi i fatti. Questa è l’unica verità. Altra è la forzatura che Lei ha imbastito. Mi preme ricordarLe sul punto che il signor Giuseppe Fontana, uno dei figli di Ignazio, già detenuto nel passato, oggi nuovamente in carcere per fatti di mafia, non ha mai nutrito simpatie, nemmeno politiche, per questo Sindaco.

Le rammento che lo stesso alle amministrative del 2012 sosteneva pubblicamente altro candidato della sinistra radicale nella mia città. Anche Lei potrebbe sapere che appartengo ad una sensibilità politica diversa, diversa anche dalla Sua. L’articolo viene arricchito da particolari assolutamente inediti, a parer mio inquietanti, quali quello della coincidenza tra la data di nascita del latitante Messina Denaro e il giorno della consegna della pergamena, quasi a volere romanticamente creare una nefasta suggestione. Questo è disgustoso e a nulla serve dire di essere convinti che si sia trattato di una casualità o di una “scelta infelice”. E’ squallido, a parer mio, averlo pensato e poi scritto. Qualora fosse necessario, immodestamente non lo ritengo, protesto la mia integrità morale, la mia onestà materiale, il mio impegno concreto contro ogni forma di mafia e di criminalità organizzata ed agisco nel rispetto della legge. Come ogni cittadino ho il diritto di tutelare la mia onorabilità, e come Sindaco difenderò sempre la mia città da attacchi gratuiti e superficiali. Se proprio non riesce ad avere rispetto e obiettività per le valutazioni che riguardano la mia persona, spero possa averle per la mia famiglia che vive con apprensione la mia esperienza, e, in subordine, Le chiedo di tentare di rispettare l’istituzione e la comunità che in questo momento rappresento. Oggi ha certamente ottenuto un risultato. Avrà un attento lettore in più.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.