MILO (TP). Una delegazione guidata da Ignazio Corrao e Maurizio Santangelo, rispettivamente europarlamentare e senatore della Repubblica, è andata a far visita al Centro di Identificazione ed Espulsione di Milo a Trapani, con loro anche Fulvio Vassallo Paleologo e Elio Tozzi, docente di Diritto di Asilo e statuto costituzionale dello straniero il primo e di Sicilia Migranti il secondo.
Da Corrao un’analisi dello stato delle cose presso il Centro così come si presenta attualmente come dovrebbe diventare: “Il Centro di Milo – spiega Corrao – è una di quelle strutture che dovrebbe divenire un hot spot, ma al momento l’attivazione è impossibile perché il centro è ingolfato a causa di procedure probabilmente errate. In questo centro ci sono 116 marocchini sbarcati al porto di Catania circa 15 giorni addietro cui sono stati notificati procedimenti collettivi di respingimento sino alle convalide di trattenimento adottate dal giudice di Pace Trapani. La questura di Catania avrebbe adottato tanti decreti di respingimento identici che potrebbero configurare anche una violazione del decreto di respingimento collettivo, in difformità a quanto stabilito ad esempio dall’articolo 13 del regolamento Schengen che prevede invece una procedura individuale sul respingimento. Morale – sottolinea l’europarlamentare M5S – l’hot spot che avrebbe dovuto essere avviato il 3 Agosto non è ancora partito perché il Ministero dell’interno con a capo il Ministro Alfano continua a gestire la situazione in maniera approssimativa e confusionaria. Intanto tra gli ospiti, aumenta l’esasperazione per il fatto di non sapere le motivazioni ed i tempi per i quali sono di fatto detenuti, gli scorsi giorni si è registrato l’ennesimo tentativo di suicidio”.
Santangelo sottolinea invece l’assenza di presupposti affinchè Milo diventi Hot-spot: “E’ una operazione di maquillage che stanno facendo alla struttura – spiega il senatore M5S – avevano già predisposto l’area hot spot aumentando la capienza da 220 a 300 posti. Non c’è acqua calda, ed i letti saranno a castello. Ad onor del vero oggi non esiste una normativa tecnica che dice come adeguare la struttura in hot spot, hub o sprar. Come faranno quindi i prefetti ad adeguare i centri se mancano i riferimenti normativi? Con quali criteri considerando che a pieno regime nei centri ogni 72 ore dovrebbe esserci il cambio degli ospiti?”.
Fulvio Vassallo Paleologo, interviene nella discussione spiegando che ciò che occorre è :“ragionare con i paesi di transito. Solo così – spiega – si potrebbero avere risultati migliori come accaduto nei rapporti con l’Egitto e la Tunisia. Molti marocchini lavoravano in Libia e volevano tornare in Marocco ma non sono potuti rientrare. Succede perché i lavoratori nordafricani che lavoravano in Libia in questo momento sono costretti a tentare l’avventura sui barconi per tornare nel proprio paese. L’Europa dovrebbe guardare chi arriva e cosa succede in Libia e nel nord Africa. Se contiamo di affrontarli a colpi di respingimento, non otteniamo nulla. Ci sono situazioni simili in diverse questure siciliane dove le persone vengono raggiunte dal provvedimento di respingimento a cui viene intimato di lasciare il territorio entro 7 giorni, in questo modo si rischia di non dare esecutività ai rimpatri ed ingolfare gli hot spot con persone che non vengono mandate via ed al tempo stesso non si sa dove portarle”.