“La favola” delle Regie Trazzere di Sicilia. Capitolo Primo – Parte V – La via Aurelia e la via Pompea ossia la agrigentum-panorme e la messana-syracusis

Via PompeiaIntroduzione

Il nostro viaggio all’interno della rubrica”La favola delle Regie Trazzere di Sicilia” prosegue con le affascinanti descrizioni e le ipotesi maggiormente accreditate dagli studiosi (Tesoriere, Uggeri, Pace, ecc…) a riguardo dei percorsi viari della via Aurelia e della via Pompea. Un lavoro certosino condotto da Antonino Messana che ci guida perfettamente all’interno di un argomento complesso e affascinante nello stesso tempo. Ad arricchire maggiormente questa puntata contribuiranno anche le citazioni e i riferimenti riguardanti Cicerone e Mario Gaio. Buona Lettura.

Marcello Contento

di Antonino Messana

A) LA VIA AGRIGENTUM-PANORME

Le esigenze delle operazioni militari delle due prime guerre puniche, combattute in Sicilia, avevano dato vita ad un sistema stradale proiettato verso l’estremità occidentale dell’isola, quale era quello costituito dalla “Via Aurelia” e dalla “Via Valeria”; da Messina a Palermo e da qui ad Agrigento oppure a Lilybeo. La realizzazione di queste due vie precedette pertanto, nell’ottica strategica dei Romani, il potenziamento dei collegamenti tra le città siceliote della zona orientale dell’isola, che del resto era rimasta più a lungo sotto l’influenza siracusana e disponeva perciò di un complesso ed evoluto sistema viario (Uggeri).

Dal punto di vista temporale, probabilmente, la prima strada romana in Sicilia fu quella che collegava Agrigento con Palermo. Come si è anticipato, l’Itinerarium Antonini considera le seguenti stazioni: Agrigentum, Pitinianis, Comicianis, Petrine, Pirami, Panormo. Riguardo la identificazione dei siti, restano molti dubbi sulla ubicazione delle mutationes elencate comprese fra Agrigento e Panormo. Le ipotesi più accreditate farebbero coincidere Pitiniana con Aragona o Raffadali, Comincianis o Comitiana con Castronovo, Petrine con un luogo ancora imprecisato (forse fra Lercara e Vicari), Pirama con la zona di Mezzojuso (taluni autori propendono per Vicari). L’itinerario costituisce un classico esempio di strada militare che permetteva il rapido spostamento delle legioni lungo la direttrice da Agrigento a Palermo, incuneandosi nella fascia interessata dalle operazioni fra Romani e Cartaginesi. Infatti la base operativa di questi ultimi era fra Lilybeo (Marsala) e Drepanis (Trapani) proprio ad occidente della strada stessa. 

Nell’autunno del 1954, in località Zuccarone, a pochi chilometri ad est di Corleone, è stato rinvenuto, un miliare con l’iscrizione del Console Aurelio Cotta. Questo miliare ha forma parallelepipeda. Diversa dai soliti cilindri rinvenuti  in altre vie d’Italia ed è l’unica testimonianza  che rimane  delle strade romane in Sicilia.

Circa l’attribuzione del miliare al collegamento Agrigento-Palermo non ci sono dubbi perché esso riporta l’iscrizione di 57 miglia, pari a circa 84 Km. corrispondenti alla distanza  da Agrigento e, implicitamente ne indica il tracciato che si discosterebbe da quello riportato  nell’Itinerarium di Antonini che risulta molto vicino, invece, anche come chilometraggio, allo sviluppo dell’attuale statale S.S. 189.

GIUSEPPE TESORIERE

VIABILITA’ ANTICA IN SICILIA

cornelio miliare

Il Di Vita, che ha studiato attentamente questo itinerario, suggerisce una soluzione che si ritiene condivisibile: la via fino a Castronovo avrebbe seguito il tracciato riportato nell’itinerarium; a questo punto si sarebbe biforcata con un braccio, il più antico, che raggiungeva Palermo, passando prima sotto Prizzi, aggirando Cozzo Zuccarone, e puntando, a Nord su Santa Cristina Gela ed Altofonte.

MAPPA ELABORATA DA VERA MESSANA ARCHITETTO IN MILANOagrigento panormus

Agrigentum-Panorme ossia Via Aurelia

vie romane

E’ molto probabile che il ramo Castronovo-Vicari-Bolognetta-misilmeri-Palermo sia stato realizzato molto dopo (II o III sec. d. C.) e per questo motivo è ricordato nell’Itinerarium.

Di Vita attribuisce il miliare all’epoca del primo consolato e, quindi, al 242 a.C..

Questa data è ritenuta accettabile, tenuto conto dell’importanza militare della strada (nel 261 i Romani avevano occupato Akragas e nel 254 Panormus), soprattutto subito dopo la guerra punica, onde mantenere il controllo della larga fascia del territorio che era rimasto sotto il dominio cartaginese, compresa fra Segesta, Lilybeo e Drepanis, la data  da attribuire alla sua costruzione dovrebbe risultare intorno a poco posteriore il 240 a.C..

                                              

  GIUSEPPE TESORIERE

VIABILITA’ ANTICA IN SICILIA

DALLA COLONIZZAZIONE GRECA  ALL’UNIFICAZIONE (1860)

via aurelia

B) LA VIA POMPEA: MESSANA-SYRACUSIS.

 Nella parte orientale dell’isola, la viabilità romana ricalca quella già esistente, sia con la strada principale, che percorreva la costa ionica da Messina a Siracusa, sia con gli ulteriori prolungamenti con la Via Elorina e la Via Selinuntina.

Dalle Verrine di Cicerone emerge a chiare lettere l’esistenza in Sicilia di una Via Pompea (Cicerone II Verr.V, 66, 169: de Gavio…cum Mamertini more atque instituto suo crucem fixissent post urbem in via Pompea, te iubere in ea parte figere quae ad Fretum spectaret…ut ille…ex cruce Italiam cernere ac domum suam prospicere posset? I Mamertini (abitanti di Messina) avendo alzato una croce, secondo il loro costume, dietro la città, nella Via Pompeia, vollero che tu fissassi  lo sguardo in quella parte rivolta verso lo stretto, affinché quegli al di là della croce potesse scorgere l’Italia e guardare la propria casa? [Uggeri].

La strada da Messina a Siracusa venne completata fra l’82 e l’80 a.C., denominata  Via Pompea , a ricordo di Pompeo Magno. Tesoriere precisa in nota che alcuni autori (Strabone) attribuiscono il nome Pompea a Gneo Pompeo, Console nell’89 e forse pretore in Sicilia nel 92, però l’autore  conferma tuttavia, come opinione più diffusa, l’attribuzione a Pompeo Magno che combatté vittoriosamente i mariani in Sicilia ed in Africa nell’82-80 a. C.

L’Itinerarium le seguenti stazioni: Messana, Tamaricios sive Palmas, per Tauromenium Naxo, Acio, Catina, Syracusis.

MAPPA ELABORATA DA VERA MESSANA – ARCHITETTO IN MILANO

Via Pompeia

Percorso: Messina-Taormina-Acireale-Lentini-Siracusa

Tesoriere, inoltre, si avventura (per il tempo trascorso) a riportare i tracciati con particolare cura che, a mio giudizio, potrebbero essere utili ed essenzialmente potranno servire ai proprietari frontisti la strada per confrontare eventuali mappe redatte dall’Ufficio Trazzere.  Anticipo che anche questa Via è una strada consolare larga 40 palmi esattamente come la Valeria. Allora, scrive Tesoriere che il primo tronco, da Messana a Tauromenio (Taormina) si svolgeva lungo la costa, anche se mancano precisi riferimenti.

Tesoriere Mappa strade romane

La mappa  è maestrale. Tuttavia, rispetto alle mappe di Uggeri e poi di Edrisi è segnata Acireale e manca la città di Lentini.

GIOVANNI UGGERI

IL SISTEMA VIARIO ROMANO IN SICILIA E LE SOPRAVVIVENZE MEDIEVALI

uggeri strada romana

Edrisi (che già conosciamo), indica fra queste località una stazione intermedia cui dà il nome Balmi che Pace riconosce nel Casale Palme di Savoca, fra Alessio e Fiumedinisi e nello stess di Sicilia prosegue con­ un ponte di epoca romana sull’Alcantara “di meravigliosa struttura da mostrare il valore dell’Architetto che lo innalzo’.

Ponte Alcantara ottocento

 (Simili percorsi naturalmente e per definizione non sono Vie armentizie)

Il Tracciato per il superamento del colle di Taormina è controverso. Secondo Beloch ed Orsi la Via romana aggirava il promontorio, seguendo la costa fino a Naxos, cioè al di la di Taormina, raggiungibile attraverso un sentiero. A giudizio del Pace, invece, la Via romana, secondo un criterio già  adottato per la Via Valeria (superamento del colle di Tindari), avrebbe avuto un percorso che raggiungeva Taormina, tagliando da Bovemarino il Capo S. Andrea, guadagnando, aspra e rapida, la trazzera della città e scendendo per lo sperone tra il torrente Serina ed il burrone di S. Agostino, verso capo Schirò. A conferma di questa interpretazione, il Pace riconosce che lo stesso percorso è individuabile nella relativa trazzera e nella ubicazione delle stazioni dell’itinerarium (Tauromenio, Naxos), che indica come  la Via passasse  proprio per Taormina; inoltre, egli sostiene la sua tesi anche con la considerazione che l’attuale S.S. 114 si è potuta realizzare, secondo il tracciato litoraneo, nel tronco in argomento, solo dopo l’abbattimento di un forte sperone di roccia. Da Taormina la strada raggiungeva la stazione di Aci (Acireale) e, quindi, Catania.

E’ molto probabile che il tracciato da Catania a Siracusa seguisse la via indicata in epoca da Edrisi: Primosole (foce del Simeto), Lentini, Villasmundo, Priolo Siracusa. Si deve ritenere, anche, in quest’ultimo tronco, che la strada si adattasse su un antico itinerario risalente alla colonizzazione greca.

Via Romane in Sicilia

 

villabianca diari palermitani

 

Infine, anche la Via Pompeia, come la Valeria e la Elorina sono state ricordate dal Villabianca come strade romane. Ecco lo stralcio del manoscritto.

Diari Palermitani – Biblioteca Comunale – Casa Professa Palermo. Coll. QqE90.

Qui il Villabianca, con mia meraviglia salta o dimentica distrattamente la Via Selinuntina (strada con tratto interno nei pressi di Ragusa):  Siracusa-Agrigento e raggiunge in un secondo tempo Marsala.

La prossima parte del primo capitolo verrà pubblicata Sabato 3 Ottobre 2015…

Antonino Messana

Bibliografia

Mariani: Seguaci di Gaio Mario che dopo la morte  lasciava dietro sé una situazione incerta  e torbida nella quale la democrazia, che dal suo nome di chiamò mariana, doveva urtarsi tra odio e sangue con gli avversari della democrazia che si dissero sillani. Fonte:Grande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969, volume XII pag.  81).

Come dimostrazione che Cicerone è stato personaggio  legato alla terra di Sicilia ed ai siciliani propongo un accenno sommario di un profilo biografico  per arrivare alle  sue Verrine che, come sopra evidenziate, ricordano a chiare lettere la Via Pompea. A mio giudizio simile proposizione, anche se allunga la lettura, potrebbe essere chiarificatore e utile per la Via consolare in argomento, sia allo sprovveduto di  studi umanistici, sia al cultore come conferma.

Cicerone Marco Tullio, nacque il 3 gennaio 106 a.C. nella patria di Mario ad Arpino o, come ritengono altri, in una località vicina nell’antica villa dei suoi antenati in territorio di Sora (ciociaria) presso l’isola del Fribreno. Proveniva da cospicua famiglia di agricoltori, non patrizia, ma dell’ordine equestre, portava con se un sincero attaccamento alla tradizione e il vigore di una forza semplice e sana, con vivo senso del giusto e dell’onesto, con solide qualità d’ingegno, e riuscì ,come egli stesso si espresse, traendo origine da sé solo e su sé solo poggiando, a salire, lui homo novus, come Catone e come Mario, infrangendo la chiusa cerchia della nobiltà romana, fino al consolato. Il padre amante dello studio, attendeva all’educazione dei figli Marco e Quinto e si trasferì a Roma, dove poteva avviare i giovanotti allo studio delle lettere, della filosofia e dell’eloquenza.

Cicerone attese allo studio con straordinario profitto sotto la guida dei grandi maestri come Licinio Grasso e Marcantonio, i due grandi oratori del tempo, e conobbe il poeta Licinio Archia; nel 90 a.C., a 16 anni  vestì la toga virile e cominciò lo studio del diritto sotto Q. Muzio Scevola l’Augure, e poi alla scuola dell’altro omonimo Scevola, il Pontefice Massimo, il più grande giurista di quell’età, notissimo per il modo in cui aveva governato la provincia d’Asia.

Nell’81 a. C., a 25 anni, esordì nella professione di avvocato in una questione di diritto privato in difesa di P. Quinzio, contro un certo Nevio patrocinato da Ortenzio. Non tardò a offriglisi l’anno seguente un processo clamoroso (80 a. C.), non più una causa privata, ma una causa pubblica, riguardante il diritto penale, la prima del genere che Cicerone intraprendesse a trattare, in quel periodo così torbido e difficile per la vita interna di Roma, in piena dittatura sillana. Ottenne allora il suo primo grande trionfo oratorio, difendendo con l’ardore  della sua giovinezza Sesto Roscio di Amelia accusato di parricidio da Crisogono, potente liberto di Silla, allo scopo di confiscargli i beni paterni.

Poco dopo questa orazione, nel 79 a. C. partì per l’oriente sia per curare la malferma salute, sia per completare gli studi, sia perché desideroso di visitare Atene e le città greche dell’Asia e, in ultima analisi, per motivi di prudenza, per sottrarsi alle possibili vendette di Silla e dei suoi più audaci fautori.

Ad Atene frequentò la  Vecchia Accademia con i più grandi ed illustri maestri dell’epoca (Fedro, Zenone, Demetrio di Siria, Apollonio, Posidonio, ect.).

Finalmente nel 78 a. C. tornò a Roma, dove Silla aveva attuato la nuova costituzione e depositata la dittatura, e si era ritirato a vita privata (79 a. C.); poco appresso era venuto a morte.

Cicerone ormai libero dai timori di Silla, avendo raggiunto l’età prescritta poteva iniziare la carriera politica, chiedendo la questura (76 a. C.). Riuscì eletto a unanimità di suffragi. Fu destinato alla Sicilia quale questore del propretore Sesto Peduceo con sede a Lilibeo (75 a. C.). Qui diede prova di così grande onestà nell’amministrazione, che divenne patrono di tutta l’isola. Difatti nel 70 i Siciliani affidarono a lui il compito di accusare di concussione il famigerato Gaio Verre, un aristocratico che come propretore aveva governato l’isola per tre anni (73-73), commettendo ogni sorta di soperchierie, furti, rapine e violenze. (Fonte Grande Dzionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969, volume IV pagg. 666 e segg.).

Il processo rimasto è celebre  per la parte avutavi da Cicerone che pronunciò contro di lui le famose orazioni dette Verrine. (Fonte Grande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969, volume XIX pag. 389 ).

Uggeri GiovanniLa viabilità della Sicilia in età romana. Galatina: M. Congedo 2004.Custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana. Collocazione 3.46.9.15. Gli argomenti riportati sono state tratte dalle pagine 230, 231 e 232.

Uggeri Giovanni – Il sistema viario in Sicilia e le sopravvivenze medievali, 1939. Custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana. Collocazione PAL 0260516.

Tesoriere GiuseppeViabilità antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all’unificazione (1860), Zedi Italia, Palermo 1993. Custodito dalla Biblioteca dell’istituto Costruzioni Stradali, coll. 422.P2.26 – Università di Palermo. Gli argomenti sono state tratte dalla pagine 28, 29 e 30.

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Marcello Contento nasce a Palermo nel 1982, vive la sua vita tra la Sicilia e la Toscana. Giornalista, insegnante di economia aziendale e lettore incallito di Tex e Alan Ford.