“D’Alì fece pressioni per far trasferire il Capo della Mobile di Trapani Linares”

d'alìDue colpi di scena al processo di appello contro il politico trapanese accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex capo della Polizia de Gennaro svela la richiesta di rimuovere Linares. La difesa del senatore invece lancia un siluro contro l’appello: l’imputato generalizzato non è il senatore D’Alì, l’Antonio D’Alì indicato nell’appello ha una data di nascita diversa da quella del politico”

Botta e risposta tra procura generale e difesa, e nuovo rinvio. Il processo di Appello contro il senatore Antonio D’Alì arranca. La Corte di Appello, presieduta dal giudice Spina, dopo avere ascoltato accusa e difesa – D’Alì è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, in primo grado il processo si concluse con una sentenza di prescrizione e assoluzione – ha rinviato al 6 novembre prossimo, per sciogliere i nodi. La difesa dinanzi ad una mole di documenti presentata dal procuratore generale, tra questi la testimonianza dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro che ha parlato di pressioni ricevute dal senatore D’Alì per rimuovere l’allora capo della Squadra Mobile Giuseppe Linares, ha preferito lanciare un siluro contro l’appello. Hanno evidenziato che l’imputato generalizzato nel documento di appello non è il senatore D’Alì, “l’Antonio D’Alì indicato nell’appello presentato dalla Procura Generale – hanno detto i difensori – non è il senatore D’Alì, la data di nascita dell’imputato per il quale si propone appello non è quella del senatore d’Alì”. Hanno in pratica evidenziato un errore nell’indicare la data di nascita, 26 ottobre 1934 anziché 25 dicembre 1951, a loro avviso un errore non sanabile e dunque per la difese l’appello è inammissibile e il processo di secondo grado non può svolgersi. Il pg Gozzo ha chiesto rinvio per potere controdedurre. Ma il 6 novembre, se l’opposizione delle difese verrà respinta, ci sarà da discutere la voluminosa memoria prodotta dal pg Gozzo che ha chiesto la riapertura del dibattimento per sentire diversi testimoni. Tra questi il Capo della Polizia Gianni De Gennaro sentito nei mesi scorsi dal sostituto procuratore generale di Palermo, Nico Gozzo. De Gennaro ha confermato di avere ricevuto pressioni per rimuovere e trasferire da Trapani il capo della Squadra Mobile Giuseppe Linares. Le pressioni ha dichiarato De Gennaro sono arrivate dal senatore trapanese Tonino D’Alì quando questi era sottosegretario all’Interno, dunque tra il 2001 e il 2005. Le pressioni che il senatore D’Alì avrebbe condotto rientrano in un periodo in cui dentro la cupola mafiosa trapanese, come ha detto ai pm della Dda il collaboratore di giustizia Nino Birrittella, si parlava insistentemente dell’imminente trasferimento dell’allora capo della Mobile, le cui indagini stavano mettendo in ginocchio l’organizzazione mafiosa. Indagini che riguardavano i contati tra Cosa nostra, le imprese e la politica. Anche il sacerdote Ninni Treppiedi, sentito nel processo di primo grado contro il senatore D’Alì, e che Gozzo ha chiesto di sentire nel processo d’appello, ha confermato che chiodo fisso del politico era far trasferire da Trapani il dirigente della Mobile. Gozzo su questa vicenda ha anche sentito l’allora capo della Procura della repubblica di Trapani Giacomo Bodero Maccabeo ed ha acquisito una lettera diretta ai vertici della Polizia dal procuratore aggiunto della Dda, Teresa Principato.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.