La sceneggiata di Palazzo Cavarretta

Fazio D'Alì DamianoLa scena politica a Trapani resta quella degli ultimi anni, la “faida” nel centrodestra resta infinita e sconquassa la sinistra

 

“Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Assistendo al Consiglio comunale tenutosi a Trapani giovedì scorso e ascoltando le battute finali del lungo dibattito e seguendo l’appello nominale che ha segnato la sconfitta della mozione di sfiducia contro il sindaco Vito Damiano, non abbiamo potuto fare a meno di ricordare il film tratto dal libro di Erich Maria Remarque.

L’ex sindaco Fazio che convince, come fecero gli insegnati di scuola tedesca convincendo i loro allievi a combattere quella guerra, la prima guerra mondiale, i suoi colleghi d’aula ad arruolarsi con lui contro l’acerrimo avversario Damiano. I ragazzi quella guerra l’hanno perduta, come è successo a Fazio giovedì sera. Ma “Niente di nuovo sul fronte occidentale” non è solo un film, è il titolo di una bella canzone dei Modena City Ramblers…Ombre senza nome sul fango di trincea topi su su una nave in procinto di affondare. Un’ora conta un anno se il domani è uguale a ieri aggrappati con le unghie ad un futuro di cartone…ecco più del film sono efficaci le parole di questa canzone per descrivere lo scenario politico trapanese…ombre senza none…una nave in procinto di affondare…aggrapati con le unghie ad un futuro di cartone.

La situazione politica a Trapani non muta da tre anni, per restare fermi solamente alla storia più recente. Nel 2012, infatti, si svolse una campagna elettorale che sostanzialmente fu, sin dal primo turno, ma ancora di più nel ballottaggio, una faida del centrodestra. Da una parte Damiano, premiato dal risultato del secondo turno, dall’altra Maurici, sconfitto quando sembrava che avesse la vittoria in pugno. Tutti e due espressioni del centrodestra, Damiano sostenuto dai maggiorenti di Forza Italia, D’Alì e Fazio, Maurici sotto l’effige del Grande Sud dell’onorevole Gianfranco Miccichè (l’artefice di quel famoso 61 a 0 di quelle elezioni nazionali del 2001 che consacrò a Berlusconi la Sicilia per la grande infornata di parlamentari portati da Palermo a Roma). La sinistra notoriamente si divise e lo fece alla luce del sole senza nascondersi, il Pd si dissolse senza nascondere nulla della sua crisi, e non fu scandalo il fatto che la candidata Sabrina Rocca si dovette far carico dell’onere, accompagnata da un gruppo di affezionati alla bandiera e …alla città.

Il voto di giovedì scorso sulla sfiducia non ha visto cambiato lo scenario: una gran bella sceneggiata quasi guapparia alla Merola. C’e’ stato uno scambio di pedine da una parte all’altra del fronte, la guerra era tutta del centrodestra ma Damiano ha continuato a vincere. La cronaca di quella giornata è stata abbondantemente scritta, inutile tornare a proporvi le cose che sono state dette a Palazzo Cavarretta, diciamo soltanto che ci ha colpito un certo squallore, non adatto ad un’aula istituzionale, dentro al Palazzo che ai tempi fu Palazzo Senatorio. Tanti consiglieri non hanno perfetta percezione del ruolo svolto e di una certa austerità non solo di facciata da saper mantenere. E quasi quasi ci ha fatto tenerezza, pur dinanzi all’eclatanza del gesto compiuto, l’oramai ex consigliere di Forza Italia, Totò La Pica, tra i pochissimi che ha voluto onorare l’aula di un discorso politico (ma altrettanto interventi politici salienti pur se opposti nei contenuti sono stati gli interventi dei “dem” Abbruscato e Passalacqua) che a fine seduta dinanzi ad una incredibile perspicace volontà del presidente Giuseppe Bianco a non volergli concedere la parola ha fatto il gesto forse meno offensivo della giornata, salire con un piede sul tavolo per ergersi pretendendo la parola per annunciare le sue dimissioni da consigliere comunale. Fino a quel momento altri avevano calpestato l’onorabilità di Palazzo Cavarretta.

lapicasultavoloDamiano si dice che in queste ore stia varando la nuova Giunta. Ha perduto anche lui però: per sconfiggere la sfiducia ha fatto un appello alla politica cercando tra le forze politiche la possibilità di creare una nuova maggioranza. L’esito finale gli ha messo a disposizione non gruppi nella loro interezza, ma gruppi dilaniati, divisi.

Ha perduto i suoi padrini politici, D’Alì e Fazio, ma si ritrova ad avere a che fare con altri “padrini” che non esprimono però partiti ma la politica declinata secondo il volere di singoli. In queste ore ha una sola ed unica scelta, avere il coraggio di presentarsi in aula con una Giunta del sindaco, non frutto delle contrattazioni con i nuovi maggiorenti che giorno dopo giorno cercano rinnovate affermazioni sul territorio, come sta facendo l’onorevole Paolo Ruggirello – o mister R come abbiamo promesso di chiamarlo, dopo una sua piccata replica ad un nostro pezzo ritenuto infondato, ma adesso anche l’on Fazio ha svelato il dietro le quinte con l’on Ruggirello indaffarato a stare dalla parte di Damiano  – o come cerca di diventarlo per chiudere in bellezza con la politica, così va dicendo, ma non è la prima volta che lo dice, il presidente del Consiglio comunale Peppe Bianco. E questo lo diciamo mentre stiamo ascoltando le ultime parole di Papa Francesco: “I tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare”. Papa Francesco ha detto queste parole parlando della Sua Chiesa, ma le stesse parole possono, devono riguardare la politica. Diciamo ai consiglieri comunali di Trapani, aggrappati con le unghie ad un futuro di cartone, a quei pezzi della politica che timidamente ancora cercano di ragionare usando la politica come servizio, che i tempi sono cambiati e la politica DEVE cambiare. Un’ intera classe politica dirigente locale ha fallito e il fallimento non è attribuibile solo a chi ha governato, anche perchè, riconosciamolo francamente, da oltre un ventennio parlando di politica a Trapani non possiamo scindere il centrodestra dal centrosinistra, la trasversalità è stata predominante. Come dimenticare quei momenti politici determinanti, in cui il centrosinistra non opponeva candidati al Parlamento contro il centrodestra e sceglieva candidati lontani da questa terra! Oggi come fu con Fazio nell’ultima fase le cose che accadono a Trapani sembrano non interessare il senatore D’Alì che non ha fatto mai sentire la sua voce, anche a proposito del divorzio da lui sancito da Damiano che comunque in aula non ha mai fatto nomi e cognomi ma ha preteso di segnare il suo divorzio con la generica indicazione di una “rottura con la politica”. Forse avrebbe fatto bene a fare nomi e cognomi.

Quella con Fazio è stata dichiarata durante l’insediamento del 2012, quella con D’Alì non ha portato a disotterare alcuna ascia come fatto nei confronti del sen. D’Alì. Non se la prenda a male nessuno ma ci viene di rivivere il contenuto di una antica indagine antimafia, quando la Polizia intercettò una conversazione tra un mafioso e un imprenditore che era andato a chiedere cosa fare, “un fari e un fari fare” – rispose -, perchè erano tempi in cui si attendeva di sapere cosa la politica sarebbe in grado di offrire in temini di affari e appalti. Ecco ci sembra di vivere quella stagione che si concluse con l’arrivo di un fiume di milioni di euro, come quegli appalti per la Coppa America. Oggi quantunque ci si trovi in una situazione stagnante o in una stagione in cui potrebbero profilarsi nuovi affari, che pensiamo mai possono essere analoghi a quelli del 2005, la cosa non è buona in tutte e due le ipotesi per questa città di Trapani fatta da tanti onesti cittadini. La politica che regola i suoi conti con i guanti di sfida e le parole sguaiate indubbiamente va mandata a casa. Infine, Damiano è indubbiamente un fortunato. Siamo in grado di rivelarvi una notizia esclusiva. La sera prima del dibattito in aula dopo avere lavorato per ore al testo del suo intervento, quando lo ha concluso, dopo averlo scritto al computer del suo ufficio, nel momento in cui ha chiuso il file per salvarlo il video gli si è riempito di stelline. Ha imprecato, immaginiamo senza intaccare la fede nello Stato, cosa alla quale ha testualmente affermato di tenerci in modo particolare, ma qualche altra fede, ma ha sconfitto anche gli hacker arrivati a Palazzo D’Alì, qualcun altro nel frattempo aveva scritto l’intervento anche in un altro pc. E bravo il nostro sindaco, che non va in bici non per fare uno sgarbo al suo predecessore, come questi forse pensa, ma perchè, giura Damiano, “non so andare in bicicletta”. E perciò il famoso motto “prendi la bici e pedala” pare essere solo destinato finora solo ai trapanesi.

 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.