La Paleodieta, detta anche “dieta delle caverne” è un’idea di regime alimentare che cominciò a venir fuori già negli anni ’80, oggetto di diversi articoli scientifici e portata in auge definitivamente dal prof. Loren Cordain, docente al Dipartimento di Salute e Scienze motorie presso la Colorado State University.
Di cosa si tratta? La paleodieta propone un’alimentazione che rispecchierebbe quella dei nostri antenati prima della rivoluzione agricola, circa 10.000 anni fa. Prima di tale data l’uomo viveva di caccia, pesca e dei frutti che spontaneamente crescevano in natura. I fautori della Paleodieta giustificano questo regime alimentare sostenendo il fatto che i nostri geni non hanno subito particolari cambiamenti negli ultimi 10.000 anni. Proprio per tale ragione la nostra genetica non si sarebbe adattata al moderno stile alimentare, causando non solo il sovrappeso della popolazione, ma anche tutta una serie di malattie croniche come malattie infiammatorie, cardiovascolari, artrite, diabete, tumori, osteoporosi, etc. Tali patologie potrebbero essere abbattute, sostiene il dott. Cordain, tornando a mangiare come si è fatto per 2.000.000 di anni prima della rivoluzione agricola.
Vediamo di capirci qualcosa! Innanzitutto, quali sono i principi della Paleodieta? Dato che tale dieta sarebbe il più simile possibile a quella che doveva essere la dieta dei nostri cugini preistorici, allora sarebbero banditi gli alimenti provenienti dagli allevamenti, dalle coltivazioni e dall’industrializzazione. Quindi:
SI a carni magre, selvaggina, pesce, frutti di mare, uova, frutta e vegetali (ad eccezione delle patate), frutta secca, semi oleosi e olio d’oliva;
No a cereali, legumi, latticini, cibi industriali, carni grasse (tipiche degli animali da allevamento che non si muovono molto), sale, zucchero.
Dunque il 90% dei cibi che noi troviamo comunemente al supermercato sono effettivamente dei cibi che un nostro antenato non aveva a disposizione. Un’alimentazione di questo tipo fornisce molte proteine, pochissimi zuccheri semplici, un apporto moderato di grassi (con giusta proporzione di omega 3 e omega 6), poco sodio, abbondanti composti antiossidanti e molti meno carboidrati apportati dalla dieta media dell’uomo moderno. In aggiunta però, il prof. Cordain suggerisce di prendere una serie di integratori, come la vitamina D, vitamina E, vitamina C, selenio, omega 3. Anche se le supplementazioni sono ragionevoli, emerge già un primo aspetto critico: se tutto ciò che non mangiava l’uomo delle caverne può infastidire i nostri geni, allora perché gli integratori? Questi sconosciuti ai nostri avi!
Al di là di questo controsenso, ci sono altre osservazioni da fare. Intanto è da notare una grande differenza tra l’alimentazione dell’uomo preistorico e quella proposta dal dott. Cordain. Quest’ultimo infatti dimentica di dire QUANTO mangiava l’uomo delle caverne. L’uomo primitivo poteva permettersi di mangiare carne ogni giorno (tre volte al giorno!) solo dopo una bella giornata di caccia andata a buon fine, a cui però potevano seguire giorni di digiuno in cui ci si accontentava di “ciò che passava il convento”, frutta o erba che si trovava in giro. Quindi si susseguivano periodi di abbondanza di cibo a periodi di restrizione calorica, mentre nella Paleodieta è proposta regolarmente una situazione di abbondanza, cambiando completamente le carte in tavola.
Inoltre gli alimenti che abbiamo oggi a disposizione sono diversi rispetto a quelli che aveva a disposizione l’uomo preistorico: la carne che si trova al supermercato proviene da animali da allevamento nutrita verosimilmente a granaglie, non ad erba, e pertanto contiene più grassi saturi e meno grassi insaturi, con un rapporto omega3:omega6 molto più basso. Il pesce risente di contaminazioni ambientali e se è di allevamento e nutrito con oli vegetali e cereali avrà meno omega 3, la frutta e la verdura che mangiamo oggi è frutto di incroci e selezioni che 10.000 anni fa non esistevano.
Non in ultimo poi, l’ambiente e il nostro stile di vita moderno non è minimante paragonabile a quello precedente alla rivoluzione agricola.
Detto questo, il prof. Cordain come i suoi seguaci si dimenticano anche di spiegare i meccanismi fisiologici per i quali sarebbe utile seguire una dieta di questo tipo. Tutto ciò che è naturale fa bene e i nostri geni non si sono adattati ai “nuovi cibi”, ma perché? Non è detto che ogni “cosa nuova” sia per questo “cattiva”. L’uomo delle caverne non aveva farmaci per curarsi quando si ammalava, non solo per questa ragione si può concludere che i farmaci fanno male (ci saranno altre spiegazioni!).
Se un’alimentazione apporta un corretto equilibrio tra i diversi nutrienti (proteine, carboidrati, grassi) anche utilizzando legumi e cerali è una dieta validissima, non bisogna andare a scomodare i nostri antenati. Altra giustificazione addotta all’eliminazione di cereali risiede, secondo il prof. Cordain, nel fatto che questi alimenti possono provocare allergie. Ma, allora, verrebbe da dire: e la frutta? Non si possono demonizzare in assoluto alcuni cereali perché fanno male ai celiaci, sarebbe come demonizzare le fave perché fanno male a coloro che soffrono di favismo! Per tutti gli alimenti si possono trovare pro e contro.
Inoltre se vogliamo vivere 30 anni come l’uomo delle caverne allora possiamo anche mangiare carne tutti i giorni, ma se vogliamo addentrarci un po’ più in là nella vita allora dobbiamo cominciare a considerare che un CONSUMO ECCESSIVO di carne crea condizioni favorevoli allo sviluppo di tumori al colon e un CONSUMO ECCESSIVO di proteine animali aumenta il rischio di osteoporosi. Vero è che la Paleodieta è una dieta ricca di frutta e verdura con tutti i suoi benefici, ma bisogna considerare anche gli effetti negativi.
Si potrebbe continuare a lungo sull’argomento, ma bisogna convenire su un fatto: le estremizzazioni non hanno mai fatto bene all’uomo in nessun campo e non sono mai positive nemmeno in campo alimentare.
Adriana Cilia – Biologo Nutrizionista
Gianfranco Pipitone – Biologo Nutrizionista