Processo all’uomo “ponte” tra Cosa nostra, la politica e le imprese.

Tribunale e Procura di TrapaniOggi il pm Tarondo ha chiesto la condanna per Michele Mazzara, imprenditore di Dattilo

Michele Mazzara, 54 anni, “è la classica figura dell’uomo ponte, tra la mafia e la politica”. Per questo, e non solo, “soggetto socialmente pericoloso”. Questa la conclusione del pm Andrea Tarondo nel processo per intestazione fittizia di beni dove Mazzara è imputato assieme ad Antonella Agosta e a Francesco Spezia.  Agli imputati è stata contestate l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa Cosa nostra. Per Michele Mazzara l’accusa ha chiesto 3 anni e 6 mesi, stessa richiesta per Francesco Spezia, per Antonella Agosta è stata chiesta una condanna a tre anni. Il processo è uno stralcio dell’indagine antimafia denominata Eden. L’inchiesta riguardante Mazzara, Spezia ed Agosta riguarda la società Spefra costruzioni. Mazzara ne sarebbe stato il titolare sebbene non compare in alcun atto societario, Agosta e Spezia, marito e moglie, ne erano intestatri fittizi. L’atto di accusa del pm Tarondo ha inserito il Mazzara soprattutto in quell’alveo di rapporti classici tra mafia e imprenditoria nel trapanese, anche per via dei precedenti del Mazzara che anni addietro patteggiò una accusa di favoreggiamento a pericolosi boss mafiosi, quali Matteo Messina Denaro, odierno boss super ricercato, e Vincenzo Sinacori, oggi collaboratore di giustizia. “Michele Mazzara – ha esordito il pm – è tipico soggetto la cui condotta è risultata fondamentale per Cosa nostra, dopo il primo arresto e il patteggiamento non ha mai dato alcun segno a dimostrazione di un vincolo venuto meno, anzi ha sempre di più assunto un ruolo rilevante soprattutto per la gestione economica dell’organizzazione, lui imprenditore agricolo cominciò dopo il patteggiamento ad interessarsi di appalti pubblici”. Secondo la ricostruzione dell’accusa “è stato il sostegno da lui dato a Cosa nostra ad avergli permesso di fare una incredibile scalata imprenditoriale nel settore soprattutto edilizio e anche dell’attività agricola”. Due settori cruciali per la mafia “di grandissima rilevanza soprattutto per l’influenza sul tessuto sociale, “Michele Mazzara – ha proseguito l’accusa – è un referente mafioso di primissimo piano, una sorta di dominus da un punto di vista economico delle attività agricole, dell’attività quindi anche di ammasso, di acquisto, intermediazione di prodotti agricoli, quindi un soggetto di riferimento particolarmente importante”. In Cosa nostra contano anche le parentele e Michele Mazzara ne vanta una rilevante, quella con l’ex consigliere comunale del Psi di Trapani Francesco Orlando, uomo d’onore riservato della famiglia mafiosa di Trapani, condannato alla pena di anni otto di reclusione per il reato di associazione mafiosa, e che ha svolto una funzione di raccordo particolare col mondo della politica legata alla mafia. Proprio di recente Mazzara ha subito la confisca dei beni per circa 30 milioni di euro. Nell’odierna udienza è previsto l’intervento delle difese nonché quello delle parti civili, ossia l’associazione Libera e il centro studi “Pio La Torre”, rappresentati dagli avvocati Enza Rando e Domenico Grassa (Libera) e avvocato Ettore Barcellona (centro studi La Torre).

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