Favignana, i jardina non ci sono più

L’integrità dell’ambiente dell’isola sembra essere messa a rischio da interventi edilizi. Intanto la sezione pg della Forestale setaccia  e trova abusivismi anche super nascosti.

IMG_1353Sull’isola di Favignana, esattamente in paese, c’è una zona chiamata della Badia che era famosa per i suoi antichi mulini, le pirrere (cave) e i suoi jardina con le sue piante di chiappara (capperi), terreni pieni di alberi da frutta, limoni, aranci, ulivi, melograni, ficare, vitigni, ma anche orti, quindi melanzane e pomodori nel periodo estivo.

Oggi questi jardina non esistono più, o quasi. “Oggi – ci dice il consigliere comunale Michele Rallo rispondendo alle nostre domande frutto di semplice curiosità – in tutto il paese rimangono solo pochissimi esempi di questi ancestrali e bellissimi scrigni di biosfera nascoste agli occhi della gente, dato che i jardina sono sempre racchiusi al di dietro delle abitazioni tipiche di Favignana. Un luogo che caratterizava il paese di Favignana, un aspetto culturale antropologico di questa isola, dove quasi ogni casa racchiudeva un jardino. Negli ultimi decenni questa caratteristica dell’aspetto del paese che si fonde con le radici culturali di questa comunità è stata sostituita dal cemento e il consumo di suolo. Lottizzazioni, residence, villaggi, ville, prati all’inglese e piscine”.

L’isola capoluogo delle Egadi sembra essere messa in pericolo, la rincorsa a garantire casse floride per la cosa pubblica pare produrre conseguenze pesanti, ancora Michele Rallo sostenuto nelle sue parole da un altro consigliere comunale Linda Guarino: “Il territorio, la terra è oggi più che mai oggetto di scambio per una rendita immobiliare più remunerativa. Non vogliamo ledere il sacrosanto diritto di un isolano e non, di costruirsi una casetta per viverci, o realizzare il sogno della propria vita. Questi sono diritti sacrosanti inviolabili, sia dei cittadini di questa comunità, che sono l’hummus dell’isola, ma anche dei tanti amanti di questi luoghi. La mia riflessione si rivolge altresì alla svendita dei jardina, dei terreni, della terra viva, per farla diventare una cosa morta, distruggendola per sempre costruendo grandi complessi immobiliari, realizzando grandi affari”. Non è una scena nuova è accaduta anche altrove, dagli anni del famoso sacco di Palermo sino ad anni recenti a Trapani dove terreni agricoli sono diventati di colpo edificabili e sono tanti gli esempi del passato dove su queste speculazioni c’è stata l’impronta lasciata dalla mafia. Le parole di Rallo e Guarino sono legate a qualcosa di attuale.

“C’è una recente richiesta di realizzare una super lottizzazione in Favignana, di quasi 30 abitazioni. Richiesta ancora bloccata tra giunta e consiglio comunale per questioni di competenza. Ma nel frattempo quasi 50 altri appartamenti sono in costruzione, 25 in fase di rifinitura, e altri 20 appena autorizzati.
Con un calcolo semplice fissando un prezzo di mercato a euro 200mila per casa (i prezzi di mercato sono nettamente superiori) aggiungendo anche le altre villette che si vogliono realizzare con la lottizzazione, parliamo di un affare di ben 16 milioni di euro che si sta consumando in questi giorni sull’isola. E ripeto sono molti di più perchè i prezzi delle case sono nettamente superiori.

Dove va a finire questo fiume di danaro? Oggi Favignana è piena di case vacanze, residence, multiproprità, villette con il prato all’inglese; sensa dubbio economia per questo paese che vive ormai quasi esclusivamente di turismo, verissimo. Peccatto che questa economia non risulta essere residente, tranne pochissime eccezioni ma molto limitate. Quei 16 milioni vanno via dall’isola, qui rimangono solo le briciole”. A Favignana non resta nulla, come mai? “Qui a Favignana non si costruisce con manodopera residente o quasi, gli imprenditori sono quasi tutti grossi squali e vecchi lupi del settore immobiliare, preferiscono prendere manodopera non residente. Le villette o case non sono alla portata delle tasche dei residenti, qui non nasce la casa desiderata dall’isolano, ma è un mercato rivolto esclusivamente al nord, ad altri mercati. I prezzi sono gonfiati e fuori dal mercato per le tasche di chi lavora solo per sei mesi l’anno. È evidente che saranno destinate a turisti che l’apriranno se tutto va bene 15 giorni l’anno e decideranno di affittare per il resto della stagione.

Ma anche gli affitti per i residenti rimangono inaccessibili, per loro i prezzi sono tenuti la maggior parte dei casi elevati per non dare le case. E in molti casi queste stesse persone si rivolgeranno al comune per chiedere un contributo affitto”. Ma costruire strutture ricettive significa offrire per la gestione occasioni di lavoro ai residenti? “Si questo è vero – rispondono Rallo e Guarino -. È lavoro e non si caccia via nulla. Ma cè anche qui un prezzo da pagare. La maggior parte dei casi i ragazzi che andranno a lavorare in questi posti, salvo eccezioni, verranno pagati a part time per poi lavorare 12 ore al giorno. Questa è una prassi da queste parti, anche se nessuno vede. Certo loro ti danno il lavoro e bisogna solo ringraziarli. Altrimenti se si arrabbiano i grandi imprenditori, gli squali, quelli prendono romeni, gente non comunitaria che pagano quattro danari. Ovviamente non è sempre così, ma è bene parlare anche delle cose che non vanno, piuttosto di far passare questa comunità come un luna park”. Intanto il Consiglio e la Giunta comunale sono alle prese con le progettazioni sull’area dei cosidetta Jardina.

“Sono destinati a sparire sotto il cemento delle villette dei vacanzieri – dice Rallo – che si trasforma in un fiume di danari per i grossi imprenditori. Ci verrebbe da dire – aggiunge Guarino – più jardina e meno prato inglese, ma sappiamo che non servirebbe a nulla. Qui ci vogliono strumenti urbanistici seri e lungimiranti che diano una regola per tutti. Qui ci vuole quel tanto sbandierato piano regolatore generale accompagnato dal piano regolatore delle spiaggie che determini e fissi dei limiti a questa espansione del cemento. Che si dica la parola fine alle continue autorizzazioni a lapidare la nostra isola, che si ritroverà sempre più senza acqua, senza fogne e sensa strade. Avevamo sentito alle ultime amministrative niente più lottizzazioni, niente più cementificazione, programma casa per le giovani coppie residenti. Che fine hanno fatto questi desideri a cui noi tutti avevamo creduto con tanto entusiasmo. Perchè siamo rimasti impigliati nella rete degli squali e lupi, pronti a sfruttare questo territorio solo per far fruttare le loro rendite, dimenticandoci degli antichi valori della nostra terra e mare, della cultura dei jardina”. In queste ultime settimane però non è sfuggito che una certa attenzione investigativa è stata posta dalla Procura sull’isola di Favignana. Numerosi sono stati i controlli eseguiti da agenti della sezione pg della Forestale. I forestali avrebbero eseguiti sequestri di opere abusive, pare anche una sorta di casa bunker che si sviluppava non in alto, ma verso il basso, scavata nella terra, il tetto di questa super villetta è anche tinto di verde così che dinanzi ad un eventuale controllo dall’alto la copertura della villetta poteva benissimo mimetizzarsi nell’ambiente circostante.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.