Uno degli assunti principali dell’Analisi Transazionale (una delle teorie della personalità) si basa sulla seguente affermazione: “Ognuno è ok”, ovvero ognuno è dotato di valore e dignità in quanto persona. Punto. Voglio sottolineare la punteggiatura perchè è un assunto che non dovrebbe accettare se e ma quanto piuttosto essere considerato davvero la base di ogni relazione, e il punto di partenza di ogni considerazione. Questo è l’assunto di una teoria psicologica e di un preciso modo di lavorare con le persone in quanto operatori sociali ma mi sembra limitante relegarlo solo a questo aspetto chiuso e specialistico.
“Ognuno è ok” significa assumere che ognuno di noi è com’è per delle precise ragioni che lo hanno fatto giungere fin dov’è; pur con la consapevolezza che in quanto esseri pensanti possiamo sempre agire su noi stessi riflessioni e cambiamenti per aggiustarci in base alla realtà circostante o alla voglia di viverci al meglio.
Ciò che ci distingue sono le azioni, le preferenze, talvolta le abitudini culturali, ma è ben diverso non accettare quello che un altro fa dal rifiutare quello che è. Sulla questione si fa molta confusione e molto spesso giungiamo a giudicare gli altri, o ad esserne giudicati, in quanto esseri umani, nelle qualità più profonde che ci fanno tali, invece di separare i due aspetti e discrimare quel che non piace nei comportamenti dell’altro piuttosto che nel suo essere.
Una tale affermazione comporta che siamo tutti uguali, ovvero che nessuno è superiore a nessunaltro in quanto essere umano; ma in termini realistici gli uomini non sono molto inclini all’ideale illuministico di uguaglianza sociale e molto spesso si tende a valutare l’altro in base alla sua e alla nostra posizione nelle convenzionali scale sociali. Ma la questione del potere, del ruolo che ricopriamo, del luogo in cui siamo nati è ben altra cosa dall’essenza di essere umani che ci accomuna tutti, anche perchè di fatto nessuno di noi sceglie in che luogo del mondo e in che famiglia nascere.
Non è tanto una questione di tolleranza, che rimanda sempre ad una concezione sbilanciata dei rapporti, ma è proprio una scelta di fondatezza del proprio essere al mondo quella di partire dalla fondamentale decisione di uguaglianza. Purtroppo questo accade soprattutto in forma teorica e filosofica più di quanto non accada nella realtà dei fatti, dove la tendenza a considerare il nostro modo come l’unico possibile di stare ed essere ci porta a travisare l’altro come sbagliato in quanto non simile a noi.
Talvolta è possibile che si mettano in atto comportamenti che non sono ok, e siamo tutti inclini a questo tipo di sbaglio, ma dovremmo concentrarci sempre a parlare del comportamento opinabile e non della persona che lo compie, in quanto spesso, anche nei casi più gravi e deprecabili l’azione è frutto di un sistema di riferimenti travisato.
Sulla carta ognuno è ok ma quante volte nella vita quotidiana partite da questo pensiero prima di valutare gli altri?