Immediatamente liberi perché non colpevoli Giuseppe Fontana e Lillo Giambalvo, dieci anni al nipote di Messina Denaro
Le richieste di condanna per tutti i 13 imputati del processo scaturito dall’operazione Eden 2 del novembre 2014, non sono state accolte dal gip Sestito. Solo 11 sono stati condannati, e per qualcuno c’è stata anche la pronuncia di assoluzione per alcuni dei reati contestati. Complessivamente sono stati inflitti 62 anni e 5 mesi di reclusione rispetto ai 94 anni chiesti da pm Carlo Marzella e Maurizio Agnello. Due le assoluzioni piene, pronunciate nei confronti dell’ex consigliere comunale di Castelvetrano Lillo Giambalvo e di Giuseppe Fontana, detto Rocky, per i quali i pm Marzella e Agnello avevano chiesto condanne rispettivamente a 7 anni, per Giambalvo, e 5 anni e 4 mesi per Fontana. Il giudice ha disposto la loro scarcerazione. E’ stato condannato invece Girolamo Luca Bellomo, nipote acquisito di Matteo Messina Denaro (è sposato con Lorenza Guttadauro figlia di Rosalia Messina Denaro e Filippo Guttadauro, a sua volta boss palermitano), nei suoi confronti la condanna pronunciata è stata di 10 anni e 10 mesi. Altre condanne: 10 anni e 10 mesi per il castelvetranese Rosario Cacioppo, Ruggero Battaglia, 8 anni, Leonardo Cacioppo, 8 anni e 9 mesi, Salvatore Marsiglia, 6 anni, Giuseppe Nicolaci e Salvatore Vitale, 6 anni 8 mesi, Salvatore Lo Piparo e Benito Morsicato 2 anni, Marco Giordano, 1 anno e 6 mesi, Giovanni Ligambi, 1 anno e 2 mesi. Un altro troncone del processo è in corso dinanzi al Tribunale di Marsala, dove sono tre gli imputati, Luciano Pasini, Andrea Pulizzi, e Vito Tummarello. L’operazione Eden 2 è una degli ultimi blitz antimafia condotti nel trapanese contro il clan del latitante Matteo Messina Denaro. Erano emersi episodi di favoreggiamento della latitanza del capo mafia, estorsioni, rapine e altre condotte criminose. Nel processo erano costituite diverse parti civili, tra queste Libero Futuro, la ditta Tnt (che ha subito un attentato), l’associazione antimafie e antiracket Paolo Borsellino onlus di Marsala e l’associazione Libera, alle quali il giudice ha riconosciuto risarcimenti a carico degli imputati condannati.