Gli auguri di Buon Natale fatti ricordando un servitore dello Stato che pagò con la vita il suo essere uomo libero e leale servitore delle Istituzioni
I miei auguri ve li faccio in questo modo, ricordando Peppe Montalto, ucciso dai pezzi di merda della mafia il 23 dicembre del 1995. Venti anni addietro. Nessun tributo potrà mai essere sufficiente a ricordare un uomo che fu ucciso da Cosa nostra per due ragioni: la prima quella di avere impedito lo scambio di pizzini tra detenuti al 41 bis, il secondo perchè la sua morte doveva essere, come purtroppo fu, il regalo di Natale dei boss liberi a quelli detenuti. Natale nel nome di Peppe Montalto perchè ancora oggi la sua morte attende verità e giustizia. Sono stati condannati all’ergastolo mandanti e killer, ma ancora oggi c’è nebbia attorno a chi si mosse perchè quel delitto fosse compiuto. Come accade per altre vittime delle mafie. Attendiamo che chi disse, anche fra i suoi colleghi, che lui quella morte se le era andata a cercare, pubblicamente faccia ammenda di quelle parole, attendiamo di sapere come i detenuti in carcere riuscirono a far sapere ai mafiosi liberi che dovevano cercare Montalto, come fecero a sapere, i mafiosi liberi, che Montalto si muoveva con una Fiat Tipo targata Torino, come sapevano che quella sera di venti anni addietro l’avrebbero trovato davanti la porta dei suoi familiari in contrada Palma.
Vorremmo sapere tante cose ancora. In fin dei conti si tratta di rispondere a domande che continuamente ci facciamo a proposito dei complici della mafia senza i quali Cosa nostra sarebbe soltanto una banda di sanguinari criminali e invece Cosa nostra è diventata altro. Ecco perchè, come ha detto bene a Palma qualche giorno addietro, Gisella Mammo Zagarella, referente del presidio di Libera a Trapani, Peppe Montalto è ancora in mezzo a noi. Lo resterà con altre vittime delle mafie fino a quando non ci sarà una completa verità e giustizia. Fino a quando non sarà nuovamente reso a Liliana, Federica e Ilenia, un Natale vero, grande e bello, dovendo vivere nel tremendo ricordo di quel tragico 1995. Ci facciamo gli auguri di Natale in questo modo. Il 23 dicembre è una data sporcata dal sangue delle vittime della mafia. Come non ricordare quel 23 dicembre del 1984 e quei 17 morti del treno rapido 904 fatto saltare in aria nei pressi della galleria Val di Sambro. Noi a Trapani lo ricordiamo due volte, perchè a uccidere quelle persone fu lo stesso tritolo usato il 2 aprile 1985 a Pizzolungo, giorno prossimo alla Pasqua di quell’anno. La mafia è senza pietà, ma spesso non lo teniamo debitamente a mente. E allora mai parole sono state giuste come quelle pronunciate mercoledì sera a Palma dal vescovo Fragnelli: “Leviamo il capo”. Si alziamo il capo, guardiamo dritti negli occhi mafiosi e complici, perchè non è vero che la mafia è sommersa e non si vede. “Levare il capo – parole ancora di mons. Fragnelli – è frutto di una crescita umana e culturale in cui siamo tutti destinatari e protagonisti. Peppe Montalto appartiene a quella comunità di uomini e donne dal capo levato, che ha messo la sua vita a rischio perché tutta la nostra comunità alzi capo nella misura della vera dignità umana e cristiana”. Non siamo “attori” e non è “attore” chi non c’è più per colpa della mano armata di altri, nessuno ha copioni da recitare, ma abbiamo da gridare la nostra voglia, il nostro desiderio perché la verità e la giustizia vengano sempre accompagnate dalla libertà. Dobbiamo saper essere, nel ricordo di Peppe Montalto,Cittadini (e la C maiuscola non è un errore di battitura) responsabili, bastano queste due parole per smetterla con il ripetere che siamo antimafiosi, l’antimafia la lasciamo ai “recitanti”, loro si che sono “attori”, e nemmeno tanto bravi.