La psicologia del lavoro studia tutti quei fenomeni che concorrono nel determinare benessere dell’uomo nel proprio posto di lavoro. Si potrebbe dare quasi per scontato che l’elemento fondamentale per il benessere lavorativo sia il denaro, eppure, quando viene soddisfatto tale elemento contrattuale, subentrano altre variabili altrettanto importanti. È ovvio che il denaro ci serve per soddisfare il benessere nella nostra vita fuori dall’orario di lavoro, quindi, in tutte quelle realtà in cui viene meno il rispetto del contratto lavorativo, per cui le persone vengono sottopagate o non pagate per nulla, non possiamo di certo immaginare un alto livello motivazionale al lavoro! Tuttavia, soddisfatto l’elemento denaro, almeno nelle condizioni basilari, subentrano degli elementi psicologici che giocano un ruolo molto importante sul livello motivazionale del lavoratore. Innanzitutto, non dimentichiamo che ogni lavoratore trascorre in media al lavoro circa sei ore al giorno, per cui la maggior parte della sua vita quotidiana viene dedicata al lavoro. Il primo elemento per il benessere personale al lavoro è l’appagamento delle attitudini personali. Se io sono un giovane diplomato in ragioneria, ma mi sento portato per fare dei lavori di tipo manuale, tipo il carpentiere, l’azienda di edilizia nel selezionarmi, dovrà tenere conto delle mie attitudini, altrimenti, se mi inserirà in ufficio in amministrazione, potrei col passare del tempo demotivarmi. Di contro, è auspicabile che l’azienda, nei limiti del possibile, faccia ruotare il personale in varie mansioni, affinché si individuino le attitudini specifiche delle persone, oltre a dare all’organizzazione una certa flessibilità (ovvero, se una persona è assente, altri sanno provvedere alle sue mansioni, in maniera tale da non bloccare il lavoro). Soddisfatto l’appagamento delle attitudini, bisogna chiedersi: “quanto una persona al lavoro è una persona?” Quanto viene resa partecipe nel prendere certe decisioni? Quanto viene messa nelle giuste condizioni per esprimere la sua passione per quello che fa? Anche una persona che svolge delle mansioni meramente esecutive, ad esempio un magazziniere, è una persona con un cervello e se lo interpelliamo rispetto al possibile miglioramento del suo reparto, sicuramente avrà qualcosa da suggerire, già per il semplice fatto di trascorrere tanto tempo in un determinato posto. Altro elemento per il benessere lavorativo: le relazioni e la comunicazione. Di certo, l’isolamento è alienante, mentre le sane relazioni possono essere proficue anche per fare un lavoro di squadra, quest’ultimo utile per la risoluzione dei problemi lavorativi, piuttosto che per i processi di decision making o per un miglioramento continuo dell’organizzazione. Per tale motivo, nelle aziende che puntano alla formazione del personale ed alla gestione delle risorse umane si tende a fare molto team building. Da quanto esposto, possiamo dedurre che in qualsiasi contesto lavorativo l’attenzione alle persone, sia nella dimensione individuale che di gruppo, è un aspetto che ritorna utile non solo per il benessere delle persone, ma per il benessere dell’intera azienda, in termini di ottimizzazione dell’efficienza, delle risorse, della motivazione al miglioramento continuo, quindi anche in termini di miglioramento dell’economia aziendale e della sua produttività.
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta