CASTELLAMMARE DEL GOLFO. E’ stata ritrovata lo scorso 27 dicembre su una spiaggia di Castellammare del Golfo (Cala Petrolo) un’antica ancora litica (in pietra) di grosse dimensioni con un peso di circa 60 chili risalente, presumibilmente, all’epoca romana.
L’ancora, che si trovava sulla battigia parzialmente nascosta dalla sabbia e dalle rocce, è stata ritrovata da alcuni ragazzini mentre passeggiavano. I due sono soci junior dell’associazione “Sicilia Antica” di Castellammare del Golfo, quindi hanno saputo riconoscere immediatamente il reperto grazie al particolare buco presente sulla pietra. L’occhio esperto dei due ragazzi ha permesso agli archeologi dell’associazione “Sicilia Antica”, giunti sul posto, di constatare l’effettiva natura del ritrovamento e di informare prontamente la Soprintendenza del Mare e la capitaneria di porto di Castellammare del Golfo che si sono immediatamente attivati.
L’ancora nei giorni scorsi è stata recuperata e studiata dagli esperti. “Si tratta di un’ancora a un foro largamente diffuso nel Mediterraneo prima dell’introduzione delle ancore a ceppo litico e poi metallico; che comunque continuarono ad essere utilizzate fino al Medioevo. Quando i reperti come questo sono decontestualizzati (poiché “spiaggiato” e non sul fondale) possono essere recuperati ed esposti nei musei. In alcuni casi però si tende a mappare i vari reperti e a lasciarli nei fondali per renderli fruibili tramite percorsi subacquei; in questo caso il reperto è stato recuperato e studiato. Il reperto in questione – sottolinea l’archeologa Antonella Curatolo giunta per prima sul luogo del ritrovamento – riveste una grande importanza poiché testimonia la frequentazione delle coste della nostra cittadina in tempi remoti; una frequentazione finora conosciuta solo dalle fonti.”
“Le ancore litiche – spiega ad Alqamah.it Antonella Curatolo – sono pietre informi o appena sbozzate, oggi non sempre facilmente riconoscibili come antiche ancore, il cui peso specifico era strettamente correlato alla stazza dell’imbarcazione. Dallo studio delle ancore litiche è dunque possibile, attraverso il peso, stimare con una certa approssimazione le dimensioni delle navi che le trasportavano. Inoltre la tecnica di lavorazione della pietra o dell’esecuzione del foro possono talvolta indicare l’antichità dei reperti. Quando gli scafi divennero più grandi il progresso tecnico portò ad inserire nelle ancore litiche dei pioli in legno (in dei fori appositamente ricavati), che permettevano un miglior “ancoraggio” sul fondale, limitando il peso complessivo dell’ancora e quindi una maggiore manovrabilità della stessa.”
Il mare – conclude ad Alqamah.it l’archeologa Antonella Curatolo – ancora una volta ci sta regalando tantissimi oggetti che rappresentano la storia del nostro paese. Nei prossimi giorni l’ancora, temporaneamente custodita dalla Guardia Costiera, sarà analizzata e successivamente speriamo di poterla trasferire nei locali del museo del Castello Arabo-Normanno di Castellammare del Golfo, che attualmente non ospita nessuna di queste ancore in pietra.“