Di Claudia Lentini
Il tanto discusso DDL CIRINNA’, che tra pochi giorni sarà oggetto di discussione e votazione in Senato, continua a dividere la Nazione, lasciando in alcuni movimenti politici , come unica via di fuga, il ricorso alla libertà di coscienza.
Un DDL che se da un lato fa unanimemente convergere il punto di vista di coloro che ritengono ormai indifferibile la necessità di regolamentare giuridicamente le unioni civili, dall’altro genera profonde divisioni sulla stepchild adoption prevista nel disegno di legge, ovvero la possibilità riconosciuta al partner, di adottare il bambino del compagno, nel caso in cui con la morte del primo genitore venga strappato anche al secondo, o nel caso in cui l’altro genitore non c’è mai stato.
Ad una prima analisi dunque, la tanto contestata stepchild adoption sembrerebbe voler tutelare il minore e non incentivare altre pratiche.
In realtà però pediatri , psichiatri e psicologi continuano a dibattere sulle possibili influenze negative che la omogenitorialità può creare sullo sviluppo psichico e relazionale del bambino.
Addentrandomi nella lettura di articoli di riviste scientifiche, pare che l’APA, associazione che rappresenta gli psichiatri negli USA, ha sentenziato sulla base delle ricerche condotte che “Non esiste un solo studio che abbia rilevato che i figli di coppie omossessuali sono svantaggiati in qualche aspetto significativo rispetto ai figli di genitori eterosessuali e che i genitori omosessuali sono alla pari di quelli eterosessuali nel fornire un ambiente supportivo e sano ai loro bambini” (State of mind- il giornale delle scienze psicologiche).
Ma il conforto delle ricerche psicologiche non basta a placare gli animi di quanti mettono in evidenza i possibili rischi connessi all’emarginazione e alla discriminazione di bambini cresciuti in famiglie omoparentali.
E nel dimenarsi tra scienza e coscienza ecco il parere della gente comune che senza ancorarsi ai supporti scientifici chiama a supporto delle proprie umili considerazioni il linguaggio universale dell’AMORE.
Gia’: perché un bambino amato e non abbandonato cresce bene in qualsiasi coppia, omo o etero che sia.
Un bambino amato non si chiede il perché la sua famiglia è composta da due uomini o da due donne o da due mamme o due papà come spesso capita nelle famiglie allargate.
Un bambino amato è un bambino felice e la felicità è la corazza che gli consente di affacciarsi sul mondo reale e virtuale con personalità e determinazione.
Ma come sempre accade, il comune pensare, si scontra talvolta con i retaggi culturali di una società resistente ai cambiamenti, a volte più per presa di posizione che per convinzione e forse anche per quella matrice cattolica, di cui lo Stato italiano, pur nella sua laicità, tiene conto nel suo agire.
A questo punto non resta che dire, dinanzi ad un ignoto divenire in cui scienza e coscienza non offrono chiavi di lettura convincenti, “Ai posteri l’ardua sentenza”!