Nel processo per la confisca dei beni all’avv. Pietro Funaro depositata una perizia sul contenuto dei suoi computer. Spuntano fuori una lista di “onorevoli da sistemare” e i “pizzini” di Matteo Messina Denaro a Provenzano
La Procura distrettuale antimafia di Palermo ha registrato un punto a suo favore nel processo per l’applicazione della sorveglianza speciale e la confisca di un patrimonio da 25 milioni di euro , nei confronti dell’imprenditore Pietro Funaro ex presidente provinciale ed ex vice presidente regionale dell’Ance, il sindacato dei costruttori edili aderenti a Confindustria. Nella ultima udienza del procedimento infatti è stato sentito il pool di consulenti che hanno indagato all’interno dei contenuti dei computer dell’imprenditore. E’ stato sentito il consulente Giovanni Salamone e Luigi Furitano della Digital Italian Forensic che ha coordinato l’attività giudiziaria. E’ stata depositata una voluminosa relazione assieme ad alcuni estratti dai computer presi in esame. E’ stata trovata una corrispondenza via mail tra diverse imprese con allegato un file denominato “onorevoli da sistemare”. In questa mail, risalente al luglio 2014, si fa riferimento a un emendamento presentato all’Assemblea Regionale Siciliana, e l’impresa edile Scancarello si premura di comunicare ad altre imprese, compresa l’impresa Funaro, che ci sono “onorevoli che hanno dato assicurazione di averlo firmato” e quindi sono pronti a votarlo, “compresi i 4 onorevoli di articolo 4…abbiamo avuto assicurazione anche dall’onorevole Fontana che tutto il gruppo lo vota”. All’epoca il Parlamento regionale era impegnato a discutere la legge Finanziaria ma in commissione si discuteva anche delle modifiche da apportare alla legge sui lavori pubblici. Dalla mail è impossibile dedurre quale era oggetto della comunicazione, si legge che si era certi che 48 voti erano sicuri” ma si comunicava la necessità che tutti i destinatari si dovevano impegnare “a un ulteriore sforzo…chi può avvicini altri onorevoli per aumentare la condivisione – scriveva così l’imprenditore Gaetano Scancarello – date notizia tramite mail a chi può farsi carico di migliorare il risultato…in aula c’è manicomio ma non dobbiamo mollare perchè il traguardo può essere vicino”. Allegato un file in xlsx denominato “gruppo onorevoli da sistemare”. In questo file i nomi di tutti e 90 i deputati affianco ad ognuno un cognome, probabilmente di chi si era fatto carico di avvicinarsi per convincere sul voto a favore a quello che resta un “misterioso” emendamento. Gli unici a non avere alcun nome segnato di fianco sono i deputati 5 Stelle, Tancredi, Ferreri, Ciaccio, Cancellieri, Palmeri, Cappello, Ciancio, Zafarana, Mangiacavallo, Siragusa, Trizzino, Foti, La Rocca e Zito, Falcone di Forza Italia, i deputati Pd Alloro, Barbagallo, Cirone, Cracolici, Di Giacomo, Laccoto, Lupo, Maggio, Milazzo, Panarello, Raia, Rinaldi e Vullo, Ardizzone, D’Agostino e Ragusa dell’Udc, D’Asaro, Germanà dell’Ncd, Picciolo, Forzese e Greco dei Democratici Riformisti, Formica, Ioppolo e Musimeci della lista Musumeci. Per tutti gli altri viene segnato un avvicinamento avvenuto. Nell’elenco degli avvicinati anche il presidente Crocetta (tale Sciacca), i deputati trapanesi Oddo, Ruggirello, Gucciardi, Turano, Lo Sciuto e Fazio sarebbero stati contattati da tale Candela, si tratterebbe del titolare della Sicania Servizi. Ma dal pc dell’imprenditore Funaro è venuta fuori parecchia roba, in buona parte archiviata su Dropbox, anche una lettera inviata da Funaro ad una impresa del nord laddove si indicavano “accordi di spartizione delle gare vinte” con segnati “introiti destinati a ditte che non partecipavano ai bandi”, files dove si ricostruiscono gare di appalto, anche in relazione a possibili ricorsi da presentare contro le eventuali aggiudicazioni. Ma sono stati trovati documenti che non si capisce perchè Funaro conservasse così gelosamente. Come per esempio i “pizzini”, alcuni in foto altri in file, word o pdf, trovati nel covo di Montagna dei Cavalli dove si nascondeva Bernardo Provenzano e firmati da “Alessio” alias Matteo Messina Denaro, o nel covo dei Lo Piccolo, e ancora la corrispondenza tra Messina Denaro e Svetonio, alias usato da Tonino Vaccarino, alcuni sembrano essere stati trascritti su un nuovo file word. E’ stata trovata anche la memoria presentata dai pm della Dda di Palermo nel procedimento contro Giuseppe Grigoli e Matteo Messina Denaro, un documento che però stranamente è privo della firma dei magistrati. Tra la documentazione buona parte dei rapporti sulla ricostruzione fatta dalla magistratura a proposito dei contrasti tra Messina Denaro e la famiglia mafiosa agrigentina sull’estorsione che si voleva fare contro Grigoli, ma che si fermò quando i boss agrigentini compresero che stavano rischiando grosso facendo l’estorsione ad una azienda, i Despar, che appartenevano si a Grigoli ma anche a Matteo Messina Denaro, con il sunto delle dichiarazioni del pentito di Agrigento, Maurizio Di Gati. Insomma tutti documenti che poco dovrebbero avere a che fare con l’attività imprenditoriale di natura edile. Perché Funaro teneva questa raccolta? Domanda ancora senza risposta. Il nome di Funaro, del padre però, Domenico, è venuto anche fuori nell’ambito del processo per la misura di prevenzione nei confronti dell’ex deputato regionale della Dc, Pino Giammarinaro, Il collaboratore di giustizia Birrittella ricostruendo il sostegno che la mafia avrebbe dato al potente politico trapanese ha citato il nome dell’imprenditore Domenico Funaro tra i promotori della famosa convention che nel 1991 si tenne all’allora impianto sportivo del Palagranata, in occasione della venuta del senatore Giulio Andreotti, che fu grande sponsor di Giammarinaro. Pietro Funaro fu raggiunto nell’agosto del 2014 da un sequestro preventivo di beni , provvedimento emesso dal Tribunale delle misure di prevenzione in accoglimento di una richiesta della Questura e della Finanza. Il nome dei Funaro già dalla metà degli anni ’90 era comparso nell’ambito di indagini antimafia, a proposito dell’esistenza di una rete illecita e di natura mafiosa che avrebbe controllato diversi appalti pubblici, lo smaltimento dei rifiuti, addirittura interventi edilizi all’interno dell’aeroporto militare di Trapani Birgi, la costruzione della galleria di Scindo Passo di Favignana. Se il collaboratore di giustizia, ex capo del mandamento mafioso di Mazara, Vincenzo Sinacori ha raccontato di episodi di collusione tra i Funaro e il mazarese Michele Accomando, condannato per mafia, ed il cui nome è comparso anche nel contesto di indagini su contatti tra mafia e massoneria, l’imprenditore Nino Birrittella, anch’esso collaboratore di giustizia, ha indicato il “loro ruolo centrale nel condizionamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti posto in essere da cosa nostra sul territorio trapanese”. Il nome di Funaro è venuto fuori anche nel contesto di quelle indagini che nel tempo hanno fatto emergere l’azione di boicottaggio contro l’impresa Calcestruzzi Ericina dopo che questa venne confiscata al capo mafia Vincenzo Virga. Tra i rapporti “pericolosi” evidenziati dalle indagini di Polizia e Finanza, quelli tra i Funaro e l’imprenditore Vito Tarantolo, che patteggiò una condanna per favoreggiamento al boss Vincenzo Virga e che di recente ha subito anche lui una confisca di beni.