CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si terrà domani, giovedì 3 marzo, alle ore 18:30 nella biblioteca comunale “Barbra Rizzo, Giuseppe e Salvatore Asta” di Piazza Matteotti la presentazione di “Adua”, l’ultimo romanzo della scrittrice italo somala Igiaba Scego.
La presentazione rientra nella rassegna, patrocinata dal Comune, “Contaminazioni”, promossa dal Circolo Metropolis. La presentazione del libro di Igiaba Scego sarà a cura di Paolo Arena e Claudia La Torre.
“Oltre alle attività di associazioni e gruppi culturali, sono diverse le iniziative di promozione della lettura avviate alla biblioteca dagli assessorati alla Cultura ed alla Pubblica Istruzione, guidati da Marilena Barbara e Salvo Bologna. Ad ottobre si è già svolto in biblioteca un progetto con gli studenti dei plessi scolastici Crispi e Pitrè – spiega il sindaco Nicolò Coppola – allo scopo di suscitare interesse per la lettura tra i più piccoli. La biblioteca comunale è un luogo di promozione e confronto culturale da potenziare ulteriormente e nel corso dell’ultimo anno abbiamo acquistato nuovi libri, avviato incontri, corsi sperimentali ed un’officina letteraria che ha avuto ottimo riscontro. Vogliamo proseguire in questa direzione”.
Da anni impegnata sulle tematiche della migrazione e dei rapporti tra Nord e Sud del mondo, con il suo ultimo romanzo Igiaba Scego ripercorre il difficile camino degli immigrati di colore nel nostro paese, dagli anni del colonialismo italiano nel Corno d’Africa, ai nostri giorni. Con un linguaggio schietto e carico di emotività Igiaba Scego passa dai pestaggi dell’epoca fascista al dramma attuale dei respingimenti, inserendo il tutto all’interno di una storia familiare e di un rapporto tra un padre e una figlia (Adua, appunto) che poco hanno in comune se non il desiderio di libertà e la volontà di affermare con dignità i propri diritti. Vite difficili, trascorse nell’inseguimento di sogni che si riveleranno spesso illusioni a causa del cinismo e dell’egoismo umani.
Trama: “Adua è oggi una donna matura e vive a Roma da quando ha diciotto anni. È una vecchia Lira, così i nuovi immigrati chiamano le donne giunte nel nostro paese durante la prima ondata di immigrazione negli anni settanta. Ha da poco sposato un giovane Titanic, un immigrato sbarcato a Lampedusa, e medita di tornare in Somalia dopo la fine della guerra civile. Ormai sola (la sua amica Lul è già rientrata in patria e il giovane marito è interessato più a Facebook che a lei), Adua si confida con la statua dell’elefante che sorregge l’obelisco in piazza Santa Maria sopra Minerva. Piano piano gli racconta la sua storia: suo padre Zoppe, ultimo discendente di una famiglia di indovini, lavorava come interprete durante il regime e negli anni trenta baratterà involontariamente la sua libertà con la libertà del suo popolo. Adua, fuggita dai rigori paterni e dalla dittatura comunista, approda a Roma inseguendo il miraggio del cinema. Purtroppo l’unico film da lei interpretato, un porno soft dal titolo “Femina somala”, sarà fonte solo di umiliazione e vergogna. Solo adesso Adua sente di essere pronta a riprendere in mano la sua vita.“