Partiamo da una considerazione generale. L’abuso di alcol è dannoso per tutte le fasce di età. È vero che ad un consumo moderato e responsabile di bevande alcoliche sono state riconosciute qualità conviviali e socializzanti, ma anche proprietà biologiche positive, specialmente su alcuni organi come il cuore, il pancreas o il cervello (Anderson, Baumberg, 2006), ma è anche vero che, per gli stessi organi e per tutto l’organismo, l’abuso di alcol risulta altamente dannoso. Per fare solo un esempio, di seguito possiamo osservare una comparazione tra un cervello di un 43enne sano ed un cervello di un 43enne alcolista cronico.
In questa immagine di risonanza magnetica encefalica, la tonalità di colore blu indica il livello di attività cerebrale. Sul lato destro si può vedere un cervello danneggiato. Nelle zone nere, il cervello è totalmente inattivo. Si nota, inoltre, che nelle zone blu attive che funzionano ancora, c’è una generale diminuzione di luminosità: anche la funzionalità dei neuroni che sono ancora attivi risulta compromessa (fonte: http://alcol.dronet.org/, in collaboraz. con Dip. Politiche Antidroga del Consiglio dei Ministri). In funzione degli studi più autorevoli, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha decretato che un cospicuo consumo giornaliero di alcol (20 milligrammi, pari a circa due bicchieri colmi di vino al giorno), aumenta la percentuale di rischio di sviluppo delle seguenti patologie rispetto ai non consumatori, come dai dati sotto riportati:
del 100% per la cirrosi epatica;
del 20-30% per i tumori del cavo orale, faringe e laringe;
del 10% per i tumori dell’esofago;
del 14% per i tumori del fegato;
del 10-20% per i tumori della mammella;
del 20% per l’ictus cerebrale.
Tali percentuali di rischio aumentano con l’aumento della quantità consumata.
Ovviamente, rimane valida la tesi che un consumo limitato può avere degli effetti benefici per l’organismo.
Se è ormai acclarato che l’abuso di sostanze alcoliche espone l’adulto a dei rischi non indifferenti, è bene sapere che negli adolescenti è dannoso di per sé il consumo di alcolici. Infatti, nei giovani al di sotto dei 20 anni l’enzima alcol-deidrogenasi, che consente la metabolizzazione dell’alcol ovvero la scomposizione dell’etanolo in sostanze più semplici, funziona molto meno rispetto alle persone di maggiore età, e nelle donne ancor meno che negli uomini. Ciò comporta degli alti rischi di danni, soprattutto a carico del fegato e del sistema nervoso. Sono stati effettuati degli studi (American journal of psychiatry, Developmental Cognitive Neuroscience, 2015) in cui sono state comparate delle risonanze magnetiche sul cervello di un gruppo di giovani, costanti consumatori di sostanze alcoliche, quando questi avevano 18 anni, poi 19 anni ed infine 21 anni. I risultati, confrontati con un gruppo di controllo di non consumatori, hanno mostrato un assottigliamento della corteccia cerebrale dei consumatori, dato che potrebbe indicare una riduzione della moltiplicazione cellulare, la morte cellulare e l’alterazione del processo di pruning, ovvero una sorta di potatura che il cervello effettua sulle sue sinapsi durante l’adolescenza, al fine di migliorarne l’efficacia. Un’altra evidenza scientifica indica che il consumo costante di alcolici negli adolescenti compromette le funzioni cerebrali della corteccia orbito-frontale e dell’ippocampo, causando riduzione di vigilanza e attenzione, del coordinamento motorio e delle capacità di giudizio e decisionali. E’ importante ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni: per questo, nei giovani di 11-15 anni viene considerato come comportamento a rischio anche il consumo di una sola bevanda alcolica durante l’anno.
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta