CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si è svolto ieri il dibattito sul referendum del prossimo 17 aprile al Mongrel Social Club di Castellammare del Golfo. Al dibattito hanno partecipato molte associazioni e movimenti politici locali, tutte con un unico filo conduttore: fare rete per diffondere e fare informazione sull’esistenza del referendum e sulle motivazioni a favore del “Sì”.
Al dibattito hanno partecipato: “Cambiamenti” di Castellammare, “Abc (Alcamo Bene Comune), il circolo Metropolis di Castellammare, l’associazione “Laurus” di Alcamo, il movimento “Diventerà Bellissima“ di Castellammare e alcuni liberi cittadini. Ospite d’eccezione Antonella Leto della lista “L’altra Europa con Tsipras”, Coordinatrice in Sicilia del Forum per l’acqua pubblica e componente del Coordinamento Nazionale “No Triv”.
Ed è proprio Antonella Leto che spiega come nasce il referendum e soprattutto perché: “il comitato nazionale nasce dopo il vittorioso referendum sull’acqua pubblica. Oggi ci occupiamo di No Muos, No Triv e tanto altro. Questo referendum è il primo che viene promosso dalle regioni. Sono 10 le regioni che hanno promosso questo referendum e, purtroppo, la regione Sicilia non è tra queste per soli 8 voti all’Ars. Di queste 10 regioni 7 sono sotto la guida del Partito Democratico.” Sicuramente e emblematico quest’ultimo dato visto che il Governo Renzi si è astenuto. Ed è proprio quest’ultima decisione che ha spaccato, ancora una volta, il Partito Democratico. Proprio questo spiega Antonella Leto rispondendo alle domande dei cittadini: “questo è un referendum tecnico ma con valenza politica. Il Governo Renzi fa di tutto per boicottarlo, per non raggiungere il quorum. Altra mossa è stata quella di assorbire 3 dei 6 quesiti nella legge di stabilità. Quindi oggi la battaglia è sul quorum, per questo noi informiamo i cittadini affinché si rechino alle urne.”
“Noi andremo a votare per impedire ai petrolieri – continua Antonella Leto – di sfruttare il giacimento fino all’esaurimento ma soltanto fino alla scadenza del contratto. È un referendum importantissimo. Va incidere sul modello di sviluppo del paese, noi siamo per le fonti rinnovabili. Dobbiamo invertire la rotta politica e andare oltre; non è più una scelta solo di buon senso ma una scelta obbligata visto gli scenari che abbiamo davanti. Questo referendum riguarda le piattaforme e le estrazioni di petrolio all’interno delle 12 miglia. In Italia ci sono stati già parecchi piccoli incidenti, dobbiamo per forza aspettare la tragedia (come quella del 2010 nel Golfo del Messico)?”
“Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi. Anche le fasi di ricerca hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.”
“Questo referendum fa paura a molti. – sottolinea – Noi abbiamo chiesto di poter unire il referendum con le elezioni amministrative ma non ci è stato consentito. Questo per evitare di raggiungere il quorum e per impedire di mettere in atto una campagna elettorale efficace di informazione ai cittadini.”
Sulle nuove accuse dei alcuni esponenti del Partito Democratico risponde sicura: “ci accusano di far spendere troppi soldi per il referendum? Sono stati loro ad impedire l’election day. Questo Governo fin da subito ha assunto un comportamento ostile e proprio come i precedenti ha paura del voto democratico dei cittadini.”
Paolo Arena del Circolo Metropolis sottolinea l’importanza di uscire con un consapevolezza: fare squadra per informare più possibile i cittadini: “l’idea è quella di creare un comitato per raccogliere associazioni, movimenti di Alcamo e Castellammare per uscire fuori e rompere il muro del silenzio.” Tante domande e curiosità che hanno evidenziato una curiosità e una sensibilità diffusa sulle tematiche ambientali ed energetiche.
Infine, ai microfoni di Alqamah.it, Antonella Leto spiega le motivazioni del “Sì” e soprattutto cosa succederà dopo il referendum:
Si tratta di un referendum abrogativo, quindi perché votare “Sì”?
“Innanzitutto bisogna andare a votare perché è un esercizio democratico. È l’ultima possibilità per i cittadini di esprimere la proprio opinione sulle politiche energetiche del Governo. Quindi il cittadino deve dire se è favorevole allo sviluppo dell’energia fossile, quindi petrolio e gas, che sono la causa del disastro ambientale che stiamo già vivendo ma che entro il 2030 diventerà irreversibile. Quindi dobbiamo necessariamente invertire la rotta. Bisogna votare Sì per invertire rotta e andare oltre al petrolio e al gas.”
Se dovesse vincere il “Sì”?
“Se vincesse il “Sì” intanto porremmo al Governo nazionale una questione importante come cittadini, quindi esercitando le nostre prerogative democratiche, cioè recandoci alle urne, sulle politiche energetiche del paese.”
Alcuni sostengono che si andrebbero a perdere molti posti di lavoro in caso di vittoria del “Sì”
“Non si perderà nessun posto di lavoro. Ma si tratta di non sfruttare le concessioni dei giacimenti fino all’esaurimento degli stessi anziché fino alla scadenza del contratto. Questo è un altro motivo per cui votare “Sì”. Con la conversione ecologica i posti di lavoro non sarebbero quelle poche centinaia delle piattaforme petrolifere e i lauti guadagni solo per i petrolieri, ma sarebbero migliaia di posti di lavoro veri sul territorio, rilanciando l’economia del territorio e dell’intero Paese; un’economia sana e non malata che porta profitti a pochi.”
In caso di vittoria del “No”?
“Noi escludiamo la vittoria del “No”, perché dai sondaggi sappiamo che i cittadini hanno buon senso e hanno intenzione di uscire dal fossile e provare a salvare il pianeta. Il vero problema è l’astensione. Infatti il Governo lavora per l’astensione e questo è un fatto vergognoso. Non prende posizione perché vuole che i cittadini non si rechino alle urne per far vincere il “No”. Proprio per questo invito tutti i cittadini ad esprimersi: Andate a votare!”