“Piccoli dettagli sull’operazione “Cemento del Golfo” e quella strana “atmosfera di paese” tanto criticata che torna prepotentemente.
CASTELLAMMARE DEL GOLFO. “Chi ha iniziato la fornitura la deve finire.” Così Mariano Saracino, il boss Castellammarese arrestato lo scorso 30 marzo durante l’operazione “Cemento del Golfo” parlava ad un imprenditore. Il duo Badalucco – Saracino imponeva il cemento e quando qualcuno tentennava si presentava direttamente lui per ribadire che la fornitura spettava solo a “loro”.
Il vecchio e instancabile boss castellammarese andava raramente sul posto per “imporre” la fornitura del cemento della ditta “amica”, quella del finto imprenditore antiracket alcamese Vincenzo Artale. Preferiva mandare gli altri. Ma la presenza di don Mariano a Castellammare non passava certamente inosservata. Si vedeva spesso in giro per il paese con il suo motorino elettrico (diventato il mezzo preferito per chi è posto a vigilanza e a restrizioni per reati di mafia e non solo). Si aggirava per la “testa di la cursa”, i quattro canti e in giro per i bar del paese. Chiacchiere, baci e abbracci con tutti quelli che non disdegnavano la sua compagnia. In molti, dopo gli arresti, sottolineavano che “era solo questione di tempo” ma intanto il tempo per un caffè con lui lo trovavano.
Presente anche al cimitero di Castellammare del Golfo per “sorvegliare” il cantiere e cercare canali per potersi infiltrare anche in quei lavori pubblici tanto pubblicizzati e tanto festeggiati. Infiltrazioni comunque smentite dal Sindaco Coppola e dai dirigenti dell’Ufficio Tecnico comunale, anche se molti dubbi restano.
Ma don Mariano all’occorrenza sapeva anche minacciare, come nel caso dell’imprenditore che non si voleva piegare. “Quello che viene si prende!” tuonò lo stesso Saracino nei confronti dell’imprenditore. Una affermazione che assume un contorno chiaro e ben delineato: quello di una minaccia bella e buona. Questo in sintesi scrivono gli inquirenti.
In merito alle intercettazioni in cui si menziona il Sindaco che hanno creato un vero e proprio terremoto politico a Castellammare del Golfo, il tutto sembra essersi chiarito e già lasciato alla storia. La maggioranza tace. L’opposizione urla ma poi ritorna sui suoi passi. Tanti dubbi, ombre e mal di pancia che sicuramente porteranno ad una rivoluzione politica (soprattutto nella zona alta, quella degli assessori).
E oggi? Qualcosa è cambiato? Citando le parole del nostro direttore, scritte qualche giorno dopo gli arresti dell’operazione “Cemento del Golfo”, possiamo dire che a Castellammare “quell’atmosfera di paese”, tanto criticata da alcuni, è tornata. È tornata prepotentemente con il “ritorno” di molti soggetti che “quell’atmosfera” l’hanno creata in passato e continuano a crearla oggi. Perché in fondo scegliere da che parte stare vuol dire anche prendere le distanze de certi fatti e da certi soggetti. E qui a Castellammare, “l’atmosfera di paese” piace, e piace “assai”. Quindi “soccu veni ni pigghiamu.”