“Restituiti i beni all’imprenditore alcamese Vincenzo Artale”
ALCAMO. Il Tribunale del riesame di Palermo, accogliendo le richieste dei legali, ha annullato il provvedimento di sequestro dei beni, per un valore di circa 5 milioni di euro, a carico dell’imprenditore alcamese Vincenzo Artale, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Cemento del Golfo”.
Il sequestro preventivo era stato adottato lo scorso 8 aprile su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Tra i beni ch’erano stati sequestrati figurano due abitazioni, due terreni, rapporti finanziari, quattro veicoli, la ditta edile intestata all’indagato con sede ad Alcamo e altre 3 società. Tra queste vi sono la “Occidentalcem S.r.l.”e la “IN.CA. S.a.s. di Artale Vincenzo & C.” entrambe produttrici di calcestruzzo. La “IN.CA”, tuttavia, non è mai entrata in funzione. Vincenzo Artale, fino a due mesi addietro membro dell’associazione antiracket e antiusura di Alcamo, un decennio fa, con le sue denunce, aveva contribuito a far sgominare una banda di estorsori, da due mesi è in carcere con l’accusa di associazione mafiosa; secondo gli inquirenti avrebbe effettuato forniture di calcestruzzo grazie ad uno sponsor d’eccezione: il boss castellammarese Mariano Saracino, pure lui arrestato nello stesso blitz.
Grazie all’etichetta di “imprenditore Antimafia”, Artale, non mancava di partecipare ad incontri sulla legalità, come dimostra un convegno del 2012 dal titolo “la legalità è il tuo futuro” svoltasi al “Marconi” di Alcamo il 1 dicembre del 2012, quindi precedentemente i fatti che oggi lo vedono indagato.
Oggi l’associazione antiracket e antiusura alcamese l’ha espulso per aver “violato e tradito le finalità dell’Associazione.”