Ventisei anni dopo per il duplice delitto di Paolo Favara e Caterina Vaiana, ergastolo per gli imputati.
Fu un omicidio brutale quello dei due cognati Paolo Favara di 30 anni e Caterina Vaiana 33, giovani amanti, ammazzati nelle campagne di Campobello nell’agosto del 1990.
Un duplice delitto che nel 2012 l’allora pm di Marsala Dino Petralia, oggi procuratore aggiunto presso la Dda di Palermo tirò fuori dall’archivio, grazie all’input dei figli delle due vittime, per sviluppare con gli investigatori dei carabinieri una indagine complessa, per tante ragioni, non ultima quella legata all’ambiente familiare dove il delitto era maturato, parecchio chiuso e oscuro, un contesto familiare segnato anche da forti rancori, riuscendo ad ottenere dal gip Annalisa Amato, una ordinanza di arresto per due fratelli della Vaiana, Michele e Giuseppe, 65 e 58 anni.
Un duplice omicidio che per quanto efferato era finito presto archiviato, tanto che nella richiesta di custodia cautelare per i due fratelli Vaiana il pm Petralia aveva scritto: “Ci sono omicidi che per impeto e spettacolarità consentono prove dirette e contemporanee di responsabilità; altri che irrompono nell’intreccio dei moventi e nell’intrigo dei sensi, ostici per ciò solo ad una lettura rapida e risolutrice, ma che promettono prospettive; omicidi ancora che l’abbaglio dell’apparenza produce percorsi variegati e alternativi di colpa, destinati ad infiammare platee avide di sapere e desiderose di parteggiare; non per questo votati ad un successo maggiore e però generatori di infiniti scandagli investigativi. Dunque, fatti ardenti, palpitanti, che tali restano per sempre, con o senza colpevoli. Ci sono omicidi, poi, per così dire minori, per fatalità di luoghi e di persone privi di mordente, improduttivi di grinta indagativa, destinati all’archivio nell’atto stesso del loro consumarsi, rassegnati a quell’inabissante oblio che per un paradosso sottoculturale diffuso nelle nostre terre trova spesso consenso, se non vero e proprio gradimento, nei medesimi parenti della vittima. Del duplice efferato omicidio di un uomo e di una donna, due modesti pastori noti soltanto nel piccolo agro belicino di residenza – il trentenne Paolo Favara e la trentatreenne compagna Caterina Vaiana – fatto accaduto ventidue anni fa nella generale indifferenza di un parentado ostile per scelta e per necessità di costume al legame adulterino tra i due, mai nulla si sarebbe tornati a dire e a fare in sede giudiziaria se le delazioni di un detenuto – Salvatore Adamo, compagno di cella del fratello dell’ucciso – sulle confidenze da questi ricevute e la contemporanea curiosità (di cui appresso si dirà) del giovane Giovanni Vincenzo Favara classe 1981, figlio di Paolo e nipote della Vaiana, non avessero stimolato, ognuno per gli spunti offerti, un’insperata ripresa delle investigazioni”.
La Corte di Assise di Trapani adesso ha condannato i due all’ergastolo, mettendo fine ad una fase processuale segnata anche da pronunciamenti del Tribunale del Riesame non favorevoli alle posizioni dell’accusa.
In dibattimento invece, grazie ad un lavoro intenso prodotto dal pm Antonella Trainito, i fatti sono stati sviscerati e approfonditi, i giudici – collegio presieduto dal giudice Angelo Pellino – hanno ritenuto concrete e fondate le prove che quel duplice delitto efferato, maturato in un ambito familiare, era stato compiuto dai due fratelli Vaiana. E determinante è stata la collaborazione dei figli delle due vittime.
In dibattimento invece i fatti sono stati sviscerati e approfonditi, i giudici – collegio presieduto dal giudice Angelo Pellino – hanno ritenuto concrete e fondate le prove che quel duplice delitto efferato, maturato in un ambito familiare, era stato compiuto dai due fratelli Vaiana. E determinante è stata la collaborazione dei figli delle due vittime.
Paolo e Caterina erano sentimentalmente legati, un rapporto d’amore ritenuto parecchio scomodo dai fratelli Vaiana che così decisero di “punire” alla loro maniera i due amanti. Furono uccisi con diversi colpi calibro 12 sparati da un fucile da caccia, mentre si trovavano nell’ovile di loro proprietà sito in contrada “Dionisio” di Campobello di Mazara.
Alla base del gesto efferato una squallida vicenda sentimentale ed una inconfessabile relazione incestuosa ai danni di una bambina di appena 9 anni, figlia della giovane donna trucidata, brutalmente violentata da uno degli arrestati. L’indagine fu riaperta grazie agli input forniti dalla figlia di Caterina Vaiana e dal figlio di Paolo Favara. Il movente dell’efferato duplice omicidio sarebbe da collegare anche ad un prestito di 13 milioni di lire mai restituito e alla paura che la sorella denunciasse uno dei due fratelli dopo avere scoperto che anni prima aveva violentato sua figlia.
Fu la piccola a sfogarsi con la madre e ad accusare lo zio, Giuseppe Vaiana. Un racconto agghiacciante che 20 anni dopo la ragazza ha ripetuto al pm Dino Petralia e poi anche in Corte di Assise. Paolo e Caterina dopo tanti anni hanno ottenuto verità e giustizia.