Droga e delitto. Video

20150127100702-carabinieri361Quattro arresti a Marsala per alcune serre riconvertite nella produzione di marijuana, in manette due fratelli mazaresi e due rumeni, di mezzo anche un omicidio

Non c’è alcun collegamento tra il cadavere carbonizzato trovato dai carabinieri lo scorso 22 maggio nelle campagne tra Marsala e Mazara e l’omicidio del maresciallo capo dei carabinieri Silvio Mirarchi ucciso nelle stesse zone lo scorso 31 maggio mentre si apprestava con un collega a fare irruzione in una serra dove erano coltivate 6 mila piante di marijuana. I carabinieri di Marsala hanno infatti risolto il caso dell’omicidio di un uomo il cui corpo quasi completamente carbonizzato era stato scoperto nelle campagne di contrada Biancolilla in territorio di Mazara. Per omicidio e coltivazione di droga sono state arrestate quattro persone, già fermate nelle ore successive al rinvenimento del cadavere e adesso raggiunte in carcere da misura cautelare. Si tratta dei fratelli mazaresi Vito e Giuseppe Signorello, incensurati, di 46 e 39 anni. Contro di loro le accuse di omicidio e soppressione di cadavere. I due fratelli assieme ai rumeni Ionut Stoica e Gheorghe Florian, anche loro già fermati nelle scorse settimane, rispondono invece del reato di coltivazione di droga. I carabinieri nel corso delle indagini hanno infatti sequestrato 9 mila piante, 30 chili di marijuana oltre a un fucile e ad un revolver. A svelare quello che era successo sono stati altri quattro rumeni che nella mattina del 16 maggio si sono presentati ai carabinieri di Marsala, parecchio agitati, raccontando che mentre stavano tentando di perpetrare un furto nella campagne site tra le contrade Samperi di Marsala e Fiocca di Mazara del Vallo, in alcuni terreni posti in prossimità dell’ex distilleria “Concasio”, venivano attinti da colpi di arma da fuoco, dandosi alla fuga. Due di loro rimanevano feriti, Iliuta Dura di 22 anni, che nonostante ferito alla gamba destra riusciva a fuggire, e Cristian Maftei, di 38 anni che invece, raccontavano i rumeni presentatisi ai carabinieri, rimaneva lì sul posto, forse perché più grave. Sul luogo indicato dai rumeni i carabinieri non trovvano alcuno, nemmeno il rumeno ferito e invece trovavano 40 serre delle quali 39 erano coltivate con piante di marijuana di diversa grandezza. Nei pressi delle serre in una abitazione rurale, l’anziana proprietaria riferiva ai carabinieri che quelle serre erano riconducibile al marito deceduto ed ora, di fatto, gestita dai figli, Vito e Giuseppe Signorello. Nei pressi della piantagione poi venivano rintracciati ed identificati i cittadini romeni Ionut Stoica e Gheroghe Florian. Le perquisizioni permettevano così di scoprire gli ingenti quantitativi di droga sequestrati, assieme ad una pistola revolver carica, e relativi proiettili, in una cassaforte poi veniva trovato un fucile Calibro 12, semiautomatico, marca Beretta, e nell’area adiacente alle 40 serre, ed in particolare nella zona dove sarebbe avvenuta la sparatoria, i Carabinieri rinvenivano, altresì, a terra un coltello da cucina ed un paio di forbici, sicuramente utilizzate dai ladri per tagliare i teloni in nylon della serre. Di conseguenza, i due fratelli ed i due rumeni venivano fermati. Qualche giorno dopo , domenica 22 maggio, su indicazione di alcuni contadini, veniva rinvenuto in un appezzamento di terreno posto in contrada Biancolidda di Mazara del Vallo, a circa ottocento metri dall’azienda dei fratelli Signorello, il corpo di un uomo quasi totalmente carbonizzato, poi identificato in Cristian Maftei, morto sul colpo al momento della sparatoria e il cui corpo poi è stato bruciato. Lo sviluppo delle indagini ha permesso di accertare la responsabilità dei Signorello e in particolare di Giuseppe , sarebbe stato lui a sparare agli ignari rumeni che pericolosamente si erano avvicinati alle serre per rubare. Le indagini sono state coordinate dal pm Antonella Trainito e sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Marsala, diretti dal Tenente Federico Minicucci e della Stazione di Petrosino, sotto la guida del luogotenente Andrea D’Incerto, a fornire le conferme sulla responsabilità dei fermati sono stati poi i risultati delle perizie condotte dai Ris di Messina.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.