Un voto da “Cinquestelle”

Alcamo NotturnaIl giorno dopo i ballottaggi, tra rottamazioni, rottamatori e soliti imbecilli

Intanto: buon lavoro a Domenico Surdi, giovane avvocato fino a ieri oggi anche giovane sindaco della nostra Alcamo. Buon lavoro a lui, alla sua squadra assessoriale e anche al Consiglio comunale. Tutti, sconfitti compresi, oggi hanno l’obbligo di dimostrarci da subito che è possibile amministrare la città in modo nuovo, è questo che la gente chiede, ecco vogliamo subito le novità. Non ci si dica però che tagliare indennità e gettoni siano le novità, semmai oggi queste sono un dovere attuarle, un diritto, dei cittadini, pretenderle. Non crediamo che il taglio dei costi della politica possa essere la panacea di tutti i mali. Per dirlo ancora più chiaramente, ridimensionare il Parlamento, in nome della riduzione dei costi, riducendolo a una sola Camera, tagliando, ma non di netto, il Senato, non ci pare rappresenti un’onorevole iniziativa. Si è tagliato, pensiamo, semmai, uno spazio al confronto democratico del nostro Paese! I costi della politica potevano essere ridotti pur mantenendo tutti e due i rami del Parlamento. Si potevano semmai riscrivere le competenze legislative, dando al Senato, anzi restituendo al Senato il senso politico di “Camera alta”. Torniamo a “casa nostra”. Staremo addosso al sindaco Surdi. Staremo addosso al sindaco Surdi perché assieme a lui vogliamo dimostrare ciò che noi come giornale pensiamo da tempo e cioè che la politica non è dei politicanti ma è dei cittadini, per dimostrare che l’amministrazione di una città non è materia esclusiva di chi la politica la fa per professione ma soprattutto di chi facendo altro nella vita può anche amministrare una città, amministrare non è solo roba di chi è eletto ma è questione che riguarda tutti. E quindi staremo addosso a Surdi per dimostrare che è possibile amministrare senza cadere in trappole, ricatti, tangenti, corruzioni, favoritismi. Il sindaco Surdi da oggi, pensiamo a ben vedere, non avrà da restituire favori personali a chi lo ha votato, ma avrà da restituire azioni nell’interesse generale della collettività. E questa, pensiamo, la sua vera vittoria. Ci viene da sorridere ascoltando alcune reazioni. Qualcuno da Roma ha detto, adesso vedremo quanto saranno capaci, questi 5 Stelle, a governare le città, come se i loro predecessori fossero stati tanto bravi a risolvere i problemi delle città, mentre nel tempo, ad ogni elezione, ogni nuovo sindaco si è ritrovato una lista di cose mal fatte lasciate dal predecessore, lista che ad ogni elezione è risultata più lunga della precedente, mai più corta. Nessuno in quelle occasioni ha pensato mai di dichiarare ciò che oggi dice a un eletto amministratore di marca 5 Stelle. “Vediamo quanto sarete bravi voi” invece di dire “quanto sono stati maldestri e alcuni anche criminali gli altri”. E questo modo di dire è anche diventato occasione per negare per esempio la sconfitta, anzi quasi viene detto “li abbiamo fatti vincere per dimostrare la loro inconsistenza e incapacità”. Altra cosa che ci fa sorridere è questa: “i 5 Stelle hanno vinto con i voti della destra”. Eco tutte e due le cose hanno un comune denominatore e cioè quello di sostenere che la vittoria elettorale dei 5 Stelle non brilla di luce propria, sostenendo da una parte che la loro è una vittoria indotta per arrivare al flop o dall’altra parte che la loro vittoria è stata fatta con voti estranei al movimento. Siate seri, da destra a sinistra ammettete le sconfitte. Il Pd per primo riconosca la sconfitta e riconosca che governare il Paese con Ncd e pezzi del centrodestra non è cosa buona, gli elettori hanno bocciato il Governo. Si sostiene che i 5 Stelle hanno vinto con i voti della destra, mentre da mesi e mesi da destra c’è stato un travaso di adesioni a favore del Pd. Facciamo nostre le parole del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: Il risultato elettorale è molto negativo e doloroso. Il PD ha perso la connessione con una parte importante del suo popolo. Io dico che occorre unità, umiltà e ascolto della nostra gente per costruire insieme il cambiamento che è necessario. Voglio una discussione seria. Una cosa però dei 5 Stelle non ci piace. E lo diciamo perché riteniamo che la politica non può essere fatta mettendo fuori da ogni contesto la Costituzione. La Costituzione prevede che l’esercizio della politica deve avvenire attraverso i partiti, ed i partiti devono avere una loro collocazione. Noi dai 5 Stelle desideriamo sapere dove oggi si collocano, e ce lo debbono a maggior ragione dire per il consenso che hanno ricevuto dai cittadini, non ci garba l’assunto di Beppe Grillo che dice che i 5 Stelle “non sono né di destra né di sinistra, non sono di centro ma sono di oltre e sopra”. Non calpestiamo la Costituzione proprio mentre si dice di volerla difendere con un No al prossimo referendum. Senza collocazione si rischia di fare la fine di altri movimenti, come è accaduto dai tempi dell’Uomo Qualunque di Giannini in poi. Penso che si tratti di un movimento così ricco di consensi che non merita di disperdersi. La differenza tra l’Uomo Qualunque e i 5 Stelle per noi è presto detta, da una parte ci fu il qualunquismo da questa parte c’è la voglia di fare politica. L’Uomo qualunque morì con le elezioni che negli anni ’50 consegnarono il potere alla Dc, e chi aveva votato per Giannini votò scudocrociato. Noi ci auguriamo che i 5 Stelle resistano ma ci rattrista che qualcuno pensi di usare i 5 Stelle per arrivare ad un partito unico. Crediamo che il pericolo per questo nostro Paese è questo, pensare di arrivare ad un partito unico. Pare lo abbia pensato Berlusconi ai tempi dei successi di Forza Italia, e il 61 a zero in Sicilia fu una prova generale di una messa in scena che per fortuna non c’è stata, proprio perché la nostra democrazia era blindata. Ora è meno blindata, e al partito unico ha pensato Renzi con il Partito della Nazionale, non vorrei che stesso pensiero possa avere pensatori pentastellati. La democrazia nel nostro Paese non è stata danneggiata dalle istituzioni, dai partiti, ma dagli uomini prima e dalle donne dopo che hanno preso le chiavi dei palazzi cambiando anche le serrature. Noi crediamo alle istituzioni, partiti compresi, perché se gestiti bene possono da sole portarci a vero sviluppo. Noi crediamo agli elettori che hanno l’unico vero potere in mano, quello di possedere una matita tra le mani con la quale segnare un simbolo su una scheda elettorale. Può accadere che qualche partito o movimenti che dir si voglia risulti destinatario di voti plebiscitari, ma questo non può dar ragione a chi dice che i partiti non servono e vanno aboliti per fare restare in campo i movimenti. Ecco diciamo che su questo i 5 Stelle dovranno pur dire qualcosa in più. In questa terra di Sicilia è poi pericoloso parlare di movimenti, li abbiamo visti, sono spuntati come funghi, e qualcuno lo aveva messo in campo anche Cosa nostra con lo slogan di inseguire il rinnovamento e cacciare via i vecchi, il primo tentativo di rottamazione messo in atto portava la firma di Leoluca Bagarella e si chiamava Sicilia Libera.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.