“La favola” delle Regie Trazzere di Sicilia. CAPITOLO IV – PARTE III – La Sicilia sul finire del 1700 – Il tour storico dei viaggiatori in Sicilia. “L’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto.”- Viaggio in Sicilia di Wolfgang Goethe 1778.

Di Antonino Messana

Continuo senza soste il racconto del gran tour dei grandi viaggiatori stranieri in Sicilia, questa volta con Goethe. Tuttavia, seguendo l’ordine cronologico dei viaggiatori, mi corre l’obbligo di soffermarmi brevemente su Richiard Saint-non, contemporaneo di Denon. Già, nella parte II (pubblicata il 28 maggio scorso), ho scritto che proprio Denon è stato incaricato dall’abate Saint-non a coordinare e dirigere un gruppo di architetti, pittori e incisori con lo scopo di redigere un grande progetto del Voyage Historique à Naples et dans les Deux Siciles (Viaggio Storico di Napoli e intorno alle Due Sicilie, 1778). I viaggi sono stati puntualmente affrontati ed eseguiti con successo dal gruppo e fu data alle stampe un’opera eccezionale, definita monumentale. La prima edizione è stata pubblicata a Parigi nel 1785, composta da 5 parti in 4 tomi con 11 carte geografiche a doppia pagina, 3 piante, 277 tavole con 390 incisioni in rame, 14 tavole di medaglie oltre ai frontespizi con vignette calcofrafiche, dedicate alla regina Maria Antonietta incise in rame. La rilegatura in vitello marmorizzato, doppio tassello con titoli in oro lungo la costa e cornice dorata ai piatti.
Qui sotto riporto la copertina del IV volume che riguarda la Sicilia, il contenuto è esattamente quello della edizione del 1788 Voyage en Sicile per M. SAINT-NON, dettagliatamente commentata nella parte seconda, pubblicata il 28 maggio scorso. Faccio presente che i cinque volumi originali, in lingua francese sono custoditi dalla Biblioteca centrale della Regione siciliana di Palermo.

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A questo punto non mi resta che scrivere una breve biografia di Saint-non e passare velocemente a Goethe ed al suo viaggio in Sicilia.

Jean-Claude Richiard de Saint-Non, nacque a Parigi nel 1727. La famiglia lo indirizzò alla vita religiosa, meglio riconosciuto in Europa come Abbé de Saint-Non. Fu incisore, disegnatore, umanista, nonché archeologo, mecenate e viaggiatore. Nel 1749 entrò nel Parlamento di Parigi. I suoi viaggi iniziano nel 1759 visitando l’Inghilterra e successivamente l’Italia, e rimase particolarmente innamorato del Sud Italia e della Sicilia. Da qui, tra il 1781 ed il 1786 nacque la grandiosa enciclopedia del “Voyage…”, sopra descritta. L’Abate morì a Parigi il 25 novembre 1791.

IL PORTO DI PALERMO SOTTO MONTE PELLEGRINO
IL PORTO DI PALERMO SOTTO MONTE PELLEGRINO

Johann Wolfgang Goethe fu poeta, scrittore, critico d’arte, filosofo, scienziato, avvocato e uomo politico, ritenuto la luce splendente della letteratura tedesca. Nacque il 28 agosto 1749 a Francoforte sul Meno, e morì il 22 marzo 1832 a Weimar. Appartenente a ricca famiglia, il padre Johann Kaspar Goethe, rigido, dotto e pedante, era membro del Consiglio imperiale e la madre Katharina Elisabeth di carattere gioviale e vivace. Per volere del padre studiò giurisprudenza dal 1765 a Lipsia e poi a Strasburgo (1768). La conoscenza degli scritti del Winckelmann infiammò il suo animo per l’antichità e l’arte classica. Una grave malattia l’obbligò a passare alcuni mesi a casa. Si recò quindi, per finire gli studi, a Strasburgo, dove il duomo gli rivelò la bellezza dell’arte gotica quale arte irrazionale, dettata dall’impeto della libera creazione, e l’amicizia di Herder gli fu ricca di insegnamenti facendogli conoscere e apprezzare il grande valore di Ossian, Shakespeare e della poesia popolare.
Nel 1771, terminati gli studi, ritornò a casa avvocato, ma curandogli il padre i pochi processi, ebbe tempo per dedicarsi alla sua attività prediletta. Nel breve soggiorno a Wetzlar conobbe e si innamorò della fidanzata dell’amico Kestner, Charlotte Buff: una situazione che avrà presente per la stesura del suo Werther. Nuove città viste, nuove regioni percorse, natura, uomini, amori ( Lilli Schonemann) allargavano frattanto l’esperienza del poeta e irrobustivano la sua capacità creatrice. Varie liriche, un dramma, un romanzo lo resero noto.
Nel 1775 giunse a Weimer, in seguito ad un invito del granduca, dal quale ebbe poi incarichi sempre più importanti nel governo del piccolo Stato. Fu così ministro rilevando qualità inattese e seppe affrontare con prontezza e sagacia problemi d’indole pratica e amministrativa e risolverli. In questi anni, o con il granduca o solo, viaggio assai e fu a Berlino, nel Hartz, nella Svizzera, in Italia e in Sicilia.
Le sue occupazioni di ministro non solo non lo distraggono dall’attività di scrittore e di poeta, ma inducono la sua mente a occuparsi di problemi diversi (mineralogia, botanica) e lo riaccostano con mutato animo alla natura, nei vari regni della quale egli scorge un’unità e un’armonia che ritiene derivanti dal genio universale di un Dio.
Goethe per migliorare le conoscenze avendo appreso il significato di una sconfitta, si preparava gli elementi di una esperienza più alta. Da tale punto di vista l’Italia sorride ai suoi occhi come la terra ideale per questo perfezionamento. Il desiderio di una realtà primitiva, di una vita più spontanea e più libera, di orizzonti più ampi e più luminosi, lo spinge verso l’arte di Roma, il sole, i colori, la natura, gli uomini del sud. Rimase in Italia dal 1786 al 1788; la attraversò rapidamente dal Brennero a Roma con una punta a Venezia e una tappa di poche ore a Firenze. Da Napoli e dalla Sicilia riportò impressioni vivissime; visse però soprattutto a Roma studiando, lavorando (poesia, pittura) a contatto con il popolo e con le cose.
Del soggiorno italiano diede poi, servendosi di appunti e di lettere scritte alla Stein e a Herder, un’originale ed importante relazione nella sua Italienische Reise (Viaggio in Italia 1816-29), che è stato considerato uno dei più bei libri d’Italia.

Chiudo questa rassegna biografia anticipando queste citazioni di Lorenza Rega: Senza veder la Sicilia non ci si può far un’idea dell’Italia. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto. Rega aggiunge: E’ in Sicilia che Goethe viene per la prima volta a contatto diretto con il mondo ellenico attraverso la Magna Grecia, è qui, davanti ai possenti templi di Segesta, al sarcofago d’Ippolito, ai vasi di foggia corinzia, che Goethe coglie probabilmente in tutta la sua portata il concetto storico di stile derivato da Winkelmann.
Leggendo le pagine del “Viaggio in Sicilia di Goethe” ho riconosciuto ed apprezzato tantissimo lo stile del poeta; non ho letto racconti, ma poesia affascinante. Una piccola prova è data dal seguente brano che mi ha commosso: “…La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”.

Ed ancora: “…L’Italia senza la Sicilia non è completa, soltanto qui si trova la chiave di tutto” .

Cosa pensano i Siciliani di quest’ultima affermazione? Nel corso di questi studi abbiamo appreso che la Sicilia è stata da sempre abbandonata a se stessa. I Romani, pur sapendo che la Sicilia era il granaio d’Italia, in epoca imperiale compravano il grano dall’Egitto lasciando sul lastrico la Sicilia; gli spagnoli, Carlo V compreso, hanno lasciato i governi ai vice Re, Garibaldi ha conquistato la Sicilia per i Savoia e per Cavuor. Resta la Repubblica e il governo regionale dal 1948, su cui non mi pronuncio e lascio ai lettori eventuali commenti.
Proseguendo nel discorso, si avverte anche che Goethe è agganciato alla storia d’Italia; ma, il suo viaggio in Sicilia è stato affrontato non per approfondimenti storici che sicuramente conosceva bene, ma soprattutto per incrementare la sue conoscenze sulla mineralogia e sulla botanica. Le principali attrazioni sono state le pietre laviche dell’Etna e la poderosa coltivazione agricola delle terre siciliane. Il seguente brano è chiaramente eloquente, esplicativo e dimostrativo dell’assunto. Anche qui si nota l’estro poetico

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Per la ragione degli studi mineralogici Goethe si limita a visitare solo le seguenti città o località. Sul versante occidentale: Palermo, Segesta, Selinunte ed Agrigento, da qui visita Caltanissetta ed Enna e si porta sul versante orientale, visitando Catania, Taormina e Messina. A differenza dei suoi predecessori viaggiatori non visita Siracusa e contrade adiacenti della Valle di Noto. Infatti, come abbiamo visto nei precedenti paragrafi (pubblicati rispettivamente il 30 aprile ed il 28 maggio 2016) questi viaggiatori del ‘700, avendo studiato a puntino, la storia di Sicilia fin dall’età arcaica, miravano soprattutto a rivivere la storia per l’archeologia, la geografia, l’ambiente e il tenore di vita dei Siciliani (ricchezza e povertà). Per Goethe tutto ciò è solo occasionale.
Proseguo addentrandomi nei meandri del suo viaggio in Sicilia durato quarantadue giorni dal 2 aprile proveniente da Napoli, al 16 maggio 1887.

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Palermo, martedì 3 aprile

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Palermo, mercoledì 4 aprile

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Palermo, venerdì 13 aprile

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Alcamo, giovedì 19 aprile

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L’immagine pittorica sopra riportata conferma pienamente, dopo dodici anni trascorsi, il “sentiero aspro, roccioso e pericoloso”, da Monreale verso Alcamo, che abbiamo letto nel Viaggio in Sicilia di Houel del 1776 (V. capitolo IV parte I, pubblicato il 30 aprile 2016 ), che per comodità di lettura ripropongo: “Via via che ci allontanavamo da Palermo i sentieri scavati nelle montagne divenivano più aspri e tortuosi. Nei pressi del villaggio di Borgetto, la curiosità mi spinse a inerpicarmi su una roccia (ritengo abbastanza simile a quella sopra raffigurata), la cui cima impervia, traforata da caverne, circondata da alberi, sembrava annunciare uno spettacolo interessante. Ma nulla di interessante offri la vista. A un certo punto credetti di morire, perché nello scendere caddi, provai un così acuto dolore che non mi accorsi di aver perduto il cappello e il coltello da caccia”.

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La riproduzione mostra chiaramente l’assunto del barone Riedesel nel suo viaggio in Sicilia del marzo 1767, cioè venti anni prima, che, come abbiamo letto nel capitolo IV-parte I (pubblicato il 30 aprile 2016), non tenendo conto “degli antichi e robustissimi ulivi, ma deformi”: “L’intera contrada tra Alcamo, Segesta e Trapani è un deserto”.

Alcamo, giovedì 19 aprile

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Qui è accennata un’ampia strada con cespugli e arbusti che presumo sia la Valguarnera (Partinico)-Alcamo, citata anche dal Marchese di Villabianca e sistemata dopo la delibera del 1778 del Parlamento Siciliano. Vedi Perez-[ Cap. IV-parte I del 30 aprile di cui sopra]), mentre, Riedesel nel suo viaggio del 1767 scrive che “In nessun luogo trovansi tracce di una strada battuta”. Infatti, il tratto Partinico-Alcamo rientra nella Palermo-Alcamo, citata da Giuseppe Perez e costruita dopo la delibera del 1778. Immagino, invece, che la cattiva via si trova nel percorso Alcamo-Castelvetrano, fino alla montagna di Salemi e nel proseguo la larga strada fiorita e cespugliosa della valle del Belice (Da Alcamo a Castelvetrano si passa tra montagne calcaree, su colline silicee. Tra le ripide e sterili montagne calcaree si estendono valli collinose, tutte coltivate ma quasi senza un albero.[Lasciammo Salemi a destra]. I suddetti brani sono sotto riportati). Qui sono evidenziate la mancanza di alberi e la ricchezza di fiori variopinti però cespugliosi, che confermano, in parte, il racconto di Riedesel per la via Alcamo-Trapani. Il tragitto potrebbe essere una testimonianza importante per le “aquae Labodes” per un raffronto con la Tabula Peutingeriana (V. capitolo I – parte III, pubblicato il 20 giugno 2015).

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L’immagine pittorica del pascolo in tutto il percorso di Goethe è unica e sola in un territorio senza alcuna vocazione alla pastorizia.

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Caltanissetta, sabato 28 aprile

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Catania, giovedì 3, venerdì 4 maggio

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Dopo questa lunga carrellata mi restano tre autori: “Memoria delle strade pubbliche” di Carmelo Guerra del 1784 e gli ultimi due viaggitori di Sicilia del ‘700 Friedich Munter (1785) appena accennato nella “Introduzione-parte III, pubblicata il 7 marzo 2015 e Carlo Gastone (1793) . Infine, chiudo il capitolo IV con Paolo Balsamo viaggiatore dell’800 (1808).

ANTONINO MESSANA

La prossima puntata verrà pubblicata Sabato 23 Luglio 2016.

NOTE

CALCOGRAFIA:
1. procedimento di stampa in cui le matrici sono incise su lastre di rame manualmente (puntasecca,mezzatinta), chimicamente (acquaforte) o con processo fotomeccanico | lastra di rame così incisa
2. insieme delle tecniche d’incisione su rame
3. luogo in cui si stampano o si conservano le lastre incise
Etimologia: ← comp. di calco- e -grafia.

Winckelmann Johann Joachim. Storico e teorico dell’arte e archeologo tedesco. Nacque a Stendal, Prussia, nel 1717, morì a Trieste nel 1768. Nella storia della cultura occidentale egli spicca come il fondatore della storia dell’arte intesa secondo l’accezione moderna di storia dell’essenza del fenomeno artistico; come il pensatore che (dopo il Rinascimento) ripristinò il rapporto con l’antico quale esperienza di forme esemplari intimamente vissuta. Nell’ambito della storia del pensiero europeo Winckelmann rappresenta il geniale catalizzatore delle tendenze larvali e latenti che già emergevano durante i primi decenni del XVIII secolo verso un apprezzamento del fatto artistico quale epifania storica di una forza (lo spirito dell’arte) destinata a manifestarsi in forme esemplari, metafisicamente rivelatrici.

WEIMAR. Città della Repubblica Democratica Tedesca (distretto di Erfurt), posta presso la sponda sinistra dell’Ilm, affluente del Saale, 88 Km a O-SO di Lipsia. Città ricca di tradizioni culturali e adorna edifici monumentali.

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Il nome Weimer è menzionato per la prima volta nel 975 , sebbene dagli scavi essa si sia rilevata un’antichissima colonia della Turingia. Nel 1485 passò con la Turingia al ramo ernestino. Nel 1547 la linea ernestina dovette cedere l’elettorato palatino a quella albertina, Weimar divenne la capitale del nuovo dicato ernestino, ingrandito poi nel 1741 con l’unione del ducato di Eisenach. I duchi ernestini l’abbellirono con numerose ville e castelli (fra i quali il belvedere) e vi proposero una vivace vita artistica e culturale. Ma fu soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, con Anna Amalia Reggente per il figlio Carlo Augusto, e poi con quest’ultimo, che Weimer divenne il vero centro culturale e spirituale della Germania, illustrandosi dei nomi di Weiland, Goethe, Herder, Schiller. Nel ‘700 e ‘800 fu la culla della civiltà europea è conosciuta come la città di Goethe e Schiller, i due più importanti scrittori di lingua tedesca. Appartiene al Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

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Il monumento a Goethe e Schiller, nel Theaterplatz, al centro di Weimar Tutte le foto in questa pagina: Wolfgang Pruscha. Fonte: www.viaggio-in-germania.de/weimar.html

Infine, famosa è la costituzione di Weimar che ordinava la Germania in uno Stato federale repubblicano nel quale gli Stati membri avevano competenze relativamente estese.

Herder johann Gottfried. Letterato, storico, filologo e teologo Tedesco ( Mohrungen, Prussia orientale 1744 – Weimer 1803). Di umile famiglia, frequentò la scuola cosiddetta latina e fu iniziato anche all’ebraico: la Bibbia fu la sua prima lettura. Nel 1760 il diacono Trescho lo prese in casa come scrivano e gli lasciò l’uso della biblioteca; ma del ingegno non s’accorse che per invidiarlo. E il giovane spedì segretamente il suo Gesang un Cyrus al libraio Kanter di Koningsberg, che lo stampò su un giornale. A liberarlo da quel tempo amaro sopraggiunse un russo, chirurgo militare, che gli offerse di condurlo a Konigsberg (capitale baltica della Prussia; importante centro politico e culturale) a imparare la chirurgia. Herder lo seguì, ma uno svenimento in sala anatomica lo persuase a passare dalla chirurgia alla teologia ed in pari tempo si accostava alla letteratura e alla filosofia.

Ossian. Leggendario guerriero e bardo gaelico che si suppone vissuto nel III secolo d. C.. Col nome di “ciclo di Ossian” si designano quei canti di carattere epico che i bardi gaelici d’Irlanda e i Highlands scozzesi cantavano accompagnandosi sulla piccola arpa. Un gruppo di manoscritti dal secolo XII al XVI ha conservato parte di questo ciclo.
Herder e Goethe tradussero Ossian l’uno in versi, l’altro in prosa (versione dei Canti di Selma e di un passo di Berrathon nel Werther, versione che risale al periodo 1770-71, quando Herder, il più entusiasta degli ossianisti tedeschi, rivelò Ossian, al giovane Goethe).

Schiller Ferdinand Canning Scott. Filosofo inglese di origine tedesca (Ottensen, Altona 1864-Los Angeles, California, 1937). Fu per quattro anni professore di logica e metafisica alla Cornell University di Ithaca (New York), che nel 1897 abbandonò per il Corpus Christi College di Oxford, dove insegnò fino al 1926. Nel 1935 si stabilì a Los Angeles di California, dove già da vari anni teneva corsi universitari, e qui rimase fino alla morte.

BIBLIOGRAFIA

Saint-Non Jean Calude Richird- Voyage pittoresque, ou Description des royaumes de Naples et de Sicile / [Saint-Non]– custodito dalla Biblioteca centrale della Regione siciliana- collocazione CONS.SIC.914.58.

Goethe Wolfgang JohannGrande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969, volume I X pag. 272 e segg.

Goethe Wolfgang Johann-Viaggio in Italia 1786-1788-Introduzione e commento di Lorenza Rega, traduzione di Eugenio Zaniboni-Rizzoli-BUR classici-Editore, Milano 1997, prima edizione BUR 1991.

Weimar- Grande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969,volume XIX pag.662.

Winckelmann Johann Joachim- Grande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969,volume XIX pag.715.

Herder johann Gottfried- Grande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969,volume IX pag.798

Ossian-Treccani-Enciclopedia italiana-on line.

Schiller Ferdinand Canning Scott- Grande Dizionario Enciclopedico Utet – terza edizione Torino 1969,volume XVI pag.809.

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