Il film del duplice delitto di Mazara (Video)

Squadra Mobile e Tribunale MarsalaLa Squadra Mobile è riuscita a ricostruire quanto accaduto venerdì scorso, l’assassino si è suicidato nella stessa giornata. Indagini ostacolate dall’omertà.

Venerdì scorso in via Armida Borelli a Mazara la furia omicida di Ouajidi Ben Saada, nei confronti di Angelo Cannavò, 29 anni, e di Rita Decina, 25 anni, si è consumata in una manciata di minuti. La Squadra Mobile di Trapani è riuscita a ricostruire quanto può essere accaduto. Con molta probabilità Ouajidi Ben Saada, noto tossicodipendente, si è recato dal Cannavò per chiedere ancora un dose di sostanza stupefacente. Ancora una volta avrebbe chiesto di poterla prendere senza pagare. Era già accaduto prima e in quella occasione Cannavò avrebbe trattenuto come pegno il tablet del tunisino.

Stavolta Cannavò però deve avere reagito malamente con il tunisino, deve esserci stata, al suo rifiuto, una lite furibonda tra i due che si erano dati appuntamento all’ingresso della palazzina popolare dove Cannavò e la sua compagna avevano casa. Un litigio parecchio violento che ha attirato l’attenzione di Rita Decina che era rimasta nella casa al terzo piano e da lì con le urla che arrivavano dal piano terra ha potuto sentire tutto.

La giovanissima donna si è affacciata è scesa fino al piano terra e forse è arrivata nello stesso istante in cui Ben Saada impugnando un grosso coltello sferrava un fendete mortale al Cannavò, che colpito alla gola cadeva subito a terra. La donna a quel punto ha cercato di fuggire via, ma già mentre era all’ingresso della palazzina veniva anche lei colpita alle spalle, riusciva lo stesso a fare una rampa di scale per cadere a terra dopo un altro colpo alle spalle sul pianerottolo del piano rialzato e anche lei è stata colpita mortalmente alla gola. Era già a terra, Ben Saada non ha avuto alcuna pietà, le ha alzato la testa e l’ha sgozzata La donna però mentre correva per le scale già ferita era riuscita a scrivere una lettera sul muro, una volta a terra, già ferita alla gola, prima di spirare ha cercato di completare quanto già aveva cominciato a scrivere, le iniziali dell’assassino.

Il capo della Mobile di Trapani Fabrizio Mustaro ha confermato che è verosimile che le due lettere dovessero essere una B e una S, le iniziali del tunisino. Una scena drammatica quella che si è consumata, tutto in pochi istanti. Quella giovanissima ragazza che capendo la sorte che l’attendeva in un ultimo slancio di vita ha cercato di inchiodare per sempre il suo assassino. Scena piena di urla, ma nessuno della palazzina popolare chiamato a testimoniare dai poliziotti ha ammesso di avere sentito qualcosa.

“Ci siamo trovati dinanzi un incredibile muro di gomma” dice ancora il capo della Mobile Mustaro. Addirittura il medico legale ha accertato che qualcuno ha soccorso la ragazza cercando di tamponare la profonda ferita alla gola, ma anche questa persona è rimasta lontana dalle indagini. Silenzio assoluto, una incredibile omertà. Ben Saada è stato rintracciato attraverso il tablet trovato a casa di Angelo e Rita, e attraverso le immagini di una videocamera di sorveglianza che ha “catturato” la sua auto in arrivo e in uscita dal rione popolare. Non è stato un lavoro facile individuare con certezza l’auto, ma quando i rilievi hanno dato conferma che si trattava dell’auto di Ben Saada, oramai l’assassino si era ucciso. I poliziotti della Mobile ieri mattina alle prime luci del giorno hanno fatto irruzione nella casa del tunisino alla periferia di Mazara, trovandolo però senza vita.

Si sarebbe ucciso lo stesso giorno in cui si era comportato da folle omicida. I poliziotti hanno anche trovato il coltello, un serramanico con una lunga lama di undici centimetri e larga tre. Un’arma che Ben Saada ha usato abilmente, non lasciando scampo ad Angelo Cannavò e alla sua compagna.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.