Di Antonino Messana
Carlo Gastone della Torre di Rezzonico, con questo illustre personaggio chiude il fatidico “Settecento Siciliano”, dopo una lunga e faticosa lettura di famosi studiosi e appassionati cultori della terra di Sicilia. Con loro abbiamo imparato a conoscere, non solo numerosi fatti, come la mancanza di trazzere e strade difficoltose da percorrere, tanto che, addirittura, alcuni hanno messo a rischio la propria esistenza, ma abbiamo anche imparato numerose molte nozioni scientifiche applicate alla popolazione e al territorio siciliano (politica, economia, sociologia, mitologia, etnologia, filantropia, archeologia ed anche mineralogia). Tuttavia, le lunghe letture continuano, perché il cavalier Gastone seguirà passo passo, con tenacia e spirito critico i percorsi dei precedenti viaggiatori stranieri (Reidesel, Brydone, Denon), avendo studiato attentamente i loro libri. Ci farà conoscere pure che quasi tutte le strade attraversate erano addirittura inidonee al calpestio per far camminare muli e cavalli. Peraltro l’argomento è stato già evidenziato nel paragrafo “La viabilità in Sicilia nell’alto Medio Evo” del capitolo II-parte I, pubblicato il 19 dicembre 2015 con queste parole di Giovanni Uggeri: “Crollano naturalmente i ponti e non si ricostruiscono. Di pari passo, col deterioramento del sistema stradale romano, in mancanza di altre strade alternative (come le Ragie Trazzere) determina un progressivo abbandono del carro (o carretto) e si cammina a “redina”, ossia con carovane di bestie da soma”. Gastone adesso ci da piena conferma, ed a chiare lettere, di un fenomeno iniziato non meno di 1.200 anni prima del 1793.
In conclusione, ritroviamo neanche sentieri buoni a far passare muli e cavalli altro che larghe Trazzere, che dovrebbero essere magari idonee a far brucare nel passaggio le erbe agli armenti. Altra ennesima dimostrazione oculare che gli 11.500 Km di Regie Trazzere sono pura invenzione da fantascienza nonché favole.
Adesso mi sembra opportuno, tenuto conto dell’importanza del personaggio e della sua opera, fare una breve biografia e poi passare direttamente al suo libro “Viaggio in Sicilia” pubblicato a Palermo nel 1828. Per stimolarne la lettura, anticipo le seguenti frasi, a mio giudizio, simpatiche e inaudite che i mulattieri pronunciavano ad alta voce per indirizzare muli e cavalli a camminare in viottoli di grosse pietre e sassi: “A ogni rivolta di strada i buoni letticari (conduttori di lettiga) usavano ripetere (gridando con voce assordante) un pio intercalare; e chi va per la via, evviva santa Rosalia, e con ciò credevano d’essere immuni da ogni pericolo di smucciar loro i piedi (la frase aveva lo scopo preciso di stimolare l’attenzione dei muli o cavalli su dove mettere i piedi evitando pietre e buche), … ed io godevo con loro ripetere il venerabile nome di quella Santa Vergine”. Altra frase scritta in occasione di attraversare il paese di Sferracavallo, molto significativa per l’importanza della strada, è la seguente: …A Sferracavallo la strada per la somma scabrosità dell’acute pietre ben merita tal nome…”. Infine, nel tratto di strada San Martino-Borgetto leggeremo: “…è fuor d’ogni dubbio, che i mulattieri siciliani veggendosi obbligati a gridare di continuo alle bestie per animarle al cammino in sì difficili strade, e renderle attente a posar i piedi…quindi udiva uno di loro esclamare di tratto in tratto: Au cane cane, spaccafurno cane! E chiedendogli io cosa volesse dire, mi rispose, che spaccafurno era il nome della bestia comprata a spaccafurno e cane cane l’ingiuria con cui stimolava a mutar con diligenza il passo”.
La lettura è così chiara che non occorrono altre precisazioni sulla viabilità di questi sentieri. Lascio ai lettori eventuali altri commenti. Pur tuttavia, al momento di intercalare la pagina, avendo individuato la strada attraversata da Monreale a Partinico, preciserò il percorso e richiamerò gli scritti dei precedenti viaggiatori che hanno attraversato il medesimo tragitto (Reidesel, Huoel e Goethe).
Carlo Gastone nacque a Como nel 1742 appartenente a nobile famiglia lombarda. Nel 1749 seguì a Parma il padre Antogioseffo, quivi stabilitosi alla corte del Duca Filippo. A Parma compi gli studi ed ebbe a maestro S. Bettinelli che ne apprezzò il precoce ingegno. Nel 1758 si recò a Roma, dove riscosse il primo successo poetico celebrando il nuovo papa Clemente XIII, suo parente. Successivamente a Napoli fu assunto fra i paggi a corte e perfezionò la sua conoscenza del greco.
Nel 1760, di nuovo a Parma, intraprese con successo la carriera militare, ma più si dedicò agli studi di scienze e d’arte e all’attività poetica e letteraria, frequentando il Condillac e C. I. Frugoni. Dopo la morte di questi, gli subentrò, nel 1769, nella carica di segretario perpetuo dell’Accademia delle Belle Arti, e nel 1779 ne curò l’edizione delle Opere, venendo di fatto a succedergli anche nella veste di poeta ufficiale della corte parmense. Nel 1783 fu per qualche mese a Vienna, e dal 1786 al 1789 viaggio in Francia, Inghilterra, Olanda e Germania. Nel 1789, durante un soggiorno a Roma, conobbe Cagliostro e fu coinvolto nel processo contro il Santo Uffizio, perdendo il favore dell’allora duca Ferdinando, che lo privo d’ogni carica ed emolumento e gli interdisse per sempre il ritorno a Parma. Stabilitosi a Napoli, nel 1793-94 compì un viaggio in Sicilia, e nel 1795 a Malta, dove ricevette l’ordine dei cavalieri Gerosolimitani. Morì a Napoli nel 1796.
Il cavaliere Gastone parte da Napoli il 1° agosto del 1793, dopo ventisei anni del primo viaggiatore in Sicilia (Reidesel1767) e riparte da Messina il 12 gennaio 1794. Attraversa le seguenti città e località: Palermo, Monreale, Bagheria, San Martino delle Scale, Monte Pellegrino, Borgetto, Partinico, Alcamo, Segesta (poi il ritorno per Palermo), Alcano, Partinico, Monreale, Palermo, Sferracavallo, Isola delle Femmine, Capaci, Carini, rientro a Palermo, Vicari, Villafrati, Cefala Diana, Lercara, Friddi, Fiume S. Pietro, Campofranco, Aragona, Girgenti, Palma Montechiaro, Licata, Terranova (Gela), Siracusa, Agnoni Bagni, Fiume San Paolo (antico Simeto), Catania, Mascalucia, Nicolosi, San Nicolo l’Arena, Etna, Catania, Aci Castello, Giarre, Ponte Cantera, Taormina, Sant’Alessio, Messina. Dopo questa premessa, passo senza ulteriori indugi al libro. Ecco la copertina e la dedica a Lo Faso duca di Serradifalco.
CARLO GASTONE ARRIVA A PALERMO IL 1° AGOSTO 1793
VISITA AL PRINCIPE CARAMANICO VICE RE DI SICILIA
INGRESSO A MONREALE
BAGHERIA
SAN MARTINO DELLE SCALE.
Percorrendo la salita la lettiga a rischiato di rovesciarsi. Era più opportuno usare il solo cavallo.
LA STRADA PER MONTE PELLEGRINO.
PARTENZA PER IL TEMPIO DI SEGESTA.
Il nostro autore al momento di affrontare il viaggio al tempio di Segesta e prima di lasciare la città di Palermo, cerca e trova delle raccomandazioni per ottenere buoni soggiorni per Borgetto e Alcamo perché: “essendo i fondaci di Sicilia caverne, anzicchè ricetti d’uomini, e per lo più senza letti e mobili di sorta alcuna.” Viaggia in lettiga avuta in prestito dalla principessa di Valguarnera e si incammina per Monreale. Qui così scrive: “Passammo per Monreale, e la strada fino a Partenico è bellissima, e devesi continuare per Alcamo”. Purtoppo, come scrive nel seguito, la strada è bella fino al Castello saraceno detto anche “Castellaccio di S. Martino”.
La curiosità mi ha spinto in quel luogo e ho ricavato alcune foto che riproduco qui sotto: 1)l’attuale strada da Monreale a San Martino delle Scale all’altezza della deviazione per il Castellaccio contrassegnata dall’insegna; 2) il sentiero che conduce al Castello; 3) il Castello stesso visto dal basso sentiero; 4)la catena montagnosa (monte Fiascone, Serra dell’Occhio, monte Gibilmeri, le montagne della Sagana e monte Renda. Monte Renda o Renna è la montagna del lato Nord-Est di Borgetto.
CASTELLO ARABO CHIAMATO CASTELLACCIO
Con queste immagini il lettore già può esprimere le proprie opinioni sull’asprezza della strada, anche senza ulteriori ragguagli. Tuttavia, mi scervello di capire come l’autore ha potuto scrivere che da Monreale ad Alcamo la strada era bella, dato che, appena poche miglia dopo Castellaccio entra in una gola di montagne sterilissime e sassose valli, come sopra illustrato, fino a quando, superate le montagne (immagino poco sopra Borgetto), scopre una deliziosa pianura dove giace Partinico.
Ciò non di meno, finalmente, avendoci l’autore fornito come punto di riferimento il “Castellaccio”, scopriamo con buona certezza la disastrosa strada montanara Monreale-San Martino delle Scale-Borgetto attraversata anche da Houel e Goethe. Houel parla di una sua caduta rovinosa da un alto e grosso masso di pietra che aveva scalato per ammirare lo spettacolo che poteva mostrare il panorama (Vedi capitolo IV-parte I, pubblicato il 30 aprile 2016), mentre Goethe scrive che i grandi massi incontrati lungo la strada erano addirittura delle meteoriti e le riproduce anche con disegno (Vedi capitolo IV-parte III, pubblicato il 26 giugno 2016).
Altra fonte indicativa del percorso della Via per Borgetto sono queste testuali parole: “ I monti sono tutti calcarei; e le acque ne hanno in certi luoghi formate piramidi isolate e minacciose, che stanno per piombarti sul capo, e se ne staccano enormi pezzi, che rotolando al basso ti schiaccerebbero colla mole e col peso.”
Da queste parole mi torna alla mente un vecchio ricordo risalente agli anni ’54-’55 (avevo 10 anni): viaggiavo con mio zio Pietro di ritorno ad Alcamo da Palermo in una vecchia Opel di proprietà di un altro sacerdote Francesco Di Giovanni (detto padre Ciccio, rettore del Santuario Maria SS dei Miracoli, dove sul tetto della Chiesa è riprodotta, anche, una sua immagine). Qualche Kilometro dopo il monte Renda avvertiamo un forte rimbalzo sul tetto della autovettura, il Prete ferma l’auto e costatiamo che il tetto dell’auto si è deformato a causa della caduta di un piccolo masso appuntito (per fortuna le macchine tedesche di allora erano state costruite con robusta lamiera).
Adesso, con questi riferimenti (il Castellaccio di S. Martino e la caduta massi delle Montagne del tratto Borgetto-bivio Sagana) si ricava, senza ombra di dubbio, che la strada percorsa dai nostri autori (Reidesel, Houel e Goethe), dopo avere attraversato in salita e in discesa la catena montuosa di S. Martino delle Scale, è un tratto dell’attuale S.S. 187 e, cioè il percorso Monte Renda-Borgetto. Oggi la S.S. 187 collega le seguenti città: Monreale-Pioppo-Bivio Sagana-Borgetto-Partinico. A tal proposito scrive Perez a pagina 60-61 che “la prima strada che si pose mano il 15 febbraio 1825 fu quella da Palermo a Trapani”. Col regno d’Italia la legge 30 marzo 1862, n.517 la dichiara strada nazionale. Le due strade (quella proveniente da San Martino delle Scale e la SS 186 , a mio giudizio. si incrociavano nei pressi del bivio della Sagana, alla vetta del monte Renda. Infatti, il tratto di strada bivio Sagana-Borgetto nell’ultimo ventennio, propriamente per la caduta massi, è stato protetto con reti in acciaio e con due gallerie in cemento armato. Ecco le foto che ho scattato come prova per i lettori non residenti.
1° GALLERIA MARCIANDO VERSO PALERMO
Si notano le reti di protezione della strada.
BIVIO SAGANA.
Si notano con un po’ di attenzione le reti di protezione della strada che iniziano da questi luoghi e terminano al bivio di Borgetto.
2° GALLERIA IN DISCESA VERSO BORGETTO MOLTO LUNGA RISPETTO AL 1°.
La via percorsa dai citati autori stranieri ed è stata sempre un rompicapo perché mi veniva in mente la vecchia via Valeria che parte da Palermo e passa per Montelepre e, poi, Partinico, Alcamo, ecc.. In altre parole, corrisponde all’attuale strada di “Bellolampo”. Adesso il mio problema è stato risolto. Lascio agli specialisti in strade l’ardua sentenza. Infine, nelle sottostanti pagine leggiamo le grida dei mulattieri, “Au cane cane spaccafurno cane”, per animarle al cammino nelle difficili strade.
ARRIVO A BORGETTO, PASSAGGIO DA PARTINICO E SOSTA AD ALCAMO
PARTENZA DA ALCAMO PER PROSEGUIRE PER SEGESTA
Il nostro Gastone dorme in un buon lettuccio ad Alcamo e di mattina presto, in compagnia di Don Stefano Renda Benedettino e dal suo armato campiere si avviarono per inique strade e tortuosi sentieri, o nel fondo di dirupate valli alla celebre Segesta. I muli sono stati bravi a inerpicarsi sull’erta di quei dirupi sassosi, e mettere i piedi di solco in solco al margine di un viottolo tanto che l’autore Gastone osservava con meraviglia. La strada fino al fiume Freddo era pure piena di voragine con possibilità e timore di un probabile ribaltamento della lettiga, temendo peraltro una gravissima caduta.
Qui si evince a chiare lettere che la strada era pericolosa ed orrenda ed i muli erano allenati a percorrerla senza alcun grido dei mulattieri come avveniva nelle strade palermitane di Monte Pellegrino e San Martino delle Scale. I precedenti viaggiatori Reidesel e Munter (Vedi capitolo IV-parte I, pubblicato il 30 aprile 2016) non hanno descritto nei particolari la strada da Alcamo a Segesta, ma si sono limitati a scrivere che “ L’intera contrada di Alcamo, Segesta e Trapani è un deserto. In nessun luogo trovansi traccia di strada battuta, non essendovi che viottoli…”. Con Carlo Gastone apprendiamo, non solo la disastrosità dei “viottoli”, ma anche il numero degli abitanti di 10 mila persone. Adesso con queste testimonianze che dire delle 19 Trazzere Regie disegnate dall’Ufficio Trazzere? Ed in particolare, considerata la strada di cui si argomenta (Alcamo-Segesta-Trapani), direi “lupus in fabula”, disegnata come Regia Trazzera Trapani-Palermo e contrassegnata con numero 452? Poi, che altro dire delle usurpazioni dei proprietari limitrofi di questa Trazzera pari ad un percorso di circa Km 15 ( inizia dal ponte del Finocchio e termina al ponte del fiume Freddo) che che è la Via consolare Valeria, riconosciuta tale e quale, anche dall’Ufficio Trazzere, nella “Relazione di demanialità? Per migliori ragguagli il lettore può ripassare tutte le parti introduttive, particolarmente: INTRODUZIONE-PARTE I, pubblicata il 31 gennaio 2015, INTRODUZIONE-parte III, pubblicata il 1° marzo 2015 e INTRODUZIONE parte IV, pubblicata il 18 marzo 2015. Stando così le cose, le 19 Trazzere di Alcamo con sole 10 mila abitanti alla fine del ‘700 non sono forse invenzioni di favole fantasiose a scopo di lucro? Attendo da qualcuno una prova contraria, non escludendo l’Ufficio Trazzere che è protagonista di prima linea.
RITORNO DAL TEMPIO DI SEGESTA CON RIENTRO AD ALCAMO
Alcamo città attorniata di muri, torri e castelli, ma dentro regna miseria e squallore e solo qualche casa di magnifica apparenza.
DA ALCAMO A PALERMO
SFERRACAVALLO
La strada per la somma scabrosità delle acute pietre ben merita quel nome.
CAPACI
PARTENZA DA PALERMO PER AGRIGENTO CON SOSTA A LERCARA E ARAGONA
ARRIVO AD AGRIGENTO
PARTENZA DA AGRIGENTO VERSO LICATA E PROSEGUE PER GELA (TERRANOVA)
VIAGGIO A MALTA
RIENTRO DA MALTA A SIRACUSA
A Siracusa visita gli odierni quartieri dell’Epipoli: Tica, Neapolis e Akradina. A 22 miglia vede l’isoletta Ortigia spoglia. Non può viaggiare per quei deserti campi ed “aspre solitudini, senza incontrare vestigio di tante abitazioni senza una grave pertubazione d’animo”. Deve sostenere la bestia perché non incepasse: “o fra continui sassi, e sopra un mal suolo di rupe. Le profonde orme dei carri nel vivo macigno (Vedi, anche cap. I-parte II, pubblicato il 30 maggio 2015 con foto della strada della valle dei Templi di Agrigento di epoca greca) erano i soli indizi, che rimanevano d’essere qui vissuti degli uomini in società. Finalmente dopo 5 miglia di disastroso ed alletabile cammino giungemmo ad una catasta di immane pietre…”.
PARTENZA DA SIRACUSA
MEGARA IBLEA
FIUME SIMETO
ARRIVO A CATANIA
PARTENZA DA CATANIA PER SAN NICOLO’ L’ARENA CON STRADE INIQUE
PASSAGGIO PER FASANO’, PRACCHI, MASCALUCIA E SOSTA A NICOLOSI PER IL PROSEGUIRE VERSO SCALARE L’ETNA CON STRADE IMPOSSIBILI
SAN NICOLO’ L’ARENA
ARRIVO SULL’ETNA
Opera di Jean Houel in Sicilia dal 1776 al 1779-Veduta dell’Etna dalla porta Aci di Catania
LA GROTTA DELLE CAPRE
RIENTRO A CATANIA E PARTENZA PER MESSINA
ISOLA DEI CICLOPI SUL FIUME JACI
In questi luoghi (presumo tra Acireale o Aci Castello) il nostro autore, si ripara per la pioggia in un “lurido fondaco”, incontrando un’asprissima via. Afferma che tra quadrupedi e bipedi non passa alcuna differenza, avuto riguardo al “loro incondito linquaggio” (cioè per le grida dei mulattieri e la risposta dei muli). Sicuramente la strada seguita non poteva essere che la via Pompea (Messina-Catania-Siracusa), strada consolare (Vedi capitolo I-parte V, pubblicata il 12 settembre 2015).
PERCORSO IMPOSSILE ANCHE PER L’ABBONDANTE PIOGGIA TANTO DA FRANGERE LA LETTIGA E ROMPERE GLI STINCHI DEI MISERABILI ANIMALI
ARRIVO A GIARRE ATTRAVERSO IL PONTE CANTERA
ARRIVO A TAORMINA CAVALCANDO UNA MULA
Per la mancanza di strade per salire il monte Tauro, cioè la zona alta di Taormina, è costretto a utilizzare il mulo e lasciare la lettiga a Giardina.
LASCIATA TAORMINA RIDISCENDE AI GIARDINI RIPRESE IL CAMMINO PER S. ALESSIO
Qui, si accenna a strade a precipizio durante la discesa da Taormina. A Santo Alessio, il nostro Carlo è costretto a scendere dalla lettiga e fare un tratto di strada a piedi “su una strada orribile, che passa sotto il castello, il quale è posta in una vetta si scabra e inaccessibile; e tanti precipizi ed aungustie lo cingono…”.
PARTENZA PER FIUMEDINISI
PASSAGGIO PER DROMO E ARRIVO A MESSINA
Accenna ad una strada chiamata Terzanà dell’Arsanà
PARTENZA DA MESSINA E FINE DEL VIAGGIO
La lettura è stata lunga, però descritta bene ed con diverse sfaccettature rispetto ai testi che abbiamo visto dei precedenti viaggiatori. Quindi, abbiamo letto fatti nuovi e in qualche modo interessanti ed appassionanti. Voglio rimarcare alcuni percorsi come quelli di S. Martino delle Scale, Borgetto, Segesta che ci hanno permesso di individuare con certa precisione alcune vie e nello stesso tempo l’inesistenza direi assoluta di strade, fatta eccezione alcuni brevi tatti (la Via di Monreale, Alcamo-Partinico, Palermo-Vicari, ecc). Voglio rievocare, a tal proposito, anche le inaudite e divertenti frasi pronunciate dai mulattieri per istigare i muli a posare i piedi evitando sassi e pietre.
Con ciò chiudo, come già detto, il famoso “Settecento Siciliano” con questa domanda: constatato che non esistevano strade idonee a far camminare muli e cavalli, come potevano esistere 11.500 km di Trazzere erbose, larghe canne 18 e palmi 2 che permettessero pure di far boccheggiare gli armenti cioè mangiare le erbe durante il cammino? Per quanto abbiamo letto e appreso in questo IV capitolo nella sua interezza, cioè fin dalla 1° parte, dico subito impossibile! Spero che qualcuno mi contraddica. Pur, tuttavia, un ultimo chiodo ci aspetta. E’ la lettura del Viaggio in Sicilia di Paolo Balsamo del 1808, professore di Economia Agraria dell’Università di Palermo. Con l’opera di quest’ultimo personaggio, dimostrerò, come ultima spiaggia, l’assenza assoluta in Sicilia di strade e Regie Trazzere. Vuoi che un Professore di Economia e Politica Agraria ignorasse le Regie Trazzere? Appresso, aprirò, altro capitolo col Marchese Burgio, Maestro Segreto.
ANTONINO MESSANA
Prossimo appuntamento 22 Ottobre 2016.
Note
Paggio Nel Medioevo, giovane che serviva alla corte di principi e grandi personaggi; poteva essere di nascita nobile e dopo il servizio come p. diventare scudiero, poi essere armato cavaliere. Fonte: Treccani – Enciclopedia Italiana on line.
Spaccaforno – E’ l’attuale città di Ispica che in epoca romana ha avuto il nome di Hyspicaefundus, successivamente è stato in cambiato in Spaccaforno fino al 1934.
Bibliografia
REZZONICO, Carlo Gastone della Torre di. Fonte: Grande Dizionario Enciclopedico – terza edizione, Torino 1969, volume XV pagina 850.
Costruzione della SS 187 Sergio Vincenzo Emanuele, Perez Giuseppe– Un Secolo di Politica Stradale in Sicilia a cura di Carmelo Trasselli, pagina 60-61. Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 1962. Custodito presso l’Università di Palermo, facoltà Ingegneria- Dipartimento Città e Territorio, coll.542.82.20.
Carlo Gastone Rezzonico-Viaggio della Sicilia del Cavaliere Carlo Gastone Conte della Torre di Rezzonico Patrizio Comasco, I Edizione Siciliana, Palermo 1828. Custodito dalla Biblioteca Nazionale di Napoli.