Il boss è protetto

In commissione nazionale antimafia l’audizione del procuratore aggiunto della Dda di Palermo Teresa Principato. Messina Denaro , “freddo capo mafia”

Matteo Messina Denaro“Matteo Messina Denaro gode nella città di Trapani di una protezione che spesso sconfina nella connivenza e addirittura nella condivisione di certo valori rispetto a uno Stato in cui nessuno crede”. Così il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, nel corso di una audizione in Commissione nazionale antimafia. “La strategia della cosiddetta terra bruciata – ha aggiunto Principato – per lui non è adeguata perchè Matteo Massima Denaro non è una persona normale. Nonostante decine di arresti, anche di familiari stretti, i sequestri e le confische per decine di milioni di euro, la latitanza della primula rossa del boss mafioso, iniziata 1993, continua nonostante il consenso attorno a lui si sia affievolito, grazie agli arresti e alle confische, e il muro di omertà che lo ha sempre protetto sia stato rotto dalle collaboratori di giustizia che hanno cominciato a parlare di lui”. Rispondendo alle domande dei commissari della bicamerale il pm Principato ha ricostruito indagini, arresti e processi: “Abbiamo proceduto all’arresto di quasi tutti i familiari di sangue di Messina Denaro – sorella, cugini, cognati, tutti coloro che gli erano vicini – io pensavo che questo potesse suscitare nell’uomo una reazione ma l’uomo non è normale, è molto freddo. Dopo otto anni di studio è quasi normale che si ragioni come se lo si fosse conosciuto”. Altro momento della strategia per la cattura del boss è quello dei provvedimenti di confisca, “essendo lui così profondamente legato al denaro e ai suoi interessi”: i provvedimenti di sequestro e confisca superano milioni di euro. “Pensate – ha detto il il procuratore Principato – che solo la catena della Despar è stata oggetto di confisca per 850 milioni. A parte gli arresti e i provvedimenti – ha proseguito – abbiamo operato con delle azioni di disturbo concordate nei confronti di persone ben delineate che anche in passato lo avevano in qualche modo agevolato o che sapevamo vicine a lui, con una azione assillante, anche perché (siamo a dicembre 2014) sono riuscita in una operazione: firmare un protocollo con il Ros e lo Sco per una indagine comune. Anche il nipote del cuore, Francesco, destinato a essere il suo successore, che già a violenza lo aveva eguagliato se non superato, è stato arrestato e sottoposto al 41 bis. Tutto questo per ottenere un affievolimento del consenso nei confronti di questo latitante. Era intollerabile – ha sottolineato Principato – che lo Stato rinunciasse alla cattura di un latitante che dal ’93 sfugge agli organi dello stato e rappresenta per Trapani una primula rossa, da imitare, ammirare, verso la quale provare una certa connivenza”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.