Senza dubbio, le paure di attraversare alti ponti e lunghe gallerie sono tra le più frequenti. Chi soffre della prima paura, spesso soffre anche della seconda. Per tale motivo ne studieremo una trattazione comune. Da dove provengono? Qual è il loro significato? Come si combattono? Generalmente, le paure di ponti e gallerie sono di natura inconscia, ovvero chi ne è portatore non è direttamente consapevole del loro senso. Tuttavia, attraverso tali paure la nostra mente inconscia ci sta inviando dei segnali che è auspicabile imparare a decifrare ed accogliere. Imparare a riconoscere il significato delle paure è il primo passo per tracciare la giusta strada per il loro superamento. Quando ci troviamo su un ponte, sperimentiamo l’altezza, il vuoto, siamo obbligati ad allontanarci dai “punti sicuri”. Allo stesso modo, ma con elementi diversi, quando attraversiamo una galleria ci addentriamo in un altro tipo di vuoto, quello del buio e del tunnel, entrando in un un percorso obbligato che ci allontana da eventuali “punti per metterci in salvo”. In entrambi i casi l’individuo sperimenta l’esperienza di essere solo e senza ripari, senza appigli sui quali potersi appoggiare rispetto ad eventuali pericoli. Va emergendo sempre più chiaramente che dietro alle paure di ponti e gallerie sottendono delle difficoltà ad allontanarsi dalle proprie sicurezze, ovvero da ciò che la persona ritiene essere il “porto sicuro”. Il porto sicuro mentale rappresenta tutto ciò che l’individuo pensa essere il luogo o la situazione in cui non ci si può far male, tutto ciò che dà protezione e ci mette al riparo da tutti i pericoli. Quando appaiono le paure dei ponti e delle gallerie, probabilmente la persona ha esagerato un po’ troppo nel crearsi un porto eccessivamente sicuro, magari puntando su troppe situazioni protettive e sviluppando la tendenza ad evitare tutte quelle situazioni che rappresentano dei “rischi” sia fisici che sociali. Queste paure ci stanno allora comunicando che l’ago della bilancia della nostra esistenza pende un po’ troppo verso le sicurezze e che ci siamo allontanati eccessivamente dall’abitudine ad esporci a diversi tipi di rischio, come, ad esempio, quello di dire realmente ciò che pensiamo, oppure quello di muoverci in autonomia senza alcuna compagnia. Solitamente, la prima contromisura che si prende rispetto alle paure di attraversare ponti e gallerie è quella di evitarli oppure quella di affrontarli in compagnia. Purtroppo l’evitamento non fa altro che alimentare ulteriormente le paure. Un consiglio pratico, invece, consiste nel provare prima a cambiare tutte quelle abitudini in cui tendiamo a proteggerci dalle situazioni sia fisiche che relazionali che percepiamo come pericolose (anche se potrebbero non esserlo affatto), così da apprendere sempre più il coraggio di allontanarci dal nostro porto sicuro mentale, e poi provare gradualmente ad affrontare l’attraversamento di ponti e gallerie. Sono necessarie costanza e determinazione.
Fabio Settipani
Psicologo – Psicoterapeuta