I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, coordinati dalla locale Procura della Repubblica (dr. PETRALIA – Procuratore Aggiunto – e dr.ssa Claudia FERRARI– Sostituto Procuratore) hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo di € 1.500.000,00 circa a carico di:
– DI MARCO Giuseppe, nato a Palermo il 16.06.1965, tratto in arresto nell’ambito dell’operazione denominata “PEDRO”, esponente della famiglia mafiosa di “Porta Nuova”.
L’attività investigativa patrimoniale ha permesso di cristallizzare come il DI MARCO Giuseppe, benché formalmente privo di una significativa capacità economica e reddituale, fosse proprietario di immobili e attività commerciali derivanti dal reinvestimento delle somme illecitamente accumulate nel corso della carriera criminale.
I minuziosi accertamenti svolti dai militari dell’Arma sono stati pienamente condivisi dai Giudici della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo che hanno disposto il sequestro dei seguenti beni:
– un appartamento sito in Palermo;
– tre rapporti bancari;
– una villa bifamiliare con piscina sita in Altavilla Milicia (PA).
Ulteriori accertamenti consentivano di individuare, a distanza di alcune settimane, ulteriori patrimoni frutto del reinvestimento dei capitali accumulati nel corso dell’attività criminale del DI MARCO, anch’essi sottoposti a sequestro:
– quota pari al 50% della società “FRATELLI DI MARCO S.N.C. DI DI MARCO PIETRO & C.”, con sede in Palermo, attività di vendita al dettaglio di carni e produzione polli alla brace;
– un’ulteriore villa con piscina sita in Altavilla Milicia (PA).
DI MARCO Giuseppe era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “PEDRO”, eseguita nel dicembre del 2012. Nell’ambito di quell’inchiesta era stata dimostrata la sua intraneità a cosa nostra ed era stato documentato che il DI MARCO aveva stabilmente messo a disposizione dell’organizzazione criminale il suo esercizio commerciale di rivendita di pollame – locale oggi sottoposto a sequestro – al cui interno avevano luogo numerose riunioni fra gli affiliati. Il DI MARCO, infatti, era deputato all’organizzazione di tali incontri e si adoperava affinché le riunioni non venissero “disturbate” da terzi non graditi.
Il quadro probatorio raccolto dai Carabinieri di Palermo, sotto l’egida della Direzione Distrettuale Antimafia, aveva portato alla condanna del DI MARCO a sei anni di reclusione in primo grado. Nel secondo grado del processo, tuttavia, la pena era stata modificata in pejus: la Corte di Appello di Palermo, infatti, ha condannato il DI MARCO a nove anni di reclusione.