“Ermes 2”, appalti e imprese col sistema Messina Denaro

Ecco i primi retroscena dell’operazione antimafia condotta stanotte dalla Squadra Mobile di Trapani. Tornano gli Agate, in manette Epifanio, indagata anche la moglie. Clamore per il coinvolgimento del giornalista Siragusa, ex portavoce dell’on. Mimmo Turano

ermesGli investigatori della Squadra Mobile di Trapani per Procura di Palermo (pm Guido, Marzella e De Leo) e per il Gip (Gabriella Natale) hanno visto bene quando si sono concentrati su appalti e smaltimento dei rifiuti speciali. La mafia di Matteo Messina Denaro è stata ancora trovata con le mani su questi affari. Ma soprattutto quello che emerge da questa indagine “Ermes 2” conferma che in provincia di Trapani esiste un sistema affaristico mafioso così collaudato da essere diventato un sistema legale perché riconosciuto da più parti e fedelmente applicato e rispettato. Un sistema che per funzionare non ha bisogno dell’input del boss, tanto che a cose fatte l’anziano Vito Gondola (arrestato due anni addietro), erede del padrino di Mazara, don Marianino Agate, è stato intercettato a dire ai suoi accoliti che una volta messe a punto tutte le cose “avrebbe riferito a Matteo”. “La mafia si avvale della collaborazione di persone insospettabili – dice il Questore di Trapani Maurizio Agricola a commento del blitz della scorsa notte  C’è tanta impresa sana, ma tanta impresa malata che resiste. Le indagini continuano a far emergere imprese riconducibili ai mafiosi, o comunque fagocitate dall’organizzazione criminale, che inquinano il territorio della provincia. Il blitz di questa notte è un ulteriore colpo per la rete che protegge e alimenta Matteo Messina Denaro”. L’operazione antimafia ha fotografato grazie al lavoro del pool antimafia della Mobile trapanese, uno splendido lavoro diretto dal capo della Mobile dell’epoca, Giovanni Leuci, e ripreso dal suo successore, Fabrizio Mustaro, quello che allo stato sembra essere lo scenario mafioso più attuale, torna, semmai fosse mai andata via, la famiglia di Mariano Agate, defunto da qualche anno, il figlio Epifanio, già in passato oggetto di indagine, è tornato in cella per estorsione e intestazione fittizia, obbligo di dimora per sua moglie Rachele Francaviglia, in carcere anche Angelo Castelli che avrebbe messo a disposizione dei summit mazaresi il proprio autolavaggio, ma soprattutto c’è il coinvolgimento dei fratelli Loretta, Carlo e Giuseppe che fino ad oggi avevano evitato l’imputazione per mafia, adesso rispondono di 416 bis, nonostante in passato nel covo dei boss palermitani Lo Piccolo fu trovato un pizzino relativo proprio a Giuseppe Loretta, anche le mogli di Loretta sono indagate nel procedimento , per loro avvisi di garanzia così come per il commercialista Filippo Frazzetta. Imprese che chiudono a causa di interdittive antimafia emesse dalla prefettura e imprese che risorgono quasi più forte di prima, ed in questa fase la Squadra Mobile di Trapani e la Dda di Palermo dopo riconoscono un ruolo nemmeno tanto di secondo piano al giornalista Filippo Siragusa, collaboratore “storico” del Giornale di Sicilia e che l’on. Mimmo Turano, durante la presidenza della Provincia di Trapani, tenne come suo portavoce (successivamente è stato anche addetto stampa, per un breve periodo, del deputato castelvetranese Giovanni Lo Sciuto). “Procacciava clienti già da prima per la Mestra (società dei Loretta ndr) della quale per un periodo fu amministratore e si occupò anche della Media Ambiente quando questa nacque per aggirare l’interdittiva contro i Loretta. Siragusa – hanno detto stamane gli investigatori in conferenza stampa – sapeva benissimo con chi avesse a che fare e che la Media Ambiente era una società paravento”. Nell’ordinanza si cita una intercettazione tra Siragusa e i Loretta: la precedente operazione Ermes aveva fatto emergere un ruolo dei Loretta nel giro delle imprese controllate dalla mafia e quindi i giornali scrissero anche degli imprenditori mazaresi, Siragusa al telefono spiegò sta nel gioco delle parti, i giornalisti gonfiano le cose”. Siragusa oggi sulla propia pagina Facebook si è difeso così, Ci sono momenti nella vita in cui ti arrivano dei colpi che non ti aspetti. Avrò modo di chiarire ogni cosa ai magistrati .Ho fiducia in loro e sono certo che presto sarà tutto chiarito in merito alle accuse che mi sono state rivolte .Dire altro in questo momento non serve .E ‘ un momento difficile per me e per i miei cari .Questo territorio mi conosce da troppi anni e sa come ho sempre agito come giornalista e lavoratore precario. E infine ha fatto gli auguri di Buon Natale.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.