Anfe, l’associazione Codici pronta a sostenere dipendenti e corsisti

codici“Le indagini effettuate dalla Procura e dalla Guardia di Finanza di Trapani hanno permesso di gettare luce su fatti davvero incresciosi, riguardanti l’ennesima truffa ai danni dei contribuenti e di chi effettivamente avrebbe potuto usufruire di quei fondi che la Comunità Europea, come lo Stato, mettono a disposizione per favorire la formazione professionale” è questa la dichiarazione degli avv. Manfredi Zammataro (presidente di CODICI Sicilia) e Vincenzo Maltese (referente per CODICI Trapani).

La notizia riguarda stavolta l’Anfe, uno degli enti di formazione professionale più conosciuti della Sicilia. Le fiamme gialle hanno infatti tratto in arresto Paolo Genco, presidente del centro, per aver incassato un importo pari approssimativamente a 53 milioni di euro, erogati attraverso finanziamenti pubblici e comunitari, per dei corsi di formazione che avrebbero dovuto aver luogo nelle province trapanese e palermitana, ma invece secondo gli inquirenti, mai effettuati. Tutto denaro che avrebbe poi permesso al Genco di acquistare vari immobili – ora sotto sequestro, grazie al lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine – pari al valore di due milioni di euro.

Secondo quanto è emerso dall’indagine, i corsi non sarebbero mai stati effettuati, come false erano, peraltro, le fatture messe a disposizione delle società delle quali era titolare Baldassarre Di Giovanni, anch’egli arrestato dalla Guardia di Finanza.

Ciò che è stato sottolineato dagli inquirenti però riguarda l’inquietante mancanza di controlli e accertamenti sull’operato dell’ente. Gli avv. Maltese e Zammataro hanno inoltre posto l’attenzione proprio su questa tematica: “ Se quanto emerso dalle indagini dovesse trovare conferma, è chiaro che ci si debba interrogare su come è stato possibile che in questi anni, l’Anfe sia stata destinataria di ben 53 milioni di euro senza esser sottoposta ad alcun controllo circa il corretto funzionamento dell’ente e sul reale svolgimento dei corsi? L’associazione CODICI Sicilia – Centro per i diritti del cittadino presenterà pertanto esposto e istanza di qualificazione di persona offesa. Annunciamo che andremo a fondo della questione anche per capire se effettivamente gli enti e gli uffici di competenza abbiano omesso, con negligenza rispetto all’operato richiesto, di effettuare quei controlli che avrebbero impedito una truffa di simile gravità”.

Ma l’attività non si ferma qui: Il CODICI ha infatti istituito un apposito sportello per i lavoratori e i corsisti dell’Ente di formazione ai quali l’associazione offrirà assistenza legale per chiedere il risarcimento dei danni subiti dal comportamento tenuto dall’Anfe.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteLA FAVOLA DELLE REGIE TRAZZERE DI SICILIA. CAPITOLO IV-PARTE VIII – Il giornale di viaggio fatto in Sicilia dall’Abate Paolo Balsamo 1808. Da Vittoria ad Agnone (Augusta).
Articolo successivoCalatafimi Segesta “Città Presepe”, grazie alle associazioni