Caso Anfe, Genco pronto a lasciare

Interrogatorio davanti al gip. Dimissioni irrevocabili da presidente nazionale e regionale, aspettativa da direttore generale.” Il tesoro non esiste”

20101102_Paolo-Genco_0029-c(1)Il gip del Tribunale di Trapani, dottoressa Caterina Brignone, ha confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari per il presidente nazionale e regionale dell’Anfe, Paolo Genco, coinvolto con l’imprenditore del settore commerciale Baldassare Di Giovanni (anche per lui conferma degli arresti domiciliari) in una indagine delle Fiamme Gialle su una presunta truffa da 2 milioni di euro finalizzata all’indebito percepimento di fondi pubblici. In queste ore Genco, dopo essersi sospeso da presidente nazionale dell’Anfe, con una lettera inviata al direttivo nazionale dell’associazione nella quale assicura l’estraneità ai fatti contestati, si appresta a dimettersi dalla stessa carica e da quella pure ricoperta di presidente regionale dell’Anfe. Pronto altresì a chiedere il collocamento in aspettativa dall’incarico di direttore generale sempre della stessa associazione. Indubbiamente passi che potrebbero indurre il gip a rivedere la misura cautelare venendo meno il pericolo di inquinamento delle prove. Sull’interrogatorio dinanzi al gip Brignone, cui ha preso parte il pm titolare dell’indagine dott. Franco Belvisi, poco trapela. Genco, difeso dall’avvocato Carmelo Miceli del foro di Palermo, avrebbe risposto alle domande delineando un quadro del tutto diverso da quello emerso a poche ore dall’esecuzione della misura. I computer che per la Finanza non sono stati mai acquisiti dall’Anfe, attraverso le forniture fatte dalla società commerciale del Di Giovanni, sarebbero invece presenti e inventariati. Anche i rapporti immobiliari e le proprietà possedute da Genco troverebbero addirittura origine in periodi antecedenti alla presunta truffa. Insomma una vicenda giudiziaria in pieno sviluppo e probabilmente la parola adesso passerà al Tribunale del Riesame considerato che Genco attraverso il suo difensore è intenzionato a chiedere il pronunciamento dei giudici di questo Tribunale per ottenere la revoca della misura. Genco dinanzi al gip ha escluso l’esistenza di alcuna truffa. Rispetto alle notizie del ritrovamento di lingotti d’oro nel suo possesso, il difensore di Genco avvocato Carmelo Miceli contesta la fondatezza della notizia, si tratterebbero di monete d’oro di diversa fattura facenti parte di una raccolta numismatica e il ultimo acquisto risale alla metà degli anni ’70, sui lingotti si tratterebbe di oro ricavato dalla fusione di oggetti preziosi, “il tesoro di Paolo Genco non esiste”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.