100 articoli verso il 21 Marzo

Alqamah accompagnerà con i suoi articoli la marcia di Libera e delle associazioni protagoniste della giornata dedicata alle vittime innocenti delle mafie

apuzzo falcettaLa XXII giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie vedrà protagonista Trapani. La città capoluogo ospiterà il 21 marzo la manifestazione regionale. Trapani sarà una delle città italiane che verrà anche seguita dai network nazionali e da Trapani si potrà seguire anche quello che accadrà a Locri che ospitera’ la manifestazione nazionale di Libera e delle associazioni protagoniste della giornata. La scelta di Trapani quale città che ospiterà la manifestazione regionale non è stata certo causale, su questa città, sulla sua provincia sono puntati i fari perché qui la nuova mafia 2.0 , che fa riferimento al sanguinario e assassino mafioso Matteo Messina Denaro, ha ben piantate le sue radici e nonostante i duri colpi inferti da magistratura e forze dell’ordine, la Cosa nostra del boss Messina Denaro resiste. Protetta da un sistema governato da decenni dalla mafia borghese, qui a Trapani non ci sono tante coppole e lupare, Trapani è la terra dei colletti bianchi che non hanno avuto bisogno dei classici riti mafiosi, punciuti e santine bruciate in mano, per entrare in Cosa nostra. Trapani è terra dove mafia e massoneria sono diventate quasi un’unica cosa, e dove un sistema illegale è diventato legale. Trapani con le sue banche e le imprese è diventata la cassaforte di questa mafia, e adesso che grandi appalti non ci sono più la mafia trapanese è riuscita a mandare le sue imprese a lavorare dapprima nel centro Italia e nord Italia adesso queste imprese sono riuscite a varcare i confini nazionali per arrivare nel nord Europa e nelle nazioni dell’Est. Per non parlare di investimenti fatti in Spagna e nell’isola di Malta. A Trapani dove nel frattempo sono nate tante associazioni, Libera, Libero Futuro, Agende Rosse, dove le cooperative sono riuscite dopo tanti ritardi e rinvii a gestire le terre confiscate, c’è un pensiero culturale che continua a viaggiare, la mafia non esiste si diceva negli anni 80, la mafia è sconfitta si sente dire oggi, se ci pensate bene il messaggio resta sempre uguale la mafia non c’è più ed allora si sente spesso parlare, male di antimafia e professionisti dell’antimafia. Nell’antimafia e’ vero non tutto ha funzionato bene, ma pensiamo che i veri guai non stanno nel mondo del volontariato e dell’associazionismo ma semmai nei palazzi dove si dice si con batte il fenomeno mafioso e gli affari di Cosa nostra. Di questi si parla poco. Noi proveremo a parlare di questo e di altre cose attraverso 100 articoli che pubblicheremo da qui al 21 marzo: cento articoli verso il 21 marzo, così titoleremo la rubrica. Oggi pubblichiamo il primo di questi articoli, dedicato alle vittime della strage della casermetta di Alcamo Marina, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, due carabinieri uccisi il 27 gennaio 1976 all’interno della stazione dell’arma che a quell’epoca esisteva ad Alcamo Marina. Uccisi due volte e forse di più come spesso è accaduto per tante vittime innocenti delle mafie. Uccisi forse da agenti dello spionaggio italiano, da Gladio, indagini purtroppo depistate da altri carabinieri. La storia è nota, ci furono colpevoli diventati tali dopo essere stati torturati, adesso sono stati completamente assolti, riabilitati. Il Comune di Alcamo ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria a Giuseppe Gulotta, l’unico di quel gruppo ad essersi fatto il carcere (preferirono fuggire in Brasile gli altri due, Ferrantelli e Santangelo, si suicido’ in carcere all’epoca del primo processo chi li aveva accusati, Giuseppe Vesco, suicido anomalo per chi come Vesco era privo di un braccio, mori di tumore invece Giovanni Mandala’). Il Comune faccia quello che vuole, ma ricordare solo il madornale errore giudiziario non rende memoria e onore ai due carabinieri uccisi che prima di Gulotta e degli altri torturati, arrestati e ingiustamente condannati, sono le vittime di quel 27 gennaio 1976 e lo restano ancora oggi che sul loro destino crudele e barbaro non c’è stata giustizia e non è stata resa verità. Forse loro prima di altri meritavano un pieno e completo nonché autorevole riconoscimento di questa città che è finalmente governata da giovani e che speriamo facciano un buon uso della memoria.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.