Avviso di conclusione indagini per Mogavero, dinanzi al gup Miccichè
Tempesta giudiziaria sulle due Curie vescovili della provincia di Trapani. Due distinte indagini giudiziarie per le quali sono finiti sotto accusa due vescovi siciliani. Avviso di conclusione delle indagini per il vescovo di Mazara, mons. Domenico Mogavero, e richiesta di rinvio a giudizio per l’ex vescovo di Trapani, monsignore Francesco Miccichè, rimosso nel maggio 2012 da Papa Ratzinger. Monsignor Miccichè dovrà comparire il prossimo 27 aprile dinanzi al gup Emanuele Cersosimo dopo la richiesta di rinvio a giudizio formalizzata dalla Procura di Trapani per diffamazione aggravata. Parte offesa l’ex direttore amministrativo della curia trapanese, don Ninni Treppiedi. L’ex vescovo, nel frattempo finito due anni addietro sotto inchiesta per appropriazione indebita, oltre 1 milione di euro sottratti all’8 per mille, e finiti pare sui suoi conti correnti personali, nel dicembre del 2014 rilasciò una intervista ad un settimanale locale trapanese, lanciando accuse contro l’ex direttore della Curia, ponendolo al centro di uno scandalo. Ma mons. Miccichè avrebbe sollevato il polverone contro don Treppiedi per coprire le sue malefatte. Titolare delle indagini è il pm Marco Verzera, lo stesso magistrato che forse non a caso si sta contemporaneamente occupando di indagini sulla massoneria deviata trapanese e dei fattacci della Curia trapanese. E’ il pm della Procura di Marsala, Antonella Trainito, ad occuparsi invece dell’indagine che tocca il vescovo di Mazara mons. Mogavero, destinatario di un avviso di conclusione delle indagini. Appropriazione indebita, truffa e abuso le accuse contestate. E se l’indagine sulla appropriazione era già nota, la sorpresa è l’accusa di truffa, che Mogavero condivide con il suo predecessore mons. Calogero La Piana, per la costruzione di una chiesa “avveniristica” in un quartiere di Mazara, costruita con fondi della Regione Sicilia e della Cei, in totale quasi 2 milioni 700 mila euro. La Procura di Marsala ascoltando i funzionari della Cei ha appreso che la conferenza episcopale finanziò quell’opera senza sapere nulla dell’altro contributo, “se avessimo saputo avremmo ridotto il finanziamento di 500 mila euro”. “Non ho nulla da dire, sto cercando di capire”, si è limitato a dire monsignor Mogavero. I suoi difensori, avvocati Stefano Pellegrino e Nino Calceca hanno già chiesto il suo interrogatorio. I fatti risalgono al 2005. “Nessuno è stato tratto in inganno” hanno detto i difensori di Mogavero, peraltro , hanno fatto notare, “le intere somme risultano spese tant’è che non vi sono accuse su una loro distrazione”. Altra parte dell’indagine è la presunta appropriazione da parte di Mogavero di 185 mila 600 euro, ma anche in questo caso la difesa del vescovo è chiara: “si tratta di una erronea iscrizione sui registri contabili della Curia”. Gli accertamenti condotti però dalla Finanza hanno toccato anche illeciti attorno ai fondi dell’8 per mille, oltre 500 mila euro distratti dalle opere di carità, soldi girati su conti correnti della Curia e di privati, anche su un contro corrente indicato come “segreto” dalla Procura di Marsala.
Rino Giacalone
fonte La Stampa