Caso Tonnara di Scopello: pubblichiamo integralmente la nota di Rosa Maria Ruggieri, comproprietaria del Complesso monumentale della Tonnara di Scopello:
“Nella qualità di comproprietaria e sostenitrice diretta ed indiretta del restauro del Complesso monumentale della Tonnara di Scopello nel pieno diritto di replica all’offensivo e non obiettivo articolo apparso al riguardo del restauro del prospetto della palazzina padronale osservo quanto segue.
All’interno di una stessa provincia, quella di Trapani, convivono:
1) La Tonnara del Secco, meglio nota come Tonnara di San Vito, luogo del “cuore” degli amici del FAI, ormai irrimediabilmente compromessa ed abbandonata all’oblio.
2) La Tonnara di Castellammare, nota come Hotel Cetarium, del tutto sconosciuta come tonnara, poiché letteralmente trasformata in albergo dal sapore “minimal chic” che ha per sempre cancellato la lettura originaria e la destinazione dei corpi di fabbrica.
3) La Tonnara Foderà di Magazzinazzi, nota come l’ex Kennedy ed ex Pacha, poiché impropriamente e senza consenso usata come discoteca dove -a seguito dell’opposizione vittoriosa di altri comproprietari all’azione giudiziaria per manutenzione dei tetti presentata della sottoscritta, unitamente all’arch. Leonardo Foderà, sono collassati 600 mq di tetti, perdendosi per sempre l’originario tavolato e le antiche travature lignee delle strutture portanti;
4) e la Tonnara di Scopello, che da luogo di scarico fognario e bivacco nel 2004 è divenuta una delle più ambite mete del turismo culturalmente qualificato nazionale ed internazionale, grazie alla costante ed incessante opera di manutenzione e progressivo restauro portata avanti in oltre 12 anni dall’arch. Leonardo Foderà; con il risultato- solo per fare qualche esempio- che la celebre scuola di Architettura “AA” di Londra ha sostato in loco per una settimana portando gli studenti per studiare il recupero degli immobili, e l’Associazione Dimore Storiche Italiane nella redazione del coffee table book “I 12”, ha dedicato un capito all’arch. Leonardo Foderà all’interno in quanto autore di uno dei migliori restauri da parte dei privati in ambito nazionale.
La Tonnara di Scopello soltanto oggi viene letta come “complesso monumentale”, nonostante le volgari manifestazioni di alcuni commentatori dell’articolo, che si sono fatti fotografare davanti alla oggi contestata facciata “rosa” indossando una maglietta turpiloquente con una scritta irripetibile per la volgarità (quello sì che è stato un vero “pugno nell’occhio”, ma ognuno ha i suoi gusti, per cui loro erano fieri di quella maglietta che invece a me sembrava oscena) e che oggi si arrogano il diritto di proporsi quali arbiter elegantiae.
Essendo un monumento, il restauro deve tenere conto dello status quo ante e non dello stato di degrado cui siamo abituati, per cui non soltanto era necessario ripristinare l’intonaco per proteggere le pareti dalle costanti infiltrazioni d’acqua piovana e del mare, ma era altresì necessario riportarla all’intonaco originario, cosa molto difficile, perché i materiali e le metodiche sono cambiate nel corso di questo ultimo secolo. Due dei quattro prospetti sono quindi finalmente ritornati al colore originario, come si evince dalle foto d’epoca in nostro possesso e soprattutto, come si può notare dal colore del prospetto non rifatto posto ad Ovest, che residua a chiazze ed emerge tra il rampicante di edera.
Io non contesto affatto le opinioni altrui, soprattutto di chi non ha visto le foto d’epoca e non ha notato il colore della facciata non interessata dai lavori. Non contesto il fatto che si possa manifestare dissenso dinanzi alla foto pubblicata (che a mio avviso sembra “caricata”). Ognuno è libero di esprimere la propria opinione, e da qui il titolo della mia replica.
Ben diverso invece, e diffamatorio è il titolo dell’articolo della redazione che appella noi proprietari attivi del mantenimento e nel restauro della tonnara come “cecè”. Fatto che peraltro io non avevo compreso, credendo che facesse riferimento ad un legame tra noi e Tonnara Florio di Palermo, giacché il proprietario ed erede dei Florio si faceva chiamare “Cecè”. Dato che la palazzina in questione la chiamiamo “Florio” non mi era chiaro il titolo, ma la chiarezza è venuta fuori dal contenuto dell’articolo e dagli inevitabili successivi commenti, influenzati dall’informazione priva di contraddittorio e soprattutto provenienti da quello stesso pubblico di lettori che da sempre inveisce contro di noi, giungendo taluno persino a dire che se mette la maschera non vede niente perché il mare è sporco! Ossia senza capire che noi siamo ancora più arrabbiati di lui, perché negli ultimi due anni ci impediscono di mettere le boe (fatto che spetta al Comune di Castellammare), per cui lo specchio d’acqua è ritornato ad essere assediato di barche che bivaccano sporcando il mare, annientando i pesci, dragando i fondali di Posidonia e creando inquinamento acustico. Ma cosa c’entra la proprietà????
Ognuno ha i propri gusti. A me ad esempio non piace il colore del restauro di Torre Bennistra, che sembra un fanale a luce bianca accesso sul promontorio e che mal si coniuga con il paesaggio. E non mi piace il restauro dell’abbeveratoio del paese di Scopello, che sembra un bidet, trasformato da manufatto contadino destinato ad abbeverare il bestiame in una sorta di trono di Re Ruggero con tanto di 4 piante ai lati e lucine tutto attorno. Eppure chi li ha fatti avrà avuto le sue ragioni ed in ogni caso, il vero punto della questione non è il gusto, ma il dovere di restaurare i monumenti. Il dovere, appunto, altrimenti crollano, come la torre di Guidaloca, di cui abbiamo per sempre perso il piano superiore (ossia il 4° piano) con i meravigliosi balconcini in ferro e stiamo perdendo anche i balconcini del terzo piano e tra poco tutta la torre. Su questo argomento nessuno si pronuncia.
Arriva un momento in cui occorre la restitutio ad integrum, altrimenti il momento scompare. Paragonate da vicino la facciata della palazzina della Tonnara prima e dopo il restauro. Da vicino, non da 300 mt dal mare. Poi ne riparliamo.
Ancor più perché rifare l’intonaco all’antica è difficilissimo e -come be ha detto un lettore- si sbiadirà presto, perché le onde, l’aria salina ed il sole accontenteranno ben presto i nostalgici del precedente prospetto degradato, di cui -per loro fortuna- rimane il prospetto del nucleo Cinquecentesco sotto la torre, dove tra poco- senza un immediato ripristino- ci rimarrà in mano solo la foto ricordo, dato che i cantoni sono già del tutto privi del manto di copertura e la parete presenta numerose soluzioni di continuità.
La mia nota si conclude con un reale invito a tutti i Vostri lettori che volessero aiutarci a migliorare l’intonaco: personalmente accetto tutti i consigli pratici, per cui Vi prego di contattarci via mail ad info@tonnaradiscopello.com per darci i Vostri consigli, così se l’intonaco si sgretola di nuovo, come è successo in gennaio (quello che vedete è il secondo intervento di rifacimento, poiché il primo colore si è sbiadito in un mese), ogni suggerimento potrebbe essere utile per studiare la migliore tonalità, fermo restando che la palazzina era rosa scuro e così deve ritornare ad essere.
Ringrazio la redazione per la pubblicazione della mia nota.
Rosa Maria Ruggieri (Comproprietaria)”