Condannato l’aggressore di Paolo Borrometi

Soddisfatta la Fnsi: «I colleghi non sono soli»

Si chiude con una condanna a un anno e otto mesi di reclusione il processo a carico di Giambattista Ventura, accusato di aver minacciato di morte il giornalista Paolo Borrometi. Il tribunale di Ragusa ha anche stabilito in 25.000 euro la somma che Ventura dovrà versare a Borrometi per il danno subito, oltre alle spese processuali, e 2.500 euro a ciascuna delle altre parti civili, tra cui la Federazione nazionale stampa italiana.

«Siamo molto soddisfatti – commentano gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto, che hanno assistito la Fnsi nella costituzione di parte civile –. Il giudice di Ragusa ha riconosciuto, insieme con la responsabilità penale dell’imputato, anche e soprattutto il diritto della Federazione nazionale della stampa italiana al risarcimento del danno, così riconoscendo la piena legittimazione della Fnsi a sostenere in proprio i diritti dei giornalisti colpiti da comportamenti di rilevanza penale. Si tratta di una sentenza storica che, in nome del diritto vivente, riteniamo possa consentire oggi alla Fnsi di proseguire più convintamente nel perseguimento dei suoi scopi istituzionali, anche nei processi».

«La sentenza di condanna dà ragione alla Federazione della Stampa, che per la prima volta ha voluto costituirsi parte civile – affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti –. Chi minaccia un giornalista, in questo caso Paolo Borrometi, minaccia il diritto di cronaca e indebolisce il diritto dei cittadini ad essere informati. Per questo va perseguito in tutte le sedi, non lasciando soli i colleghi minacciati. Il risarcimento liquidato dal giudice sarà destinato al fondo di solidarietà della Fnsi per il sostegno dei colleghi più deboli. Un ringraziamento particolare agli avvocati Francesco Paolo e Roberto Eustachio Sisto, che hanno assistito gratuitamente la Fnsi nella costituzione di parte civile».

Nella sentenza (che riportiamo in calce), i giudici hanno escluso l’aggravante del metodo mafioso e hanno condannato Ventura per tentata violenza privata con l’aggravante della recidiva, disponendo l’inefficacia degli arresti domiciliari e ordinando la scarcerazione di Giambattista Ventura. Punto centrale dell’udienza di oggi, la richiesta di condanna formulata dal Pm Valentina Sincero – che chiedeva la pena di 6 anni e 6 mesi con l’aggravante del metodo mafioso e la recidiva per specifiche – e, dall’altra parte, la richiesta dei difensori Di Stefano e Catalano di assoluzione per l’imputato o, in subordine, con la richiesta di condanna per minacce semplici con la concessione della attenuante della provocazione e l’esclusione del metodo mafioso.

I legali delle parti civili hanno sottolineato la portata delle intimidazioni rivolte a Borrometi, segno della forza intimidatrice posta in essere nei confronti del giornalista: «A Modica, Vittoria o Roma, ovunque gli amici ci sono, e la testa te la scippu lo stesso», ha minacciato Ventura.

La sentenza è arrivata dopo poco più di mezz’ora di Camera di consiglio. Entro 90 giorni il deposito delle motivazioni, a seguito del quale sarà possibile proporre ricorso.

fonte fmsi.it
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